Torino 2026, la prospettiva delle Olimpiadi della sobrietà

Un’opportunità da non tralasciare

Ci aveva colpito subito la proposta di una nuova avventura olimpica. Ci è parsa subito un'opportunità da (ac)cogliere. Non poteva essere altrimenti, per noi realtà nata e cresciuta alle pendici delle Montagne di Torino 2006; se vogliamo, anche un po' frutto di quella “sinfonia tra gli attori del territorio” che furono i XX Giochi invernali di dodici anni fa.

Quella che sembrava, quest'estate, poco più che una boutade, è oggi diventato un argomento vero del confronto politico (e lo sarà ancor di più dopo la campagna elettorale).

L'ipotesi, poi, che si possa mettersi in campo una proposta low cost e con un contenuto impatto ambientale, rende la questione ancora più interessante (anche per Cio).

Dal sindaco del capoluogo non è ancora giunta una presa di posizione chiara (sia concesso il gioco di parole). Nemmeno ora che il suo collega pentastellato di Pinerolo, quel Luca Salvai all'inizio più che critico, è stato investito del ruolo di “ambasciatore a cinque cerchi” dai primi cittadini delle comunità che furono scenario “d'alta quota” dell'Olimpiade che fece scoprire una vocazione turistica anche di Torino.

Proprio la natura sobria di questa possibile candidatura (non che si voglia far indossare a tutti un loden montiano) potrebbe rappresentare un incentivo a non sfuggire, da parte di chi si è impalcato a rappresentare il “grillismo di governo”, una prova di maturità.

Non dimentichiamo, poi, che Chiara Appendino riveste il anche ruolo di sindaco metropolitano. Proprio all'ex-Provincia, complice una mozione presentata da Mauro Carena e Monica Canalis, ora si sposta il dibattito.

Un sì alle “Olimpiadi della sobrietà” sarebbe il segnale di una reale volontà di dare una vocazione a un'area vasta che , dal rinnovo dei suoi vertici, sembra non essere più governata.

Marco Margrita

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Articolo pubblicato il 14/02/2018