Oltre duecento opere restituite restaurate nel biennio 2016-2018
La mostra in programma fino al 16 settembre 2018 nelle sale della Reggia di Venaria “LA FRAGILITA’DELLA BELLEZZA”, posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, presenta oltre 212 manufatti restaurati e restituiti alle comunità. Il progetto rientra nel programma biennale di restauri di opere d’arte del patrimonio nazionale che da oltre trent’anni viene sostenuto da Intesa Sanpaolo. Con questa esposizione il progetto è giunto alla diciottesima edizione di “Restituzioni”. Le sale della Reggia ospitano una ottantina di nuclei di opere provenienti da diciassette Regioni italiane (più alcune opere estere arrivate da Dresda – Germania ). L’evento espositivo organizzato da Intesa Sanpaolo in collaborazione con Consorzio Residenze Reali Sabaude, curato da Carlo Bertelli e Giorgio Bonsanti, presentano reperti, capolavori che contemplano circa quattro mila anni di storia dell’arte che vanno dal XX secolo prima di Cristo, al XX secolo dopo Cristo, capolavori realizzati e custoditi in Italia, alcune opere sono state restaurate dopo essere state ritrovate da furti che non lasciavano nessuna speranza di recupero per la mal conservazione avvenuti negli anni di trafugamento, grazie a questi interventi, oggi sono sotto i riflettori per essere ammirati dal vasto pubblico che affollano o affolleranno le stanze della Reggia di Venaria.
Scrive nel saluto istituzionale dell’esauriente catalogo che accompagna la mostra il Presidente Emerito Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli, e Gian Maria Gros - Pietro Presidente attuale di Intesa Sanpaolo:“Non c’e angolo d’Italia che non sia luogo d’arte. Lungo tutta la penisola, da nord a sud, le città e i borghi - con i loro musei, le collezioni, le chiese, i palazzi e i siti archeologici – sono ricchi delle testimonianze artistiche che hanno reso unica e straordinaria la storia del Paese. Una bellezza maestosa e al contempo pericolosamente fragile - continuano i Presidenti - minacciata dal passare dei secoli, dalla calamità, dall’incuria. La perdita dell’integrità e dei nostri tesori d’arte comporterebbe un danno un offesa alla nostra stessa identità”.
Un cammino che ne rivela l’eccezionalità e, insieme, la fragilità per citarne alcune che vanno dal Mosaico con raffigurazione di Nereide seconda metà del I secolo a. C . – inizio del I secolo d.C. Il manufatto riportato alla luce tra il 1859 e il 1860 in un terreno posto a poca distanza dalla Basilica di Aquileia. Un particolare è riportato nella copertina del catalogo della mostra - che è uno dei più antichi rinvenuti nella città friulana. Fin dalla sua scoperta fu interpretata come una raffigurazione del mito di Europa, la fanciulla amata da Zeus nelle sembianze di un toro
Gli affreschi della tomba Egizia di Henib, del Museo Egizio di Torino. Il ritratto di Caterina Balbi Durazzo eseguito nel 1624 quando Anton Van Dyck, si trovava pere un soggiorno a Genova. La donna raffigurata al centro della tela è Caterina Balbi, il committente dell’opera è suo suocero, Agostino Durazzo, la conservazione del capolavoro e posta nella sala delle Udienze di Palazzo Reale di Genova.
“San Daniele nella Fossa dei Leoni” di Pietro da Cortona la tela, venne eseguita a Roma su commissione di Foscarina Diedo per l’altare maggiore della chiesa di San Daniele a Venezia. La tela presentata dopo Il restauro attuale, ha visto uno straordinario recupero nell’apprezzamento delle qualità artistiche dell’opera; l’accurata pulitura ha permesso di reintegrare l’elegante cromatismo e il corretto equilibrio nei rapporti tra campionature, restituendo profondità alla scena. L’opera dopo molti anni, verrà reintegrata nel percorso di visita delle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Opera dopo opera tappa dopo tappa si giunge alle opere di Giorgio Morandi ”Fiori del 1918. Alberto Burri “Nero, Bianco, Nero” del 1955; Cy Twombly del 1961 “Senza titolo o Roma (Il muro)” questo olio eseguito su tela con diversi materiali è collocato nella Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino.
Nella grande varietà un oggetto che attrae l’attenzione è il Mantello di Tupinambà ( eseguito con penne e fibre di cotone, arrivato in Italia dal Brasile tra il secoli XVI –XVII, grazie al lascito della collezione del famoso naturalista Manfredo Settala, che a sua volta lo aveva ricevuto in dono dal principe Federico Landi, personaggio di un certo spicco sulla scena politica tra Sei e Settecento, legato all’imperatore Filippo III di Spagna. Attualmente il reperto è conservato nella Pinacoteca Ambrosiana.
Scrive Carlo Bertelli:” Si può dire che non vi siano affreschi, tele sculture e architetture che abbiano attraversato gli anni, a volte i secoli, senza bisogno di restauri. Vi sono restauri che fanno epoca perché rivelano le opere nella loro realtà al di là di una sequela di restauri che le avevano alterate, veri restauri di scoperta”.
Un’occasione unica per ammirare capolavori, dopo la mostra alla Reggia di Venaria ritorneranno nelle sedi originali.
Informazioni :
In mostra fino al 16 settembre 2018, da martedì a venerdì dalle 9.00 alle 17.00. Sabato Domenica e festivi dalle 9.00 alle 18.30. Apertura straordinaria come orario infrasettimanale il 14 agosto , apertura anche straordinaria a Ferragosto ( 15 Agosto).
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Articolo pubblicato il 21/06/2018