L'Infinita Meraviglia del Cosmo

Ventunesima tappa. "Alta è la notte" nell'Universo

… E torniamo allora a naufragare nello sconfinato Mare Infinitum dell’Universo, dove lo spirito si smarrisce, perso fra Scienza e Poesia.

Allontaniamoci dunque dalla Terra, abbandoniamo la tranquilla famigliarità del nostro Sistema Solare e addentriamoci negli stranieri abissi extragalattici, dove ci attendono altre stupefacenti visioni, quasi magiche per la loro onirica beltà.

Intanto, come cantato in una celebre lirica di Vincenzo Monti (1754-1828), “Alta è la notte, ed in profonda calma dorme il mondo sepolto, e in un con esso par la procella del mio cor sopita”.

Vagando fra le Stelle, ciascuno di noi s’estrania per un (infinito) attimo da se stesso, annullando le distanze che da esse lo dividono, immerso in un Presente senza fine. Così “Io balzo fuori delle piume, e guardo; e traverso alle nubi […] veggo del ciel per gl’interrotti campi qua e là deserte scintillar le stelle”…

Oh vaghe stelle!”: vaghe perché come noi erranti nel Cosmo e, insieme a noi, compagne di una meravigliosa favola che le vede rifulgere leggiadre e belle…

Che cosa ci faranno scoprire oggi?

Tra gli acuti soprani di buchi neri e supernovae, si staglia dunque davanti agli occhi del Viaggiator incredulo la splendida Pinwheel Galaxy (galassia Girandola), una spirale maestosa nota altresì per essere il 101-esimo oggetto del Catalogo Messier.

L’epiteto a essa attribuito non potrebbe suonare più efficace: i suoi conturbanti bracci s’avvolgono infatti sinuosamente, tenendo stretto stretto al proprio interno il c(u)ore segreto (in Inglese core) degli astri più speciali e preziosi.

Le dimensioni di M101 sono assolutamente gigantesche: il suo diametro si estende infatti per oltre 170 000 anni luce, quasi due volte quello della nostra Via Lattea.

Per quanto concerne le distanze fisiche – che, col Pensiero, Civico 20 News è nondimeno riuscito ad azzerare – la galassia Girandola dista da noi circa 25 milioni di anni luce, essendo localizzabile entro i confini della costellazione boreale dell’Orsa Maggiore. Costellazione prossima a quell’altro asterismo, Boote, che Monti definisce poeticamente “degli artici lumi il più gentile”.

Torniamo ora a volgere le luci su M101. L’immagine che campeggia qui sopra è frutto di un’elaborazione multibanda ottenuta convolvendo i dati di differenti osservatori spaziali, ciascuno sensibile a una ben determinata banda dello spettro elettromagnetico. In particolare, Spitzer indaga la componente infrarossa (corrispondente ai filamenti vermigli), Hubble quella ottica (visibile in giallo), il Galaxy Evolution Explorer studia la banda ultravioletta (in blu) mentre Chandra rileva l’emissione X (regioni magenta).

La radiazione più tenue è precipua delle stelle che popolano i grandi bracci di spirale, nonché delle polveri, proprio lì presenti in grande quantità. Per contro, i raggi X denotano la tipica emissione delle stelle di neutroni, del gas ipercaldo (con temperatura dell’ordine di diversi milioni di gradi) prodotto dalla cataclismica esplosione degli astri più massivi, e di quei sistemi binari in cui uno dei componenti corrisponde a un buco nero.

In virtù del suo monadistico aspetto di “Universo-isola” (definizione, quest’ultima, già mutuata dal lessico kantiano), la Pinwheel Galaxy venne collocata dall’astronomo irlandese William Parsons (1800-1867, meglio noto come Lord Rosse) nel novero degli oggetti celesti cosiddetti “nebulosi”. Agli albori del XIX secolo – quando ancora non si conoscevano le galassie né d’altro canto si presupponeva l’esistenza di “isole” esterne alla Via Lattea – erano infatti definite “nebulose” praticamente tutti gli oggetti celesti diversi dalle stelle (la svolta arriverà solo nel 1920, a seguito del celebre dibattito scientifico capeggiato, su fronti avversi, da Shapley e Curtis).

Lord Rosse intraprese i suoi studi avvalendosi del celeberrimo Leviatano, un telescopio di sua progettazione che, per molti decenni, fu il più grande al mondo.

Al giorno d’oggi invece, le nebulose tout court – già note agli affezionati Lettori di Civico 20 News – vengono massimamente studiate col viatico del munifico e indefesso Telescopio Spaziale Hubble, capace di regalarci immagini sbalorditive come quella di seguito riportata.

Sublime nel suo sembiante a tratti sinistro, essa si riferisce alla Cat’s Eye Nebula (Nebulosa Occhio di Gatto): una delle più belle e complesse che si conoscano, situata a soli 3000 anni luce di distanza dalla Terra.

La morfologia a rosetta è centrata su ciò che resta di un astro in tarda fase evolutiva, circondato dalle nubi di gas eiettate all’intorno. Tuttavia, taluni studi sono invece concordi nel ritenere l’oggetto centrale un misterioso sistema binario.

Di certo, per dirla ancora alla Monti, non ci delude della sua “muta mesta natura il tenebroso aspetto”, per quanto in apparente stridore con la gioiosa “calma di pensier” che ispira M101.

Infatti, sono ambedue mirabili declinazioni di quell’Infinita Meraviglia del Cosmo che, a ogni tappa, non cessa d’infondere in noi nuove positive energie…

Portandoci a dire, quando già “alta è la notte”…, Sole non calare…, mai.

 

Il viaggio continua!

 

Image Credit 1: NASA, ESA, CXC, JPL, STScI

Image Credit 2: J.P. Harrington (University of Maryland) & K.J.Borkowski (NCSU) HST, NASA

 

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Articolo pubblicato il 01/06/2018