“Il nostro è uno sport per tutti” - Intervista a Marco Francia

Pubblichiamo dall’ultimo numero di 2006PIU’ Magazine

Marco Francia è un uomo luminoso che dona piacere nel conoscerlo, elegante nei modi e affabile nella conversazione. Attualmente è il Presidente del Comitato Regionale Piemontese della Federazione Italiana Golf. La sua caratteristica principale è la positività: “Sono un’ottimista ad oltranza – afferma – e credo nel bicchiere mezzo pieno”.

Presidente, ci parla del suo comitato?

Il nostro comitato è secondo a livello di numeri solo a quello lombardo. La tradizione del golf piemontese in Italia è invidiabile, pensi che tra i dieci golf club più antichi due sono nella nostra regione”.

Che emozione le dona il golf?

Nel golf è importante l’approccio: non è solo uno sport, è uno stile di vita. È altamente terapeutico sia per il fisico che per la psiche. Sei immerso nel verde, lontano dai problemi della quotidianità. L’aspetto tecnico è a volte secondario rispetto ai benefici dell’anima, l’importante è avere la compagnia giusta”.

Quali potenzialità di sviluppo può avere il golf piemontese?

Il golf ha grandi possibilità di sviluppo, specialmente nel campo turistico”.

In che senso è importante per lo sviluppo turistico?

Abbiamo cercato di fare di tutto e di più, ma la struttura del golf italiano è mediamente diversa rispetto al resto del mondo. I golf club italiani sono nati per coinvolgere i soci insieme alle loro famiglie e sono poco propensi al turismo.. Il golf ha settanta milioni di giocatori, è lo sport più praticato al mondo, circa venti milioni di golfisti girano il globo in cerca di luoghi e sensazioni nuove. Il Piemonte ha molto da offrire, per la bellezza del territorio, il patrimonio storico-artistico e le eccellenze enogastronomiche, si potrebbero creare delle strutture ad hoc, ottenendo così risultati economici e di ricaduta sul territorio estremamente importanti”.

Spesso la gente vede il golf come uno sport altamente elitario e oneroso, è una affermazione reale o solo una leggenda?

Non è assolutamente vero! Fatta eccezione per alcuni circoli esclusivi, la maggioranza propone delle quote annuali facilmente accessibili. Anche il costo dell’attrezzatura e l’equipaggiamento, soprattutto nell’approccio iniziale, è esiguo. Per dirla francamente, è di gran lunga inferiore a quello dello sci”.

Quali sono i risultati agonisti del golf piemontese?

Sono ottimi, abbiamo dei campioni come i fratelli Molinari; un nostro vanto è Caterina Don, l’astro nascente del golf femminile italiano di cui siamo molto orgogliosi, grazie alla grande capacità del coach Matteo Delpodio, golfista a sua volta”.

Progetti futuri per il suo comitato?

Lavorare con le istituzioni per rendere sempre più popolare il golf, continuare e incrementare la diffusione del nostro sport nelle scuole. Una grande novità è quella di coniugare il golf con l’arte, mi piacerebbe fare scrivere in versi le emozioni sul campo dei golfisti e realizzare un’antologia con il prezioso contributo di dipinti e di foto, e – perché no? – sottoporla al responso della giuria del Bancarella Sport di Pontremoli.

Cambiamo sport, lei è favorevole alla candidatura di Torino e Milano per le Olimpiadi invernali del 2026?

Certamente, bisogna abbandonare l’eterna e provinciale diatriba delle due città, ma essere uniti e positivi. È una grande opportunità! Dobbiamo ispirarci al comunicative business di Milano: i lombardi hanno una mentalità dinamica, che sarebbe utile a Torino. L’importante è che ci sia una ricaduta su tutto il territorio”.

Nel mondo del sociale, lei ha proposto di trasformare il tristemente famoso “Tossic Park” in un campo da Golf, ha avuto successo il suo progetto?

L’idea è antica: il primo promotore dell’iniziativa è il mio predecessore, il dottor Guermani. Allora si bloccò il tutto per motivi economici e burocratici. Il problema più grave erano i tralicci dell’elettricità che sporgevano fuori, ma per mancanza di fondi non è stato possibile interrare. Attualmente la situazione non è di molto migliorata, ma stiamo cercando con l’amministrazione comunale di risolvere il problema, il che non vuol dire che lo porteremo a termine, ma che faremo l’impossibile”.

Ermanno Eandi

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 08/06/2018