L'Infinita Meraviglia del Cosmo.

Tredicesima tappa. Il tristo Aprile gaio dell'Universo.

Pace non trovo; e temo, et spero; et ardo, et son un ghiaccio; et volo sopra ‘l cielo, et giaccio in terra; et nulla stringo, et tutto ‘l mondo abbraccio.

Così, anche quest’oggi, la navicella di Civico 20 News s’invola fremente alla scoperta delle infinite meraviglie celesti, come un vago augelletto che cantando va, over piangendo, il suo tempo passato, vedendo la notte e ‘l verno a lato e ‘l dì dopo le spalle e i mesi gai.

Sempre alla ricerca delle Stelle più fulgide e preziose perché, rammentandosi durante il giorno della preziosa e segreta oscurità della notte stellata, la stagione et l’ora men gradita, col membrar de’ dolci attimi et de li amari, a parlar con pietà m’invita.

Col viatico di una pregevole immagine ottica estrapolata dall’archivio del Telescopio Spaziale Hubble (e successivamente composta sia con dati X provenienti dal satellite Chandra sia con informazioni infrarosse derivate dal telescopio Spitzer), presentiamo ai Lettori un ritratto di NGC 602.

Esso è un giovane ammasso stellare (in gergo tecnico, star cluster), ubicato nei sobborghi della Piccola Nube di Magellano, una galassia satellite della nostra Via Lattea e da essa distante appena 200 000 anni luce.

La tenera età del sistema, non superiore ai 5 milioni di anni, è rivelata dalla cospicua presenza di banchi di gas interstellare (ISM, ovvero interstellar medium) e di polveri, soffici ed eteree coltri retaggio del processo di formazione stellare.

I cromatismi vividi e accesi dell’immagine sono tuttavia velati e percorsi da una nota algida e ottenebrante, quasi di sospesa melanconia.

Una sorta di primavera fredda, la quale, in quest’infinita fuga a due voci fra Scienza e Poesia, ha ispirato un accostamento con la lirica Aprile-Amore di Mario Luzi (1914-2005), poeta fiorentino di scuola ermetica.

Infatti,

Il pensiero della morte m’accompagna
tra i due muri di questa via che sale
e pena lungo i suoi tornanti. Il freddo
di primavera irrita i colori,
stranisce l’erba, il glicine, fa aspra
la selce, sotto cappe ed impermeabili
punge le mani secche, mette un brivido.

Tempo che soffre e fa soffrire, tempo
che in un turbine chiaro porta fiori
misti a crudeli apparizioni, e ognuna
mentre ti chiedi che cos’è sparisce
rapida nella polvere e nel vento.


Similmente a quanto può avvenire nel cuore e nell’animo umani, così pure NGC 602 è spazzato da forti venti, sottoforma di radiazioni energetiche (per l’appunto raggi X) e onde d’urto, provenienti dagli astri giovani e massicci.

Nel corso dei millenni, tale sciabordante sballottamento ha disegnato nella regione fantastiche e oniriche dorsali, inframmezzate da figure sinuose e variegate.

Il tutto allontanando ed erodendo pian piano il materiale polveroso che occupava il centro dell’ammasso.

Così

Il cammino è per luoghi noti
se non che fatti irreali
prefigurano l’esilio e la morte.
Tu che sei, io che sono divenuto
che m’aggiro in così ventoso spazio,
uomo dietro una traccia fine e debole!


E tuttavia, alle ceneri soffiate lontano dall’impetuoso Zefiro celeste subentrano nuove sfolgoranti stelle, il cui guardo la polvere più non esclude. Consentendo così ai nostri fiochi occhi di scorgere e ammirare la luce tanto bramata.

Perché

È incredibile ch’io ti cerchi in questo
o in altro luogo della terra dove
è molto se possiamo riconoscerci.


I più luminosi fra gli astri novelli sono distinguibili per il loro accecante bagliore blu-azzurro, spia di un’intensa e rapida attività termonucleare al loro interno che, nel corso della vita della stella, darà origine a elementi chimici via via più pesanti.

In quanto

Ma è ancora un’età, la mia,
che s’aspetta dagli altri
quello che è in noi oppure non esiste.

L’amore aiuta a vivere, a durare,
l’amore annulla e dà principio. E quando
chi soffre o langue spera, se anche spera,
che un soccorso s’annunci di lontano,
è in lui, un soffio basta a suscitarlo.


Così ogni nuovo Sole che sorge, libero e giocondo, frutto di quel celeste Amor che move ‘l Sole e l’altre stelle, si staglia sullo scenario di un cielo lontano, popolato da galassie di fondo che giacciono a milioni e milioni di anni luce di distanza.

Nel cromatismo contrastante riecheggia forse l’inquieta tavolozza dei nostri mortali sentimenti, propri di uno spirito per cui, certo, non ho da far guerra eppure pace non trovo.

In merito, conclude la Sua lirica Luzi,

Questo ho imparato e dimenticato mille volte,
ora da te mi torna fatto chiaro,
ora prende vivezza e verità.


Purtroppo, tanto in Primavera quanto calpestando le foglie morte dell’Autunno,

La mia pena è durare oltre quest’attimo.


Questa però è anche la mia infinita gioia: sopravvivere a quest’attimo per poterlo ricordare fulgidamente, per riviverlo con intensità ogni giorno della vita, per stringerlo e afferrarlo come si fa con la mano della persona che si ama.

Sempre attendendo che calino le luminose brume della notte, in cui uscimmo a riveder le Stelle: per fonderci con Esse e in Esse ritrovare, celeste corrispondenza d’amorosi sensi, la metà mancante di noi. Grazie di esistere.

 

Il viaggio continua!

 

Image Credit: X-rays: Chandra: NASA/CXC/Univ.Potsdam/L.Oskinova et al; Optical: Hubble: NASA/STScI; Infrared: Spitzer: NASA/JPL-Caltech

 

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Articolo pubblicato il 17/04/2018