Torino. Verde Lega

I neoeletti parlamentari piemontesi del Carroccio sostengono le istanze promosse dalla Confederazione Italiana Agricoltori

La sezione torinese della CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) ha recentemente rivolto un appello ai parlamentari piemontesi neoeletti, affinché si possano far carico di alcune importanti istanze perorate a gran voce dall’intero comparto agricolo.

Vi hanno aderito alcuni Deputati e Senatori leghisti piemontesi, ritrovatisi all’uopo Lunedì 25 Giugno nel capoluogo sabaudo. Marzio Liuni, membro della Commissione Agricoltura della Camera, ed Elena Maccanti erano presenti fisicamente: mentre Alessandro Benvenuto – Presidente della Commissione Ambiente della Camera – e Giorgio Bergesio, Capogruppo leghista presso la Commissione Agricoltura di Palazzo Madama, hanno idealmente assicurato il loro sostegno al progetto.

Secondo il Presidente di CIA Torino, Roberto Barbero, tensioni e difficoltà del momento andrebbero affrontate superando la semplicistica “politica dei partiti”, al fine di rimettere al centro il settore primario, con le sue specificità ed esigenze, portando “a Roma le istanze del buon senso”.

Infatti, fintanto che il buon senso – come già recitava il Manzoni – rimarrà nascosto per paura del senso comune (e della scarsa competenza in materia), il comparto continuerà a languire e a perdere competitività a livello internazionale.

In merito, la CIA individua sette problematiche, sulle quali urgerebbe intervenire con prontezza, peraltro senza che questo crei voragini nelle già traballanti finanze pubbliche.

La prima richiesta inerisce l’abolizione del tetto di 5000 euro per il rimborso o la compensazione dei crediti IVA trimestrali. Nella fattispecie, questo limite superiore va infatti a detrimento delle aziende agricole maggiormente strutturate, le quali hanno magari sostenuto cospicue spese per accrescere la produttività dei loro prodotti, nonché i corrispettivi livelli occupazionali. Chiosa  Barbero come “dobbiamo poter usufruire liberamente del credito IVA, abolendo così anche l’odioso visto di conformità che costa alle imprese […] almeno tre o quattromila euro”.

In seconda battuta, la CIA caldeggia un dietrofront delle Istituzioni rispetto al pressing su fatturazione elettronica ed espletamento delle pratiche – sia amministrative sia fiscali – attraverso le piattaforme on-line. Infatti, spiega sempre il Presidente Barbero, in mancanza di infrastrutture informatiche consone che attraversino i territori rurali, “chiedere alle aziende che operano in quei luoghi di adeguarsi alla fatturazione elettronica, come ai vari “click day”, non solo è ingiusto, ma dannoso, perché costringe […] a nuove e costose consulenze, con evidenti penalizzazioni sul piano della loro competitività”.

Preoccupa altresì l’applicazione della nuova Legge contro il caporalato agricolo, la quale sembra trattare con il medesimo rigore punitivo tanto chi sfrutta in modo ignobile i lavoratori quanto chi, pur assumendoli e assicurandoli regolarmente, incappa talvolta in violazioni lievi e formali della normativa legale e contrattuale. In merito, i vertici CIA di Torino commentano osservando come “chi dimentica le scarpe antinfortunistiche deve poter contare su una Legge che non lo tratterà come un caporale del lavoro”.

Un ulteriore argomento contrastato riguarda l’imminente impossibilità, per i committenti, di persistere nel remunerare la manodopera agricola con l’utilizzo di denaro contante. Infatti, secondo Barbero, “non si capisce perché da un lato viene concesso a chiunque l’uso di una liquidità di tremila euro […] e poi si impedisce al datore di lavoro di usare quei soldi per pagare il dipendente”. Ne sorgono inevitabili problemi logistici legati all’apertura e alla gestione dei conti correnti, con conseguenti aggravi di costo.

Per quanto concerne l’IMU e la TASI agricole, i Caaf incorrono spesso in molteplici e fastidiosi errori, legati alla necessità di dover reperire dati e informazioni sia nelle delibere comunali sia andando a consultare i singoli Regolamenti. All’uopo, si auspicherebbe una decisa semplificazione burocratica, così da assommare quanto necessario in un documento unico e – conseguentemente – più snello.

Il GSE, ente pubblico Gestore dei Servizi Energetici, richiede annualmente ai titolari di impianti fotovoltaici e a biogas una certificazione antimafia. Detta pratica pare piuttosto autoreferenziale: senonché risulta cagione di nuove spese per l’imprenditore.

In ultimo, la sezione torinese della Confederazione Italiana Agricoltori ha richiesto un più sensibile interessamento delle Istituzioni nella definizione del “Piano nazionale lupo”, volto ad arginare la diffusione del canide su quei suoli più frequentemente battuti dalle greggi. Il modello ricalca il Disegno di Legge presentato dalle Province autonome di Trento e di Bolzano. Comunque, lo scorso Sabato 5 Maggio, la CIA di Torino si era già espressa sull’argomento, dedicandovi un incontro a Fenestrelle: salutato, peraltro, da un’ottima affluenza di Pubblico, Autorità e soggetti a vario titolo coinvolti.

Nei prossimi giorni faranno seguito nuovi incontri, con gli esponenti degli altri schieramenti politici.

In virtù del traino e della buona disposizione leghista, il Governo tutto e il Parlamento dimostreranno di avere, in ultima analisi, il “pollice verde”?

L’Agricoltura, piemontese e nazionale, attende che si “seminino” risposte.

 

Immagine fornita da CIA Torino. Da sinistra: Giovanni Cardone (Direttore regionale CIA Piemonte), Marzio Liuni (membro della Commissione Agricoltura della Camera), Roberto Barbero (Presidente CIA Torino), Elena Maccanti (Deputato Lega), Elena Massarenti (Direttrice CIA Torino) e Pierangelo Cena (Vice-Presidente CIA Torino).

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Articolo pubblicato il 27/06/2018