Recentemente il Fondo Monetario Internazionale è intervenuto sul tema dell’automazione e dell’occupazione con un commento del Direttore generale Christine Legarde alla G20 Surveillance Note pubblicata dall'Istituto di Washington.

“Non si possono ignorare i problemi di lungo termine” ha osservato Lagarde, sottolineando come “la perdita di posti di lavoro potrebbe fare aumentare le disuguaglianze”. E ha aggiunto che: “È stato stimato che le nuove tecnologie sostituiranno molti tipi di lavoro e creeranno nuove forme di lavoro, ma il loro potenziale effetto è difficile da prevedere. Alcune recenti analisi di McKinsey Global Institute indicano che il 15% dei posti di lavoro globali saranno sostituiti dall’automazione entro il 2030. Un’altra analisi di Hawksworth, Berriman e Goel stima che l’automazione può sostituire più del 30% dei posti di lavoro entro il 2030 nei paesi Ocse”.

Nelle parole del Direttore del Fmi, la mole di dati e di statistiche va utilizzata per far sì che i cittadini possano “far fronte alle conseguenze dell'automazione e delle turbolenze che possono accompagnare l'introduzione di nuove tecnologie”. Allo stesso tempo, suggerisce, i Governi dovrebbero agire in modo tale da migliorare gli ammortizzatori sociali. Ma intervenendo anche sulla riforma del sistema dell'Istruzione e sull'aumento degli investimenti nelle infrastrutture digitali.

Già lo scorso Aprile il Fmi si era pronunciato su un tema analogo. “Nelle economie avanzate gli sviluppi tecnologici e l’automazione dilagante sono responsabili per circa la metà del calo dell’incidenza dei salari — scrive Mauro Del Corno de Il Fatto Quotidiano commentando il rapporto World Economic Outlook del Fondo —  L’altro fattore che ha ridotto il peso complessivo delle buste paga è la globalizzazione”.

L.V.C.

(Immagine di copertina tratta da Oleksandr Pidvalnyi from Pexels)