L’ultimatum di Mattarella.

Il Presidente della Repubblica propone un esecutivo di servizio fino a dicembre. Il dissenso di M5s, Lega e Fdi.

Quella di ieri è stata una lunga e intensa giornata  di consultazioni al Quirinale. Erano circolate ipotesi speranzose, dopo che Matteo Salvini si era detto disposto a presentarsi alle Camere con un Governo di Centro Destra. Opportunità non colta da Sergio Mattarella che ha di fatto escluso l'ipotesi di un governo di minoranza.

In serata il Presidente si è appellato alla responsabilità dei partiti per dar vita ad un governo neutrale che lavori fino a dicembre, anche per varare la legge di bilancio, ma pronto a dimettersi subito in caso di un accordo tra i partiti per formare un esecutivo politico.

Se il governo neutrale non ricevesse la fiducia delle Camere, ha spiegato il presidente, si andrà al voto a luglio o in autunno. “Laddove tra i partiti non si raggiungesse alcuna intesa” per un governo politico nei prossimi mesi.

“Il governo neutrale dovrebbe concludere la sua attività a fine dicembre per andare subito dopo a elezioni”.

Se invece i partiti si rifiuteranno di dare la fiducia all'esecutivo neutrale, bisognerà andare alle elezioni o a luglio o in autunno. E’ arrivata la risposta di M5s, Lega e Fratelli d'Italia: no a un governo tecnico. Il Pd ha già dato la disponibilità a dare la fiducia, mentre Forza Italia non ha ancora una posizione ufficiale.

“Può essere utile, sostiene il Presidente della Repubblica, che i partiti si prendano ancora tempo per far maturare una maggioranza politica per una maggioranza di governo. Ma nel frattempo consentano che nasca con la fiducia un governo neutrale, di servizio. Laddove si formasse nei prossimi mesi una maggioranza parlamentare si dimetterebbe con immediatezza per un governo politico”.

Mattarella ha inoltre messo in guardia su alcune scadenze immediate che necessitano l’intervento di un Governo in carica, tra cui la neutralizzazione dell’aumento dell’Iva e delle accise nel 2019.

“Mi compete far presente alcune preoccupazioni: che non vi sia tempo per approvare dopo il voto la legge di bilancio entro fine anno con l'aumento dell'Iva e con gli effetti recessivi che questa tassa comporterebbe e il rischio di esporre la situazione finanziaria”, ha spiegato il presidente della Repubblica parlando dell'ipotesi di andare a nuove elezioni “all'inizio di autunno”.

La situazione è oggettivamente complicata anche sotto il profilo temporale. La prima data possibile per le elezioni, cadrebbe il 22 o addirittura il 29 luglio. Conoscendo l’indole vacanziera degli italiani e la propensione a disertare le urne, questa soluzione parrebbe improponibile.  I prima giorni di autunno bloccherebbero l’iter della Legge di Bilancio, creando guai ancor maggiori.   

Oltre al disbrigo dell’ordinaria amministrazione, ed agli adempimenti di legge, al fine di evitare un nuovo fallimento elettorale a causa di una legge inadeguata, come da molti, già previsto nei mesi scorsi, sarebbe opportuno che il Parlamento approvasse anche gli opportuni correttivi.

 

 

Potremo giungere alla primavera del 2019, con buona pace dei parlamentari,  che a prescindere dagli impegni del leader, son già preoccupati di aver fatto un brutto sogno e dover  presto ricadere in una drammatica realtà.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 08/05/2018