Suoni dell'Anima

La pioggia

Il mondo respira come un'aria pura e cristallina, tersa, trasparente, resa brillante dall’allegro e acuto canto del cielo. Infatti, or s'ode su tutta la fronda crosciare l'argentea pioggia che monda, il croscio che varia secondo la fronda più folta, men folta.

Il vento stormisce leggero attraverso le foglie degli alberi, e l'accordo delle aeree cicale si fa a poco a poco più sordo sotto lo stillante gorgheggio che cresce, che cresce…, riempiendo tutto l’aere della sua armoniosa dolcezza. È un soave brano in tonalità maggiore, un andante con moto, con brio o addirittura un allegro deciso e pimpante, tanta è la serenità che sa infondere, tanta è la gioia con cui sa riempire il cuore.

Poi, a un certo punto, di sette note e dei loro semitoni diatonici e cromatici intermedi viene eseguita la settima: è la sensibile, quella che scivola inarrestabilmente giù verso una nuova tonalità, non sempre maggiore, talvolta minore. Così un pianto si mesce all'aria tremolante, un pianto non più proveniente dal bosco ma dall'umida ombra remota della selva oscura, in cui si ha timore di smarrirsi nuovamente.

Del resto, la Musica che rende felici è, spesso, la medesima in grado di suscitare calde e commosse lacrime. Così come, proprio nelle lacrime naufragano i rimpianti per le partiture perdute, per le mani non strette, per i pensieri usciti rochi dalla gola del tempo.

Nondimeno, la melanconica modulazione spalanca una finestra su di una nuova tonalità, anch'essa dotata di una novella sensibile, capace di scivolare fluidamente su quel riso tanto desiato.

Il lamento, la leggerezza, un sospiro…, fanno tutti parte del silenzio: del silenzio e del respiro, e il respiro è già canto.

La Musica esprime quanto di più recondito esista: ciò che non si può dire e ciò che non si può tacere, ciò che non ha bisogno di parole per essere intuito e quanto, invece, può essere espresso solo con le azioni e con i sentimenti.

La Musica aiuta a coprire l'assordante assenza di suono che, talvolta, svuota l'animo d'entusiasmo, facendoci rimanere soli con i sinistri ticchettii del nostro cuore.

Essa è la fusione perfetta fra Poesia e Scienza, le due chiavi con cui continuamente serrare e disserrare l'infinito mistero delle Stelle, e della vita che dalle Stelle discende.

Che cosa sarebbe mai, infatti, il mondo senza la luce degli astri?

In mancanza di fotosintesi clorofilliana, come avrebbero potuto, per primi, sopravvivere ed evolvere gli organismi vegetali? Quale impossibile alternativa sarebbe stata percorsa dalla Fisiologia, per arrivare a esprimere il mondo animale e, infine, l’Uomo?

La Scienza è fatta da atomi che glissano e trillano in reticoli, è fatta da molecole che risuonano e da stelle che pulsano.

La Poesia è fatta dai cuori che battono, dalle parole che prorompono incontenibili come le acque di una cascata, dai gesti più semplici e sinceri, dall’infinito significato che si cela dietro il dono di oggetti minuti e in apparenza banali. I quali, nondimeno, si caricano all'istante di significato e valore infiniti, elevandosi a tesoro e conforto. Oppure divengono capaci di trasmettere quanto, di più caro, in essi infuso per lunghi anni.

La Musica si basa dunque sul matematico rigore della Scienza, in virtù dell'ordinata scansione delle note sul pentagramma. Eppure, per vivificare e dar forma ai moti dell'animo serve la Poesia, senza la quale regna cacofonico l'assordante rumore del silenzio.

La Musica nasce dall'abbraccio intenso fra Scienza e Poesia e, così concepita, essa fende magicamente le nubi e apre uno spiraglio nel cielo, attraverso il quale ci affacciamo come da una finestra, per ammirare le Stelle.

Essa è il chiaro di Luna che illumina la cupa notte d'inverno, è un nuovo magico capitolo della favola bella, è il tesoro alla fine dell'arcobaleno.

Nella pioggia, solo una nota ancor trema, si spegne, risorge, trema, si spegne…

Pioggia, celeste Musica dell’aria, non cessare… e Voi Stelle, Vi prego, non sparite.

(Immagine di copertina: Vincent van Gogh, “Campo di grano nella pioggia”, 1889, da WikiArt)

(Immagine di chiusura:  Vincent van Gogh, “Notte stellata”, 1889, da Wikipedia)

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Articolo pubblicato il 07/06/2018