"Comune che vai, fisco che trovi"

Pubblicato il nuovo rapporto annuale dell'Osservatorio permanente Cna sulla tassazione delle Pmi, che analizza 137 casi

La Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa (Cna) ha pubblicato anche quest'anno il Rapporto sul fisco “Comune che vai, fisco che trovi”. Lo studio dell’Osservatorio permanente della tassazione sulla piccola impresa in Italia ha l’obiettivo di analizzare il peso esercitato dal fisco, nella sua accezione più ampia, sul reddito delle piccole imprese (“Total Tax Rate”), nel tempo e nello spazio.

 

Prima di analizzare i singoli casi, l'organizzazione evidenzia con preoccupazione che "senza correttivi nel 2018 la pressione fiscale media sulla piccola impresa italiana è destinata a salire ancora". Occorre ricordare che, secondo le proiezioni di Cna la pressione fiscale sulle Pmi, già salita nel 2017 dello 0,3% toccando quota 61,2% nell'anno in corso è destinata a crescere ancora, portandosi al 61,4%. Questo incremento, si osserva, è "compiutamente ascrivibile all'aumento programmato della contribuzione previdenziale dell'imprenditore". Di conseguenza, il giorno della liberazione fiscale media si allungherà di altre ventiquattr'ore, per arrivare all'11 agosto, contro il 10 agosto del 2017 e il 9 agosto del 2016. Un altro giorno in cui chi produce lavoro e ricchezza deve farlo per lo Stato.

 

Venendo all'analisi "caso per caso" che è l'elemento caratterizzante, tocca  a Reggio Calabria il non invidiabile primato del capoluogo che “tartassa” di più le Pmi con un tasso totale salito al 73,4% (+0,2% rispetto all'anno scorso). Fra Irap, Irpef con addizionali regionale e comunale, Imu, Tasi, Tari e contributi previdenziali versati alla cassa artigiani, al titolare di una piccola impresa con sede a Reggio di Calabria resterà solo il 26,6% del reddito prodotto. Le altre città "più fiscalmente punitive" per le Pmi sono Bologna (72,2%), seguita da Roma e Firenze (69,5%), Catania (69%), Bari (68,5%), Napoli (68,2%), Cremona e Salerno (67,3%), Foggia (66,8%). Agli antipodi di Reggio Calabria si piazza Gorizia, dove il Ttr incide soltanto per il 53,8%. Nell'ordine seguono Udine (54,5%), Imola (54,9%), Cuneo, Trento e Belluno (55%), Sondrio (55,3%), Carbonia (55,8%), Arezzo (56,1%) e Mantova (56,2%).

 

Per quanto riguarda la nostra Regione, le risultanze non sono incoraggianti. A Torino il giorno della liberazione fiscale è appena sotto la media nazionale: fissato a San Lorenzo, il 10 agosto. Va ancora peggio a Biella dove non arriverà prima del 30 agosto. In tutto il Piemonte aumenta la sua pressione su artigiani e piccole imprese. Solo a Cuneo un dato meno impattante: gli imprenditori spezzano il giogo il 19 luglio.

 

Tornando agli aspetti di sistema, la Confederazione sottolinea come "la riforma del regime dell'imposta sul reddito d'Impresa (Iri) al 24%, già prevista per quest'anno, avrà effetti consistenti nel ridurre il peso delle tasse sulle piccole e medie imprese, che quest'anno passerebbe dal 61,4% al 59,2%". A fare davvero differenza sarebbe, però, "l'introduzione della totale deducibilità dell'Imu sui beni strumentali delle imprese: capannoni, laboratori, negozi. In questo caso la pressione fiscale crollerebbe al 57,4%, quattro punti percentuali in meno rispetto a quello previsto dall'Osservatorio". Se infine a queste misure "si aggiungesse l'aumento della franchigia Irap dagli attuali 13mila euro a 30mila euro, la somma delle tre misure farebbe crollare la tassazione a 53,5%. Comunque sempre al di sopra del 42,4% calcolata come tasso della pressione fiscale media sulla totalità dei contribuenti".

 

 

D.C.

 

 

(Immagine di copertina tratta da Cna)

 

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Articolo pubblicato il 20/07/2018