Torino. La cafonaggine non è una virtù.

Nel commentare il cambio al vertice di FCA, ancora una volta Chiara Appendino ha perso l’occasione di tacere.

La drammatica notizia della grave situazione di salute in cui versa Sergio Marchionne, pubblicamente definita “ormai irreversibile”, con il repentino e brusco cambio al vertice del Gruppo FCA, hanno dominato ieri e stamane le pagine dei giornali italiani e internazionali, oltre che animato i pareri sui social.

Qualche commentatore non ha ben compreso le varie fasi attraversate da Marchionne e dall’economia internazionale nei 14 anni di permanenza in Fiat, rilasciando dichiarazioni generiche o superficiali. Tuttavia l'impronta pressoché condivisa è stata comunque improntata dal sentimento di pietas nei confronti di un Uomo, prima ancora  che del manager illustre, sottratto repentinamente da un male crudele ai suoi prestigiosi incarichi.

Stonano quindi la freddezza e la superficialità di un commento pubblico diffuso dalla Sindaca di Torino, Chiara Appendino.

Ma a prescindere dallo stile e dall'assenza di signorilità del tratto (Signore si nasce e non si diventa), colpisce la tracotanza debordante in una frase: Chiara Appendino  guarda avanti. Fa gli auguri al neo ad Mike Manley, «richiamando» Fiat Chrysler e il nuovo timoniere a un senso di responsabilità e di «dovere» nei confronti di Torino”.

La FCA è un’impresa multinazionale, risponde ai suoi azionisti e, sino a ora, ha mantenuto impegni nei confronti dei propri dipendenti che - è bene ricordare - godono di trattamenti e benefits anche di carattere sanitario e assistenziale che la Repubblica Italiana non eroga e riconosce ai suoi cittadini.

I doveri nei confronti della Città dovrebbe e deve mantenerli un Sindaco che viene eletto dai suoi concittadini.

E qui casca l’asino. Mai a Torino un primo cittadino ha nutrito così tanto disprezzo nei confronti dell’occupazione e dell’Auto in particolare, come da quando a Palazzo Civico siede Chiara Appendino.

Ogni innovazione che possa portare  lavoro e insediamento di attività produttive viene, nei fatti, boicottata. La stessa Torino, ex capitale dell’Auto, è ridotta a un prontuario di divieti e di programmi ancor più repressivi,  presentati con supponenza e superficialità a danno dei Torinesi, come la paventata chiusura di un’amplissima zona della Città al traffico privato, per l’intera giornata, dal Lunedì al Sabato.

Si boicotta il commercio, con conseguenti e comprensibili strascichi sulla distribuzione, determinando così l'arretramento e l’isolamento crescenti  della Città. L’aeroporto langue, ma il Vice-sindaco Montanari in una pubblica assemblea ha dichiarato che “va bene così”, per non parlare della TAV e del progetto della seconda linea della Metropolitana, colpevolmente insabbiato dalla Sindaca, così come ogni altra manifestazione di sviluppo.

I “doveri” nei confronti della Città, di FCA e delle attività produttive indotte, dovrebbe osservarli Lei.

Con quali difficoltà i comparti industriale, della ricerca e dei servizi, potrebbero improntare piani di sviluppo, se poi raggiungere Torino risulterà sempre più difficile a causa della dabbenaggine del primo cittadino?

Le preoccupazioni maggiori sono oggi rivolte in modo particolare nei confronti dell’insensatezza e della superficialità di Palazzo Civico, prima ancora che nella volontà di investire da parte di un gruppo prestigioso o di altri imprenditori.

 

Fotografie: Notav info, Corriere.it

 

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Articolo pubblicato il 23/07/2018