L'EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Francesco Rossa: “Pietà Signor…”

Aneddoti e considerazioni confacenti con la giornata elettorale

Monsignor Lorenzo Perosi (1872 – 1956) è stato un presbitero e compositore instancabile di brani ed opere di musica sacra.

La sua vasta e articolata composizione musicale almeno in Italia è stata apprezzata e seguita, sino alla conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II il quale rappresentò la pietra tombale, oltre che per l’uso corrente del latino nelle sacre liturgie, anche per la musica sacra propriamente detta, così come eseguita e ascoltata nei secoli scorsi.

Tra i brani maggiormente eseguiti durante le funzioni religiose non potremo non ricordare “Pietà Signor del nostro Patrio suolo”.

Alcuni versi della lode, considerato il periodo storico, ebbero indubbiamente un riferimento importante per le vicende politiche ed elettorali del nostro Paese, ove in più occasioni si temeva il sorpasso dei Comunisti sulla Democrazia Cristiana e sui partiti di centro, con il pericolo dell’avvento di un governo bolscevico e anti cristiano.

In prossimità delle elezioni politiche, sino alla fine degli anni ’60, non è mancata occasione che qualche saggio prete, senza profferir parola, alla fine della Messa si facesse parte diligente nell’intonare il celebre e armonioso brano, trascinando nel melodioso canto l’intera comunità dei fedeli.

Citiamo alcune frasi, che oggi farebbero storcere il naso a coloro che si definiscono “cattolici adulti”:

Pietà, Signor, del nostro Patrio suolo!
Noi ti preghiam ai pie' del Santo Altar!
La patria nostra a te si volge in duolo:
a te la prece ascende e il sospirar.

Pietà, Signor! Per tanta cieca gente
che di sue glorie sacre or scempio fa;
dei peccatori tu muta il cor, la mente,
e al mondo dona pace e libertà

Dio di clemenza,
Dio Salvator,
salvate Italia nostra
pel Vostro sacro Cuor".

Di solito i fedeli, ben consci e indottrinati sui rischi che avrebbero potuto correre, lasciata la Chiesa a conclusione della Messa si recavano ai seggi elettorali, ove a differenza dei nostri tempi le code erano lunghe, per esprimere il diritto - dovere del voto utile.

Oggi non esiste più l’Unione Sovietica ma il laicismo di cui si temeva fossero portatori i comunisti si è già manifestato ampiamente con le leggi liberticide contro la famiglia e l’educazione dei giovani.

Le chiese si chiudono da sole, a causa della secolarizzazione che ha annientato le vocazioni religiose, e non s’intravede il pericolo nella bonaria figura dell’onorevole Peppone.

É finita un’epoca!

Quali pericoli potremmo dunque correre oggi, in questa domenica elettorale e, soprattutto, nel suo seguito?

L’intera campagna elettorale testé conclusa gode la meritata e motivata etichetta di fiera delle ipocrisie, dal momento che troppe sono le affermazioni dei nostri leader in cui palesemente essi stessi non possono credere, ma che non hanno esitato a proporre agli elettori.

D’incanto si sono quasi tutti assurti a studiosi di diritto tributario e previdenziale, pur essendo, per la maggior parte, portatori di curricula scolastici assai modesti.

Paradossalmente le promesse implicanti una spesa fuori controllo, incompatibile con il nostro debito pubblico e con i nostri impegni europei, non rappresentano altro che una macroscopica sottovalutazione del livello intellettivo degli italiani: così come le mancette, elargite dal Governo alla vigilia del voto, non sono altro che una gigantesca turlupinatura.

Sui temi propagandistici è dunque nato un duello tra falsari, in cui ciascuno ne espone a sua volta altri non meno incredibili.

Ma c’é di più. Cos’è mancato nella dialettica dei partiti?

Il centro destra, potenzialmente destinato a piazzarsi bene, avvantaggiato dal disgusto per i precedenti governi, non è stato forse capace di dettare l’agenda politica e si è fatto imporre il tema della discussione dagli avversari.

Su tasse, lavoro, politica internazionale, immigrazione e trasporti, la sinistra era in evidente difficoltà. Inverosimilmente questi argomenti sono risultati sfocati nella campagna elettorale e sostituiti da richiami su diatribe del passato o sul lancio di slogan poco credibili.

Non abbiamo potuto ascoltare nessun conforto stringente sul futuro.

Tra il trastullo della partitocrazia, le imprese italiane continuano a fuggire all’estero dove già sono fuggiti i giovani italiani in cerca di opportunità di lavoro e di retribuzione adeguata alla professionalità. Paesi diversi, ovviamente. Le aziende vanno dove lo sfruttamento dei lavoratori è persino più facile rispetto all’Italia e i giovani capaci cercano Paesi dove il merito sia riconosciuto e premiato.

