Stanno ritornando i cattivi maestri?

Quando i fanatici della guerra civile si annidano tra le “alte Cariche”

La settimana scorsa, commentando le scorribande ordite dai centri sociali, in prossimità di Corso Vittorio a Torino, facevamo un amaro riferimento agli anni ’70 ove la violenza di piazza, ben coccolata e condivisa dagli pseudo intellettuali della “rive gauche”, aprì la stagione del terrorismo sanguinario.

In questa sconcertante campagna elettorale, son ormai numerosi gli episodi che vedono protagoniste bande di vigliacchi con la bava alla bocca che si producono in aggressioni e violenze, sempre con il rassicurante rapporto di forza di 10 a 1.
Sospinti, coccolati, giustificati da protezioni politiche che ne avallano la genuinità e sostenuti da una stampa servilmente impegnata nello sminuire i fatti.

Non vorremo si arrivasse all’escalation già vissuta dalla generazione dei padri degli odierni protagonisti.
Era il tempo delle ‘sedicenti’ Brigate Rosse, dei processi politici nelle scuole, degli agguati mortali – prima a colpi di chiave inglese e poi di pistola – che ci hanno regalato gli “anni di piombo”.

Un’epoca neppure troppo lontana in cui i primi obiettivi: gli avversari politici vennero poi velocemente sostituiti – con un salto di qualità – da magistrati e forze dell’ordine, che pagarono più di tutti il tributo di sangue a quella violenza cui non avevano saputo o voluto porre subito un argine.

Momenti difficili, caratterizzati dall’atmosfera plumbea di una cronaca punteggiata da fatti di sangue, con sui si deve ancora chiudere i conti, per le troppe omertà, da cui l’Italia ha saputo comunque risollevarsi.

Era l’epoca dei “cattivi Maestri” di coloro che, tra le altre “meritevoli iniziative” firmarono il manifesto di accusa contro il Commissario Calabresi, che contribuì al alimentare il clima propizio all’assassino del commissario.

Tra i firmatari torinesi ricordiamo Norberto Bobbio, Furio Colombo, Ernesto Ferrero, Primo Levi, Guido Quazza, Saverio Vertone, Carlo Augusto Viano.
Mai era successo, però, che esortazione e sostegno alla violenza giungessero dai più alti rappresentanti delle istituzioni.
Come negare, infatti, che le continue esortazioni in tema di antifascismo del Presidente del Senato Piero Grasso e della Camera Laura Boldrini (rispettivamente seconda e terza carica dello Stato) non abbiano significativamente contribuito a favorire il clima di liceità legato alla recrudescenza della violenza politica?

Antifascismo truffaldino che provocherebbe veementi prese di distanza da parte di Duccio Galimberti, Enrico Martini Mauri, Renato Martorelli, Silvio Geuna, cioè coloro che pagarono di persona la testimonianza di libertà.

Che si tratti solo di un cinico calcolo per acquisire visibilità in vista delle elezioni pare evidente.

I novelli ‘cattivi maestri’, nella loro ignoranza dovrebbero informarsi che si
comincia coi pestaggi e gli agguati, per prosegue con i morti per le strade fino a che, qualche grande burattinaio non decide di resettare tutto con una stagione di bombe e di stragi.

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Articolo pubblicato il 26/02/2018