L'impresa del sì

L'emblematica vicenda della Torino-Lione e la voce compatta del "Piemonte produttivo"

La netta presa di posizione di tutte le varie sigle e realtà datoriali della nostra Regione contro il rischio di uno stop alla realizzazione della Tav, con la conferenza stampa di ieri l'altro all'Unione Industriale, è sicuramente un fatto positivo. Chi produce, infatti, si conferma più consapevole della politica della decisività, in termini di sviluppo complessivo, della questione infrastrutturale. Il Piemonte, in particolare, ha assoluta necessità di mantenersi connesso con l'Europa, di cui può essere snodo logistico tutt'altro che secondario, se non vuole essere condannato a una marginalizzazione che non avrà certo il volto della "decrescita felice" tanto cara ai radical chic. Ammesso che vi possano essere decrescite di tal guisa, quella che i nostri territori sarebbero costretti a subire con lo stop alla Torino-Lione non lo sarebbe affatto.

 

Il nuovo governo, che deve trovare costantemente punti di equilibrio vista l'eterogeneità di chi lo appoggia, sembra avere nel disinteresse verso la nostra Regione un nefasto fattore unificante. La Lega concentrata sulla sua roccaforte lombardo-veneta e i pentastellati bisognosi di uno scalpo da offrire alla quota antisviluppista del suo elettorato cui deve far digerire le accondiscendenze a narrazioni e prassi salviniane.

 

In questo contesto, senza paura di mettere in campo trasversalismi, occorre spendersi per "l'impresa del sì". In un Paese sempre più ripiegato su se stesso, malato di assenza di prospettive strategiche e sindrome Nimby, una mobilitazione piemontese in questo senso può essere un servizio alla comunità nazionale tutta.

 

La società civile deve "costringere" la nostra politica a osare di più, uscendo dalle logiche partitocratiche per agire secondo un più adeguato spirito territoriale. Il Piemonte è "porta d'Europa". Se si chiude la porta, il destino (non solo della Regione, ma dell'Italia) potrebbe essere l'affogare in un mare di "contraddizioni mediterranee". Non proprio un auspicabile destino.

 

La mobilitazione del "Piemonte produttivo", che sarebbe bene non si limitasse alla battaglia sul nuovo collegamento ferroviario, è un prezioso punto di partenza.

 

Marco Margrita

(Immagine di copertina tratta da Contropiano)

 

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Articolo pubblicato il 01/08/2018