Un veterinario canavesano nelle patrie battaglie

Cenni storici sulle vicende di Baldassarre Castagneri (Nole, 1805 – 1874)

Tratto da: I Quaderni di “Terra Mia” Associazione Culturale, n. 15/2017

 

La lunga ed avventurosa storia del Risorgimento italiano spesso racconta le gesta epiche dei grandi eroi della Patria ma a scriverne le pagine furono anche decine, anzi centinaia, di ufficiali, gregari e soldati. Molti di loro sono ancora oggi poco conosciuti e riscriverne le vicende equivale a restituire loro il diritto alla memoria prima che l’oblio li sottragga del tutto al ricordo della loro comunità e della nazione per cui sostennero tanti sacrifici.

Uno di loro fu, senz’altro, Baldassarre Castagneri.

Egli nacque nel 1805 in quel Piemonte che faceva parte dell’Impero Francese di Napoleone I e da una famiglia con antiche ed importanti radici nelle Valli di Lanzo. Fu un ragazzo fortunato perché, malgrado i tempi difficili, gli venne permesso di frequentare la scuola veterinaria la quale allora non era una struttura universitaria. Giovanissimo, al tempo del regno di Carlo Felice, entrò nel Corpo Reale d’Artiglieria dell’Armata Sarda, l’esercito piemontese del Regno di Sardegna.

A quel tempo, infatti, i veterinari avevano assai lavoro sotto le armi.

La principale propulsione delle forze armate era rappresentata, infatti, dal cavallo. Il fedele compagno del soldato fin dall’antichità e per molti secoli. La mobilità era affidata quasi esclusivamente al nobile equino il quale nella cavalleria esercitava il ruolo di sfondamento che fu poi sottrattogli dai carri armati nel novecento, nell’artiglieria trainava i pezzi e nella sussistenza, genio e molti altri reparti esso costituiva il traino di ogni carriaggio nonché il principale mezzo di locomozione degli ufficiali e dello stato maggiore.

Quando un’armata di medie o grandi dimensioni si muoveva in campagna militare, migliaia di cavalli ne costituivano il motore. Castagneri, quindi, aveva al pari dei suoi colleghi un’importanza fondamentale poiché bastava un’epidemia per mettere in crisi il sistema e far perdere battaglie e guerre intere capovolgendo le sorti di una nazione e gli equilibri europei.

La salute degli animali andava garantita a qualunque costo. Il nostro ufficiale era senz’altro un valoroso ed attento militare, scrisse La Gazzetta Piemontese nel 1874:

«Entrato giovane ancora nel corpo reale di artiglieria in qualità di veterinario, col suo fare onesto, fermo e gentile ad un tempo, seppe accattivarsi la stima e la benevolenza dei superiori, l’amicizia degli eguali, il rispetto dei subalterni. Percorse con lode tutti i gradi della sua carriera, sostenne con plauso ripetuto delicate missioni e prese parte con onore a tutte le battaglie per la patria indipendenza, rendendo per oltre 45 anni continui eminenti servizi allo Stato, e ben lo riconobbe il Governo che volle con ripetute decorazioni testimoniargli l’alto concetto in cui teneva l’opera sua e lo stesso nostro Sovrano, con quel tatto finissimo che tanto lo distingue, volle dargli prova particolare della sua considerazione con un prezioso ricordo».

Il testo non ci rivela quali furono le campagne militari cui prese effettivamente parte il Castagneri ma possiamo fare delle ipotesi.

Nato nel 1805, dato l’arruolamento in giovane età, egli certo fu presente durante la Prima Guerra d’Indipendenza nel 1848 e 1849. In linea di principio figurando ancora negli organici sul Calendario Generale del Regno di Sardegna del 1852, egli avrebbe potuto essere presente forse anche nel Corpo di Spedizione Sardo in Crimea nel 1855 e 1856. Ma di questo non vi è certezza.

Probabilmente, prese parte anche alla Seconda Guerra d’Indipendenza nel 1859 quando aveva ormai 52 anni ma ancora sembrava essere lontano dal congedo che avvenne ben oltre.

L’estensore della nota sopra, infatti, ci parla di non meno di 45 di servizio in seno al Corpo Veterinario Militare.

Pluridecorato, egli poteva ostentare senz’altro la medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia e dell’Indipendenza e molte altre, tra cui le insegne di cavaliere del secolare Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e dell’Ordine della Corona d’Italia. Assegnategli da quel Re, il Padre della Patria, Vittorio Emanuele II che nutriva per lui viva stima al punto da fargli dono di un suo ricordo personale, probabilmente una tabacchiera od un oggetto simile com’era uso allora.

In gioventù egli aveva dimostrato sicuramente un talento precoce poiché figura nell’elenco “Elenco dei Veterinari approvati presso la Scuola veterinaria di Torino dal 1803 al 10.7.1872” all’età di soli 19 anni citato come: CASTAGNERI Baldassarre, di Nole approvato il 18 settembre 1824 (La tabella compare in: Vallada Domenico, La Scuola veterinaria del Piemonte, Tip. Bandiera dello studente di Bodrone, 1872).

Egli, inoltre, aveva fatto parte della Società di Veterinari diretta dal prof. Carlo Lessona. Nel 1844, già veterinario del 2° Corpo Reale d’Artiglieria, venne citato come membro fin dalla pubblicazione degli annali, della detta società, del 1838.

Negli Annali della Reale Società Agraria di Torino del 1840, il Lessona lo cita espressamente in un episodio:

«Il giorno 13 dello scorso mese di marzo, trovandomi nella Veneria Reale, il sig. Castagneri, veterinario nel Corpo R. della Artiglieria, che si trova di stanza, mi disse che eravi un cane, che la persona alla quale apparteneva (…) proprietario di uno stabilimento di filatura credeva affatto di rabbia. Essendomi recato per visitarlo in compagnia dello stesso veterinario verso un’ora dopo mezzogiorno (…)».

Virtuoso e brillante anche in un’età a quel tempo non trascurabile, si spense nell’estate del 1874.

Decine e decine di cittadini di Nole, il suo amato paese natio, l’accompagnarono al cimitero dove ancor oggi riposa dopo una vita di medicina veterinaria, guerra ed amore per l’Italia e per la sua libertà.

Oggi, quasi dimenticata, la sua lapide si erge ancora intoccata ed è speranza che essa resista all’usura del tempo per testimoniare ai giovani i valori di quel Risorgimento. Quella magnifica stagione ingiustamente vilipesa ed offesa dai deliri revisionisti che non giovano alla memoria storica nazionale e locale.

Milo Julini e Alessandro Mella

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 01/07/2018