L’invasione che non ci fu

Alessandro Mella esprime le sue considerazioni sulla mancata invasione del Regno Unito nel corso della Seconda Guerra Mondiale (Operazione «Leone Marino»)

L’Inghilterra è da, da secoli, uno dei bastioni dell’Europa. Difficile da espugnare, difficile da occupare, difficile da vincere. Ci riuscirono i Romani ma solo in parte ed il Vallo Adriano si erge oggidì a monito. Per ricordare perpetuamente che perfino loro, che già furono bravi, non ci riuscirono nell’impresa ardita se non in parte.

Napoleone Bonaparte, primo console e non ancora Imperatore dei Francesi, ci pensò a lungo concentrando migliaia di uomini nel campo di Boulogne prima di rinunciarvi nel giro di un paio d’anni circa. Un poco per l’opera fallimentare dell’ammiraglio de Villeneuve, che non aveva saputo ingannare e sconfiggere la preponderante marina inglese, ed un poco perché intanto, ad est, le truppe austrorusse minacciavano i confini francesi.

La rinunzia all’invasione dell’Inghilterra si concretizzò, nel suo caso, nella grande vittoria ottenuta nel dicembre 1805 ad Austerlitz e la situazione fu salva. La vittoria che ne decretò il predominio sull’Europa continentale per un decennio.

Poco più di un secolo dopo, la Francia e la Gran Bretagna dichiararono guerra alla Germania. La stessa aveva invaso, il 1 settembre 1939, la Polonia contando sull’atteggiamento passivo che le potenze europee avevano fino ad allora dimostrato rispetto alle rivendicazioni territoriali del Terzo Reich.

Questa volta, tuttavia, la reazione vi fu e l’ultimatum portò all’apertura delle ostilità. Se nei primi mesi si ebbe l’impressione di una guerra stantia e dormiente, nel 1940 l’esercito tedesco travolse tutto e, aggirando la Linea Maginot, occupò la Francia. Il mondo assistette stupito al crollo di quell’esercito vittorioso alla Marna anni prima ed ora scioltosi “come neve al sole” (1).

Pareva incredibile che la Francia avesse capitolato e che i panzer rullassero per le vie di Parigi. Che cosa accadde a quel punto? Né Hitler ne la maggior parte dei suoi gerarchi avevano desiderato quel conflitto. Il nazionalsocialismo puntava ad espandersi verso est, verso gli Urali, verso l’Asia. E non era mistero perché Hitler ne aveva già dato cenno ampliamente nel Mein Kampf. Il più famoso dei volumi che firmò nella sua vita (2).

Gli “intellettuali” nazisti ritenevano anzi che gli inglesi fossero uno dei popoli maggiormente simili a quello tedesco per origini etniche, culturali e perfino linguistiche. È, quindi, opinione condivisa ormai ampliamente che nel 1940 Hitler auspicasse una pace separata con il Regno Unito favorito dall’impressione procurata agli inglesi dalla disfatta francese. Fu forse per dare una prova di buona volontà che egli commise il primo errore impedendo alla Wehrmacht di fermare, catturare o distruggere i resti della forza militare francoinglese che tentava di prendere il mare a Dunkerque.

L’Inghilterra non disponeva sul proprio territorio metropolitano che di poche divisioni per cui l’imbarco ed il trasporto in patria dei propri soldati impiegati in Francia costituiva un’operazione vitale. Tanto più che s’aggiunsero molti sbandati dell’esercito francese i quali si sarebbero per lo più uniti alla guerra di liberazione caldeggiata da De Gaulle mesi dopo. Senza quella forza l’invasione dell’Inghilterra avrebbe garantito partita vinta alla forza dell’Asse eventualmente sbarcata.

