Riva di Chieri (TO) Crisi Embraco: 497 lavoratori senza futuro?

S’intensifica la pressione del Governo sulla multinazionale Whirpool e sull’Europa. Le (tardive) prese di posizione della Regione Piemonte per scongiurare i licenziamenti.

Ormai se ne parla da settimane, La Whirpool, la multinazionale brasiliana proprietaria dell’Embraco di Riva di Chieri, nonostante i tavoli ancora aperti con le organizzazioni sindacali territoriali e con il Governo, sta tirando dritto sulla sua strada.

Rifiuta ogni mediazione, compresa la possibilità di richiedere la Cassa Integrazione per le maestranze e beneficiare di un piano di reindustrializzazione del comprensorio di Riva di Chieri proposto dal Governo.

Embraco annuncia il licenziamento di 497 lavoratori o un controproducente part time per i dipendenti, quale anticamera della cessazione dei rapporti di lavoro.

La Whirpool è presente in Italia con altre realtà industriali e vanta un organico di 6500 dipendenti, oltre a quelli dell’Embraco. In passato aveva anche fruttuosamente partecipato a rilevare aziende in crisi, contribuendo a salvare l’occupazione.

Obiettivo della multinazionale è manifestamente la Slovacchia per trasferire le lavorazioni dell’Embraco in quel Paese, facente parte dell’Unione Europea ove, come noto le condizioni d’insediamento ed il regime di fiscalità risultano maggiormente attrattivi per gli investitori.

Il Ministro Calenda, a sua volta indignato per la rigidità manifestata dall’azienda, si è recato a Bruxelles per incontrare la Commissaria per la Concorrenza Margrethe Vestager e cercare di bloccare la dislocazione che oltretutto potrebbe beneficiare di contributi europei.

Al temine dell’incontro Calenda si dimostra cautamente ottimista. La commissaria alla Concorrenza, sta approfondendo il caso e farà oggi una dichiarazione ufficiale.

Quale sarà l’esito? C’è tempo un mese per l’espletamento della procedura di mobilità prevista dalla legge, ma al momento non si avanzano previsioni.

Se i licenziamenti andassero in porto, l’azzeramento di un’attività industriale importante per la provincia di Torino, segnerebbe un ulteriore caso di deindustrializzazione di un territorio sino a pochi anni or sono, eminentemente industriale, con il dramma annunciato per le famiglie.

In questo contesto la mobilitazione è univoca, dal Governo all’Arcivescovo Nosiglia, ma quante sono state le situazioni analoghe, in passato, dislocate  sotto tono?

Ad iniziare dai numerosi call center di rilevanti società di servizi (le telefoniche in testa) che oggi rispondono alla nostra clientela dai Paese dell’Est, senza che nessuno sia mai intervenuto a disturbare il manovratore di turno.

Calenda cercherà di ottenere dall’Europa la possibilità di adottare misure idonee a scongiurare le delocalizzazioni, ossia il salvacondotto per applicare diposizioni analoghe a quella che l’Unione permette alla Slovacchia.

In questi giorni, oltre all’Embraco, anche la Honeywell sta per lascare a casa 420 lavoratori dello stabilimento di Atessa (CH), per trasferire la produzione in Slovacchia.

Vi sono però altri aspetti di rilievo già evidenziati in precedenti articoli e situazioni che poco hanno a che fare con i regimi fiscali.

In altre regioni a noi confinanti, dalla Francia all’Austria, il potere locale è attento a seguire le attività produttive, anzi esercita un’azione politica attrattiva nei conforti di nuovi investitori che garantiscano l’occupazione, con riguardo innanzitutto all’azzeramento dei carichi burocratici, sino alla garanzia dell’erogazione di servizi ed infrastrutture d’avanguardia a vantaggio di chi lavora e produce.

Cos’ha fatto la Regione Piemonte in questi anni? Quale politica attrattiva ha esercitato con attenzione alle pastoie burocratiche, alle infrastrutture carenti, alla logistica da terzo mondo?

Invece di stracciarsi le vesti ed indignarsi, su una tragedia occupazionale quasi compiuta, Chiamparino, nell’anno di governo che gli rimane, dovrebbe, con il supporto di collaboratori capaci e solerti, antitetici agli attuali, invertire la rotta del procedere miope e sonnacchioso.

I modelli  vicino a noi, non mancano. E’ sufficiente essere in grado di comprenderli.

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Articolo pubblicato il 21/02/2018