L'Infinita Meraviglia del Cosmo

Venticinquesima tappa. Il fuoco che brucia l'Universo

Quante volte il nostro animo si scopre perso e assorto nelle sterminate e meravigliose lande cosmiche? Quante volte, osservando il cielo, il cuore viene inondato da un’indescrivibile cascata di luce? Quanto bruciano le mani che immaginano di stringere e afferrare il fuoco degli astri?

La risposta è una e univoca, custodita nell’Infinito.

Pensiamo alle Stelle, pensiamo alla loro dolcissima Poesia: pensiamo, in queste notti di tarda primavera… E, come cantò il poeta piemontese Ernesto Ragazzoni (1870-1920), “Le notti che non c’è la luna, le lucide notti d’estate che il cielo la terra importuna col lampo d’innumeri occhiate, occhiate di stelle! e le cose […] mal dormono un sonno commosso”.

Infatti. Il sonno, commosso e ristoratore, è un sogno caldo e luminoso… ed “è  allora che vengono fuori, e, a un fiume che sanno, in pianelle, s’avviano giù i bevitori di stelle per bere le stelle”.

Tra questi, anche i rapiti Lettori di Civico 20 News s’avviano…, per abbeverarsi alla fonte scintillante e fresca dell’Universo, “e le ghiotte sorsate s’affannano a bere, nell’acqua ove nuota, la notte, il fosforo e l’or delle sfere”.

Si ritrova così un oggetto già visto, il più prezioso e magico della sfera celeste: dunque, il più prezioso e magico di quel Mondo infinito che avvolge e scalda Stelle e Pensieri con la sua fulgida stretta.

È M5, il quinto sistema – ab origine genericamente chiamato “nebulosa” – ricompreso nel celeberrimo catalogo che l’astronomo francese Charles Messier redasse durante l'anno 1781.

Dal punto di vista astrofisico, oggi sappiamo come M5 sia in realtà un ammasso globulare (globular cluster), ovvero un agglomerato sovradenso di stelle, tenute insieme dalla mutua e intensa attrazione gravitazionale. In questo e in altri siti analoghi, gli astri sono per l’appunto raccolti nello spazio di un francobollo…, assembrandosi, vicinissimi tra loro.

M5 contiene all’uopo oltre 100 000 stelle, racchiuse in un volume sferico avente diametro di appena 165 anni luce. Il cluster, localizzabile nei pressi delle costellazioni di Bilancia e Serpente, giace a circa 25 000 anni luce dal Sistema Solare, all’interno dell’alone galattico. L’età è stimata in circa 13 miliardi di anni; non a caso questi oggetti – ancestrali – vengono utilizzati come indicatori anagrafici dell’Universo. Per far questo si monitorano le stelle cosiddette “variabili Cefeidi (astri che, per ragioni legate alla Fisica stellare, variano l’intensità della loro emissione nel corso del tempo), traendone una relazione fra luminosità e periodo della pulsazione. Una volta ricavata, con il predetto metodo, la distanza fisica, la legge di Hubble consente poi di risalire all’età dell'ammasso.

Alternativamente, un secondo metodo per datare gli ammassi fa uso del già più volte menzionato diagramma HR: in esso, la magnitudine di ciascun astro viene graficata in funzione del tipo spettrale. Per genesi, le stelle afferenti al cluster sono ragionevolmente coeve: nondimeno, fra esse, quelle evolute lasciano per prime la sequenza principale, spostandosi nella parte destra del grafico ove si trovano le giganti rosse. Col tempo, anche gli astri di massa più contenuta vanno incontro alla fine della loro fase stabile, afferendo  allo stadio avanzato della sequenza. Il cosiddetto “ginocchio” o snodo grafico (turning point) che attesta la fine della sequenza principale è dunque sintomatico del periodo di formazione dell’ammasso: relativamente recente se il turning point risulta alto, antico quanto più la svolta è bassa.

Tornando all’immagine principale (sempre ottenuta con l’ausilio del Telescopio Spaziale Hubble), come poc’anzi osservato essa ci pone davanti a visioni di straordinaria beltà, oltre a dischiuderci panorami scientifici in grado di far luce – nel senso letterale del termine sui tanti misteri che ancora ammantano l’Universo.

E, da bevitori di favole belle e fulgenti, di questa bellezza noi ci ubriachiamo: non solo per gonfiarcene i sogni, ma per viverla – tangibilmente – ogni giorno della vita. Mente e cuore han sete d’azzurro e di limbi siderei… “e quelli tracannano, e dalla profonda quiete del fiume, fiorisce lor tremulo a galla il ciel col suo fervido lume”.

Così, annegando in una infinita e liquida chiazza di soffice celeste, dentro ai cluster troviamo anche astri speciali e precipui, chiamati “stelle vagabonde blu”. Esse sfuggono allo standard dei criteri di classificazione lungo il diagramma HR, collocandosi spesso in posizioni diverse rispetto a quelle che dovrebbero essere suggerite dalla loro sola massa. Detta indiscutibile particolarità trae probabilmente origine dal fatto che, invero, esse siano il portato della fusione fra due stelle preesistenti, collidenti oppure – nel caso di un sistema binario – collassate l’una sull’altra.

La stella risultante, magico unisono fra Scienza e Poesia, risulta così più calda e luminosa delle due originarie, avendo tra l’altro mutuato da esse un consistente quantitativo di nuovo gas Idrogeno da bruciare. In questo senso, si spiega altresì l’apparente anomala carenza degli elementi maggiormente pesanti, Carbonio e Ossigeno in primis.

Abbiamo inaugurato la tappa odierna con una serie di domande…, affermando subito dopo come la risposta si trovi nell’Infinito. Anzi, come la risposta sia, preziosissimo e senza possibilità di rivali, l’Infinito stesso.

Già, ma che cos’è l’Infinito?

A parte la meraviglia quotidiana del cielo stellato, esso è un fuoco di sapere e di sentire che brucia senza tregua e senza consumarsi, alimentando ogni scintilla con nuove e più ardenti faville… e producendo, ogni giorno, passione.

Riecheggino dunque nell’Universo le note delle Stelle, riecheggino gli arpeggi delle sue infinite facelle… e risuoni il Fuoco. Esso non ha bisogno di rimedi: basta lasciarlo divampare.

 

 

Il viaggio continua!

 

Image Credit: HST,  ESA, NASA

(Grafico sequenza principale tratto da Wikipedia)

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Articolo pubblicato il 21/06/2018