L'Infinita Meraviglia del Cosmo

Diciassettesima tappa. "Alla sera" dell'Universo

Quanto sono propizie le stellate tenebre ai nostri sogni! Quando è dolce abbandonarsi fra le vellutate coltri della sera, dismettendo i panni delle limitazioni diurne che, spesso, imprigionano i nostri aneliti all’interno di una stanca gabbia di obblighi!

Già il Foscolo cantava codesto sentimento quando, nell’ambito della soave lirica dedicata alla dea Notte, ne invocava la discesa come balsamo ed evasione dai limiti terrestri…

Forse perché della fatal quïete
tu sei l’immago, a me sì cara vieni,
o sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni,

e quando dal nevoso aere inquïete
tenebre e lunghe all’universo meni,
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni”.

Conservando altresì ambo le chiavi dei nostri spiriti, ovvero quelle che disserrano i cuori e le menti, la Poesia e la Scienza.

Col favore delle tenebre, Scienziati e Poeti alzano infatti il guardo al cielo, scorgendo in esso conforto e risposte ai loro atavici quesiti, nonché nuove e talvolta più perniciose domande cui attribuire un responso…

Riprendendo i contenuti della tappa precedente, torniamo oggi a solcare le vaste distese cosmiche alla volta di un altro sito abitato da titani. Nell'immagine (ottenuta col viatico del Telescopio Spaziale Hubble) si osserva infatti l'ammasso stellare aperto afferente a NGC 3603: collocato, dunque, al centro di uno dei distretti galattici ove il tasso di formazione stellare risulta più intenso.

Ci troviamo a circa 20 000 anni luce di distanza dalla Terra, nel bel mezzo di uno dei bracci di spirale in cui si articola la Via Lattea.

Ammassi intensamente attivi di questo tipo sono noti, in gergo tecnico, con la denominazione di starburst cluster.

In quanto originatisi dalla medesima nube molecolare gigante, gli astri che li compongono sono tutti coevi, oltre che aventi la stessa composizione chimica. Si tratta giustappunto di stelle giovani e massicce, con un’età compresa fra 1 e 2 milioni di anni: caratterizzate quindi da tipo spettrale cosiddetto O e B, donde deriva la loro maggior luminosità in banda blu.

Gli ammassi stellari aperti si differenziano da quelli globulari (già più volte incrociati dal vascello di Civico 20 News) principalmente per via della collocazione: centrale nel caso degli ammassi aperti (i quali risultano infatti localizzati all’interno del disco galattico), periferica (o di alone) per quanto attiene invece agli ammassi globulari.

In quest’ambiente, sospeso e dal sentore quasi di favola bella, al Lettor rapito non fa certo difetto l’abbandonarsi estatico Alla sera dell’Universo…

Una sera senza fine, eppur trapunta di stelle e screziata dai molteplici colori delle nebulose, in cui

Vagar mi fai co’ miei pensier sull’orme
che vanno al Nulla eterno…

… e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme

delle cure onde meco egli si strugge”,

similmente a come l’etereo gas interstellare e gli scultorei banchi di polvere scura vengono ora sospinti lontano lontano dallo Zefiro astrale, dopo aver costituito quel fertile humus teatro della genesi di nuove stelle.

Tali residui danno per l’appunto luogo a una nebulosa: nel caso di specie quella della Carena, fittiziamente ricompresa all’interno della omonima costellazione.

Così, quando il sipario polveroso s’alza e libera la cavità centrale dell’ammasso dalla sua avvolgente morsa, ci scopriamo finalmente liberi di scorgerne il proscenio, con tutto il vivace lucore delle stelle che lo popolano.

Quasi avessimo estratto un luminoso tesoro da sotto il cuscino dei nostri sogni...

Per noi, resta allora solo il velo tenue e immateriale della sera: una penombra luminosa, in cui si staglia ancora più netta quell’aurea scia di Scienza e di Poesia capace di annullare qualsivoglia distanza…

Facendoci così sentire parte dell’Infinito: un Infinito soave in cui è dolce smarrirsi.

… “e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirto guerrier ch’entro mi rugge
”.

 

Dolce riposo dalla realtà. Dolce risveglio dal sogno.

 

Il viaggio continua!

 

Image Credit: NASA, ESA, Hubble Heritage (STScI/AURA)-ESA/Hubble Collaboration; Acknowledgment: J. Maiz Apellaniz (Inst. Astrofisica Andalucia) et al., & Davide de Martin

 

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Articolo pubblicato il 09/05/2018