In realtà, a conclusione della campagna elettorale, sorge il dubbio che nessuno voglia davvero vincere.

Il movimento 5 stelle candida il perdente di successo Di Maio, con l’inedita farsa di potenziali ministri sconosciuti ai più e dopo aver emarginato e cacciato in anticipo candidati potenzialmente presentabili.

Il PD si accontenterebbe di un risultato decente, per poi andare a trattare con Berlusconi da posizioni se non di forza almeno di non eccessiva debolezza.

Invece d’immiserirsi nella bagarre imposta dagli avversari, il centro destra avrebbe potuto impostare una forma di comunicazione più moderna ed attinente al futuro, focalizzando l’attenzione sui temi etici, sull’educazione e sulla libertà d’impresa, ove le proposte da esporre sarebbero state in assoluto vincenti.

Così non è stato. Meglio parlare di fascismo e antifascismo, tra chi peraltro quella stagione non l’ha vissuta e compresa.

É comunque prevalsa la personalità poliedrica di Berlusconi e per certi versi di Salvini, segnando un abisso rispetto alla mediocrità di Giorgia Meloni e all’inconsistenza di Raffaele Fitto.

In campagna elettorale si è naturalmente portati a esagerare e la passione a volte annebbia la vista, ma la banalità offende.

Per questo tanti elettori non andranno neanche a votare: si sono illusi troppe volte e sono diventati scettici, oppure i più giovani, cresciuti in questo scetticismo, non riescono neanche a intravedere la possibilità di cambiamento.

Non fa tuttavia un buon servizio alla verità chi sostiene che negli ultimi cinque anni tutti i partiti siano stati uguali e che tutti siano stati traditori allo stesso modo. No.

Nella legislatura appena conclusa ci sono stati infatti deputati e senatori che si sono battuti con coraggio contro le leggi più ingiuste. Il disegno di legge Scalfarotto sull’omofobia è stato fermato, per approvare la legge sulle unioni civili il governo ha dovuto forzare anche alcune norme costituzionali, e così via. Piuttosto si deve prendere atto che più che sui partiti si è potuto contare su singoli parlamentari, presenti nelle diverse formazioni del centro-destra.

In molti articoli abbiamo evidenziato promesse irrealizzabili e ruoli un po’ gigioneschi dei nostri politicanti.

Siamo tutti consapevoli che Renzi non somiglia minimamente a Berlinguer, che Berlusconi è lontano anni luce dalla statura di De Gasperi e che le due figure istituzionali, Grasso e Boldrini, sono scese in campo non per affermare valori ma contro il PD che minacciava la continuità della loro poltrona.

Ma sforzandoci di calare la nostra politica nel contesto sociale, di quale società essa é espressione?

Del conformismo dilagante, dell’ignoranza che i vari social hanno fatto esplodere a livello esponenziale. La politica è stato uno dei settori presi d’assalto da disoccupati cronici o nullafacenti, famelici di redditi elevati, per la maggior parte non granché dotati d’intelletto e di cultura. Con il rischio incombente della prevalenza del cretino.

Per una deprecata consuetudine che in Italia ha invaso molti settori, dalla Chiesa, all’Industria, all’Università, il capo difficilmente sceglie un collaboratore più preparato e colto di lui. Il sistema partitico questo principio l’ha mutuato alla grande.

Questo sarà il vero pericolo che potremo correre. Essere governati da avventurieri privi di scrupoli o da naviganti di lungo corso, ma infidi. Persone prive di competenza, che volano oltre l’uomo e che non posseggono l’umiltà del calarsi nella vita e tra gli ostacoli che il cittadino incontra ogni giorno.

Stanno già emergendo le rivalità personali. Dalla resa dei conti all’interno del PD, qualora Renzi arretrasse di qualche punto, sino alle meschinità di omuncoli ampiamente presenti in tutti gli schieramenti che si preparano a fare il salto della quaglia per correre poi sul carro del vincitore. Miserie umane!

E i programmi? E i temi annosi del Paese?

Ai nostri concittadini che oggi si recano alle urne, magari invocando il “Pietà Signor”, possiamo solo augurare che, depurata dagli eccessi, almeno qualche proposta valida per il Paese e per il cittadino possa finalmente veder la luce, a prescindere dai vincitori.

Altrimenti, Spes, ultima dea! 

Francesco Rossa
Direttore Editoriale
Civico20News.it

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Articolo pubblicato il 04/03/2018