L'innovazione e(') il rischio del fallimento

Ovvero l'errore come parte integrante dell'apprendimento: l'Editoriale di Marco Margrita.

"Sbagliando s'impara", recita l'adagio popolare.

Jeff Bezos, fondatore e Ceo di Amazon, ma anche artefice del rilancio editoriale del "Washington Post", in un'intervista di qualche tempo fa, di fatto confermando il detto, ha dichiarato che "non puoi essere un pioniere e inventare se non sai accettare il fallimento. Per inventare, devi sperimentare. Se sai dallinizio che funzionerà, non è un esperimento".

Occorre, insomma, rischiare. Starsene tranquilli nei placidi confini dell'ovvio e della ripetizione è solo illusoriamente vantaggioso. "Si è sempre fatto così", va considerata frase maledetta.

Quando si innescano processi che portino oltre al conosciuto e già dato si può sbagliare. Si tratta di una tentatività, non di un colpo sicuro in esecuzione di schemi o prassi.

L'errore, sosteneva Tolstoj, ha una sua energia. Un'energia, evidenziava, "che è impossibile inventare". Questa si innesca allistante, proprio nel momento in cui si raggiunge la consapevolezza dellerrore e  si attiva in maniera tale da farci individuare cosa bisogna farne di quellerrore/di quel fallimento.

Quello usato per esplorare non è tempo perso. E tocca restare in movimento.

Lee Unkrich, direttore del team creativo della Pixar,  l'ha spiegata così: “sappiamo che prendersi il tempo di sbagliare tutto è essenziale per fare qualcosa di buono. Ecco perché il nostro obiettivo è sbagliare il più in fretta possibile".

Anche per l'imprenditore, insomma, vale quanto William Ian Beardmore Beveridge sosteneva sullo scienziato: “quello eccessivamente cauto tanto difficilmente commetterà errori quanto difficilmente scoprirà qualcosa dinteressante".

Auguriamoci, allora, di osare sempre. Il provare già insegna, se non altro ciò che s'impara dagli errori.

 

 

Marco Margrita

 

@mc_margrita

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Articolo pubblicato il 29/06/2018