L'Infinita Meraviglia del Cosmo

Ventitreesima tappa. Il sogno di Liszt risuona nell'Universo

Ce qu'on entend sur la montagne…

Ciò che si sente dalla sommità di una montagna…

Una musica dolce e carezzevole, al contempo impetuosa e penetrante, come quella composta da Franz Liszt (1811-1886) per il primo dei suoi tredici poemi sinfonici, ispirati ai testi scritti da Hugo per l'opera “Feuilles d'automne”.

L'effetto è lieve. La percezione, morbida e soffice… Quella del lento staccarsi di una foglia, del suo sinuoso planare in volute e volteggi prima che, a terra, il sussurro bisbigliato nell'aria diventi l'acuto calpestio di un letto di foglie morte.

O ancora quella del mare infinito, linea di confine e di continuità fra ciò che è terreno e gli interminati spazi celesti, dove il cuore trova finalmente pace e più non si spaura.

In un ameno paesaggio di sogni, in un paesaggio da favola.

 

Dunque, “Qualche volta vi è mai capitato di salire, calmi e silenziosi, fin sulla cima della montagna, e lì di trovarvi in presenza del cielo? […] Avete visto l'oceano ai piedi della montagna? E a quel punto, in bilico sulle onde e sull'immensità, avete prestato ascolto? […]

Almeno una volta, sognando, il mio pensiero terminò il suo volo su di una spiaggia nota e, dall'alto di un monte immerso tra i flutti, vidi da una parte la terra e, dall'altra, il mare. Mi misi ad ascoltare, in silenzio, e mai voce simile sortì da bocca, né mai colpì orecchio.

Dapprima fu un fragore immenso, vasto, indefinito, più vago del vento tra i folti pini marittimi, pieno di accordi sciabordanti, di soffusi mormorii, dolce come la favola della sera ma allo stesso tempo impetuoso come l'incrociare delle armi. […] Era una musica impalpabile e profonda che, divenuta anch'essa fluido, abbracciava tutto il mondo… e s'avvolgeva nelle pianure celesti, rinvigorite dalla freschezza dei suoi flutti, dilatando le sue orbite infinite fino ai confini dell’Universo. Laggiù i suoi marosi s'andavano sfogando nella cupa ombra del tempo, dello spazio, della forma e del numero! E come una nuova atmosfera, uniforme e straripante, l'inno eterno soffocava tutto il globo inondato. Il mondo, stretto nell'abbraccio di questa sinfonia, si trovava sperso tra i suoni così come era galleggiante, alla deriva, nell'aria.

Così pensavo, ascoltando le arpe eteree e naufragando in questa voce, quasi fosse un mare essa stessa.

Presto distinsi in quel grido due richiami, ancor confusi e velati, uniti in un vibrato assolo che dalla terra e dalle acque s'elevava sino al cielo, proponendosi nel canto universale; e seppi discernerli pur se immersi nel rumore profondo, simili a due correnti indissolubilmente intrecciate sotto la superficie dell'onda.

Una delle voci veniva dal mare; inno di gloria! Canto gioioso! Era la voce dei flutti che sussurravano l'un l'altro; l'altra voce abitava la terra, e riecheggiava triste; era il mormorio degli uomini. E in questo sempiterno concerto, udibile tanto di giorno quanto di notte, ciascuna onda aveva la sua voce, e ciascun uomo il suo grido. […]

Allora meditavo; poiché il mio spirito fiducioso, ahimè, mai aveva avuto occasione di spiegare ala più grande; nella mia ombra mai era sorto un Giorno così splendente; e sognavo…, contemplando a lungo e a turno, dopo l'abisso marino celato dall'onda, l'altro abisso, senza fondo, che s'apriva nella mia anima. Mi domandai infine il perché delle cose, quale può essere lo scopo di tutto questo, che cosa fa l'animo umano, se sia preferibile essere oppure, invece, vivere… e per quale ragione il Cielo, l'unico nella condizione di leggere il Suo libro, eternamente mescoli, in un inno fatale, al canto gioioso della natura il mesto sospiro del genere umano”.

