Le politiche passive che non servono a nessuno

Tra reddito di cittadinanza, reddito di inclusione e dazi, la politica del breve termine uccide il nostro futuro

Un antico proverbio orientale sostiene che se dai un pesce a un uomo, lo nutrirai per un giorno; se gli insegni a pescare, lo nutrirai per tutta la vita.

L’Italia è, ormai da decenni, preda di mancanza di lavoro e mancanza di competitività da gran parte delle imprese, tanto che subiamo, più di altri paesi, una maggiore concorrenza e un aumento della delocalizzazione (si pensi al caso Embraco).

Ciò che sarebbe utile per uscire da questa situazione stagnante è la capacità di fare innovazione, di stanziare fondi per battere la concorrenza, di migliorare l’istruzione e di investire anche sulla formazione continua e la riqualificazione attraverso i centri per l’impiego, in un paese in cui si utilizza meno del 30% dei fondi comunitari.

Invece di potenziare, dunque, i fondi per i centri per l’impiego, per i quali investiamo un quinto di quello che investe ad esempio la Germania, alcuni partiti politici (come PD e M5S) sbandierano nei propri programmi elettorali politiche passive come quelle del reddito di cittadinanza (il pesce regalato) anziché proporre politiche attive per investire su come dare lavoro a chi non ce l’ha (insegnare a pescare).

Oltretutto, in un paese come il nostro ormai fondato sul lavoro nero, sottopagato, temporaneo, l’aiutino del reddito garantito faciliterebbe la diffusione del lavoro sommerso.

Ci sono poi partiti come la Lega che pensano di poter aiutare le piccole imprese e i commercianti inserendo dazi che limitino l’entrata di prodotti dall’estero (ideona di Trump!) quando sarebbe più lungimirante pensare a come aiutare il nostro tessuto produttivo a vincere la battaglia della concorrenza in maniera attiva (investimenti pubblici e privati per l’automazione, la riconversione, la sburocratizzazione) invece che in maniera passiva (boicottando i beni che arrivano dall’estero).

In questa tristissima campagna elettorale, si fa, dunque, un gran parlare di politiche passive, come dazi, redditi garantiti, e di abbassamento di aliquote irpef, che favorirebbero solo chi i soldi li ha e in abbondanza, ma i temi che riguardano gli investimenti produttivi e l’istruzione di alto livello sembrano latitare, perché, si sa, regalare pesci attira più consensi che insegnare a pescare.


 

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Articolo pubblicato il 28/02/2018