Il presunto gesto di generosità non venne colto dagli inglesi che, anzi, si organizzarono per resistere ad uno sbarco in forze che essi stessi ritenevano sempre più probabile con la consapevolezza di avere enormi difficoltà per impedirlo e vanificarne lo scopo. Ma l’Operazione Leone Marino (Unternehmen Seelöwe), così i tedeschi avevano denominato i piani di invasione, non avvenne. Il progetto, infatti, prevedeva la necessità di operare nella massima sicurezza e attraversare il canale della Manica senza eccessivi rischi per le forze imbarcate. Il primo rischio era rappresentato certamente da quella Marina Britannica che godeva del controllo dei mari dai tempi delle guerre napoleoniche.

Si poteva distrarre? Forse in parte sì, ma in parte appunto.

L’unica possibilità sarebbe stato disporre un corposo numero di U Boot alle estremità del canale della Manica per interdire l’accesso, almeno per qualche ora, alle navi nemiche. Squadre di sommergibili, i famosi Branchi di Lupi, sarebbero potute essere una soluzione utile a garantire l’attraversamento del canale senza azioni di disturbo? Forse, ma la storia non ci ha lasciato dimostrazioni. Certo il problema non era secondario. Ma l’ostacolo maggiore era dovuto alla superiorità aerea che andava strappata al nemico ad ogni costo, distruggendo velivoli ed aeroporti britannici prima dello sbarco così da garantire alle truppe la massima copertura da parte degli aerei germanici pronti anche ad attaccare i reparti inglesi inviati in difesa delle spiagge e dei borghi sul mare. Anche perché i velivoli tedeschi si alzavano dalla Francia e quando giungevano nei cieli inglesi la loro autonomia era ormai minima.

Non disponendo concretamente di portaerei, i tedeschi avrebbero dovuto realizzare delle piste per gli aerei appena sbarcati così da farli decollare dal suolo inglese. Ma mesi e mesi di bombardamento non fiaccarono i britannici come Hitler sperava, anzi ne fortificò gli animi. Il tutto mentre andava maturando un crescente sentimento di rivalsa, una forza di volontà indomabile, una capacità di resistenza del tutto imprevista. Esternata anche dal coraggio prodigioso dei pochi piloti inglesi della Royal Air Force che per settimane respinsero caccia e bombardieri della Luftwaffe germanica. Al loro fianco vi erano, non meno desiderosi di riscatto, i molti piloti provenienti dai paesi occupati dai tedeschi. Francesi, Cechi, Polacchi e così via. Fecero del loro meglio e contribuirono a salvare l’Inghilterra e probabilmente l’Europa intera.

Ci vollero mesi, ma quando fu chiaro che i piloti di Goering non potevano ottenere la distruzione totale delle forze aeree inglesi allora si rinviò l’operazione “Leone Marino”.

Non fu un rinvio, fu in verità una rinunzia.

Il prezzo di un errore commesso a Dunkerque quando tutto si sarebbe potuto ottenere. La cattura di quei soldati in fuga avrebbe probabilmente costretto Londra a trattare un armistizio onorevole con il Terzo Reich molto più di quanto si possa immaginare.

È peregrino sostenere che piuttosto che ad El Alamein o Stalingrado in verità Hitler perse la guerra a Dunkerque?

Dibatterne sarebbe senz’altro interessante. Ma aldilà delle ipotesi e delle ucronie varie, il fatto reale resta quello per cui grazie al coraggio ed alla resistenza dei britannici, si poté dar inizio al declino del nazionalsocialismo garantendo così la sopravvivenza dell’arte, della cultura e della civiltà occidentali. Il leone marino restò timidamente inchiodato sulle spiagge francesi. Nel suo imbarazzo iniziò a soffiare il vento della libertà che portò ai fatti ben noti del maggio 1945.

Alessandro Mella

Note

Nota (1) L’espressione fu usata dal capo del governo italiano cav. Benito Mussolini. Egli stesso, probabilmente, non poteva immaginare un successo tedesco di tali proporzioni.

Nota (2) Notoriamente Hitler dettò appunti ad Hess durante la prigionia nel carcere di Spandau. Da questi fu poi tratto il volume che divenne de facto il vangelo del nazismo.

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Articolo pubblicato il 23/08/2018