 

La vita e i sogni sono come le pagine di una stessa, preziosa favola: leggerle proseguendo macchinalmente e con ordine significa vivere, sfogliarle con dolcezza e continua meraviglia significa invece sognare.

Quindi, sfogliando le pagine di questa favola sentimentale fra Scienza e Poesia, sfogliando le partiture di Liszt, sfogliando quel suo celebre “Sogno d'amore” che, forse, ne rappresenta la migliore colonna sonora, aggiungiamo una pagina al nostro personalissimo “Album d'un voyageur”…, accostandoci di nuovo alle Stelle e al loro delicato chiarore.

Quest'oggi il Lettore sognante viene condotto nei pressi di NGC 6744, una meravigliosa spirale posta ad appena 30 milioni di anni luce di distanza dalla Terra, e localizzabile all'interno della costellazione australe del Pavone.

Con un diametro di circa 175 000 anni luce, l'oggetto in questione ha dimensioni assolutamente ragguardevoli, quasi doppie rispetto a quelle della Via Lattea.

Nella fattispecie, l'immagine evidenzia un particolare della regione centrale (chiamata core o, più propriamente, bulge), ricompreso entro un intervallo di 24000 anni luce. Il risultato visivo è frutto dell'applicazione di un doppio filtro, sia ottico sia ultravioletto.

L’accrescimento giallastro centrale, studiato giustappunto in banda visibile, contiene per lo più stelle mature, cosiddette di Pop II, in generale caratterizzate da temperatura fotosferica minore e ridotto contenuto in massa. Detto rigonfiamento è rapportabile al fluido, ma ancor calmo incedere, della celeberrima partitura di Liszt, nota per essere una fra le pagine pianistiche maggiormente apprezzate ed eseguite.

Col viatico delle cromie blu e magenta si distinguono invece i bracci di spirale, dove il tasso di formazione stellare risulta oltremodo elevato. La briosa attività degli astri di recente formazione pare richiamare quei passaggi musicali ove il ritmo è più incalzante..., ove le note sul pentagramma tendono a un carezzevole abbraccio d’infinita armonia.

Dal quasi ritratto di NGC 6744 è inoltre evidente come il piano del disco galattico sia inclinato rispetto alla linea di vista, producendo così un particolare effetto "pittorico", diverso dalla tradizionale immagine frontale (di tipo face-on) e dal profilo (configurazione in stile edge-on).

Quella di oggi rappresenta una delle molte…, una delle infinite… immagini oniriche che rendono il Cosmo un’Infinita Meraviglia, popolata da Stelle di ineguagliabile splendore.

Nondimeno, capita a volte che la loro preziosa luce venga attutita: spessi nuvoloni scuri saturano l’atmosfera e appannano i nostri occhi con vapori di confusione e spavento. A quel punto, troppo grande è la paura di perdere le Stelle, troppo radicato il timore di smarrirsi, di nuovo, nel buio.

Non resta, allora, che rendersi piccoli piccoli nello spazio sconfinato della mente, rincantucciandosi nei sogni e traendo conforto dai ricordi ch’essi sono in grado di condurre con sé.

I sogni sono l’infinita ombra del vero, quel vero che vorremmo veder realizzato ogni giorno della vita: e quando questo sembra sfuggirci, scivolandoci improvvisamente via dalle mani, solo al balsamo dei sogni possiamo ancora abbandonarci.

Risuonano nel cuore le note di Liszt…

Nel cielo scuro vola alto l’uccello della notte: come scrisse ancora Victor Hugo, alla sua zampa è legato il magico filo dell’Infinito…

L’uccello della notte vola alto, sempre più su, sempre più in alto: per cercare di raggiungere le Stelle…

 

Il viaggio continua!

 

Image Credit: NASA, ESA and the LEGUS TEAM

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Articolo pubblicato il 06/06/2018