La pioggia
Il mondo respira come un'aria pura e cristallina, tersa, trasparente, resa brillante dall’allegro e acuto canto del cielo. Infatti, or s'ode su tutta la fronda crosciare l'argentea pioggia che monda, il croscio che varia secondo la fronda più folta, men folta.
Il vento stormisce leggero attraverso le foglie degli alberi, e l'accordo delle aeree cicale si fa a poco a poco più sordo sotto lo stillante gorgheggio che cresce, che cresce…, riempiendo tutto l’aere della sua armoniosa dolcezza. È un soave brano in tonalità maggiore, un andante con moto, con brio o addirittura un allegro deciso e pimpante, tanta è la serenità che sa infondere, tanta è la gioia con cui sa riempire il cuore.
Poi, a un certo punto, di sette note e dei loro semitoni diatonici e cromatici intermedi viene eseguita la settima: è la sensibile, quella che scivola inarrestabilmente giù verso una nuova tonalità, non sempre maggiore, talvolta minore. Così un pianto si mesce all'aria tremolante, un pianto non più proveniente dal bosco ma dall'umida ombra remota della selva oscura, in cui si ha timore di smarrirsi nuovamente.
Del resto,
Nondimeno, la melanconica modulazione spalanca una finestra su di una nuova tonalità, anch'essa dotata di una novella sensibile, capace di scivolare fluidamente su quel riso tanto desiato.
Il lamento, la leggerezza, un sospiro…, fanno tutti parte del silenzio: del silenzio e del respiro, e il respiro è già canto.
Essa è la fusione perfetta fra Poesia e Scienza, le due chiavi con cui continuamente serrare e disserrare l'infinito mistero delle Stelle, e della vita che dalle Stelle discende.
Che cosa sarebbe mai, infatti, il mondo senza la luce degli astri?
In mancanza di fotosintesi clorofilliana, come avrebbero potuto, per primi, sopravvivere ed evolvere gli organismi vegetali? Quale impossibile alternativa sarebbe stata percorsa dalla Fisiologia, per arrivare a esprimere il mondo animale e, infine, l’Uomo?
Essa è il chiaro di Luna che illumina la cupa notte d'inverno, è un nuovo magico capitolo della favola bella, è il tesoro alla fine dell'arcobaleno.
Nella pioggia, solo una nota ancor trema, si spegne, risorge, trema, si spegne…
Pioggia, celeste Musica dell’aria, non cessare… e Voi Stelle, Vi prego, non sparite.
(Immagine di copertina: Vincent van Gogh, “Campo di grano nella pioggia”, 1889, da WikiArt)
(Immagine di chiusura: Vincent van Gogh, “Notte stellata”, 1889, da Wikipedia)
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Articolo pubblicato il 07/06/2018