#Sanremo2018 - Le interviste dalla sala stampa, ospiti FOGLI, FACCHINETTI E BARBAROSSA
Cover image by Tina Rossi Ph

Il lavoro del giornalista in sala stampa, è qualcosa di elettrizzante, divertente, ma tanto, tanto impegnativo.

A volte anche penalizzante, perchè con determinati artisti, avresti decine di domande da porre, ma non si può: i tempi sono strettissimi, quindi, durante le conferenze stampa, c’è spazio, quando si può, soltanto per una domanda.

Però c’è da dire che, quando l’artista in questione rappresenta qualcosa, o per meglio dire, è la colonna sonora della tua vita, allora il giornalista, in questo caso il sottoscritto, diventa una belva assetata di sangue (vabbè, non esageriamo), e la domanda si riesce a farla.

 

Per Roby Facchinetti e Riccardo Fogli, non poteva essere che così.

Per aspetti diversi, ma certo, ma altrettanto importanti.

E questo, al di là delle esibizioni della serata inaugurale di #Sanremo2018 , che hanno destato più di una perplessità.


Sono tante le riflessioni da fare sulla loro partecipazione  sanremese. La chiusura ufficiale della Pooh Industry non è affatto la pietra tombale della carriera dei quattro (o cinque, a seconda delle stagioni) ragazzi, al contrario. La musica è una droga piacevole e suadente che quando ti entra nelle vene, tramuta le piastrine in note e non puoi più farne a meno. Possono cadere i capelli, arrivare autostrade di rughe, ma il sangue continua a scorrere e malgrado passino gli anni il motto è sempre quello, con o senza i Pooh:”Canterò più forte che si può sono anni senza fiato e io ne ho”.

E la loro presenza vuole essere un esempio per i giovani d’oggi.

“Vorremmo essere d’esempio ai giovani d’oggi, quelli che quando si presentano per un posto di lavoro chiedono subito quanti giorni hanno di ferie. Noi non sapevamo proprio cosa fossero le ferie. Eravamo dei ragazzi, neanche troppo bravi a suonare, ma che hanno avuto la determinazione e la voglia di studiare, di imparare questo mestiere, di farlo nostro e siamo riusciti ad essere dei rappresentanti dela musica italiana a livello mondiale.. E credo che questo principio valga ancora oggi. Ci piacerebbe che la nostra storia fosse un modello a cui ispirarsi, per chi davvero vuole fare seriamente questo lavoro”.


Una considerazione, questa di Riccardo Fogli, che mi trova pienamente d’accordo.

Continuo con Roby e chiedo:

 

Roby, guardando la vostra esibizione di ieri sera, è stato evidente come tra te e Riccardo ci sia un’alchimiaparticolare. Parafrasando una canzone dei Pooh, direi che allora è vero che si può essere amici per sempre. Ti chiedo, qual’è il segreto per essere amici per sempre?

I segreti di un’amicizia sono davvero tanti, i Pooh sono stati insieme cinquant’anni e per spiegare il perchè siamo arrivati ad un traguardo così straordinario parlando solo di amicizia è riduttivo. Nascono dei rapporti con delle alchimie, come dici giustamente, straordinarie. Si cerca di “entrare” nel cervello degli altri, davvero uno per tutti e tutti per uno. Il famoso spirito di gruppo che non è semplicemente  una frase, ma ha in se tantissime sfaccettature, tantissimi significati. Adesso mi trovo a condividere questo progetto con Riccardo, un amico da sempre, un amico perchè abbiamo condiviso dei momenti straordinari insieme, indimenticabili. Parliamo degli anni ’60, quando i Pooh sono partiti e io e Ricky che non eravamo di Bologna, perchè come sai la “base” dei Pooh era a Bologna, si viveva nelle pensioni , quelle da quattrocento lire a notte, ci siamo divisi i panini, abbiamo sognato di fare questo mestiere, con tutta la passione e la voglia di arrivare. Quando dividi e condividi la vita con una persona, nasce un rapporto vero, che va al di là della semplice amicizia. Ci ritroviamo oggi qui, in virtù anche di questo: la reunion ha fatto il miracolo di richiamare Riccardo sul palco, anche se nel frattempo sono passati un po’ di anni. Diciamo che tutti quei valori di cui parlavo prima, fra di noi ci sono sempre stati e in questo nostro percorso ci stiamo divertendo moltissimo, senza falsa modestia. Vogliamo divertirci e continuare ad amare questo lavoro straordinario, cercando di dare sempre il meglio di noi. Tutto qui. Già ieri sera abbiamo cercato di farlo, dopodomani cercheremo di dare ancora di più, e questo è il nostro obiettivo. Quello che vogliamo fare. Sanremo è solo il preludio di un tour che ci porterà in giro per l’Italia.

 

Il tempo a mia disposizione è terminato, e dopo le foto di rito è il momento di Luca Barbarossa (oggi il programma è davvero ricco).

Romano de Roma, un must di Sanremo, persona molto riservata e altrettanto simpatica e umile.

“Roma è de tutti”  è il tour teatrale di Luca Barbarossa che partirà dal Teatro Palazzo di Bari il 16 marzo 2018; un progetto che segnerà uno scarto rispetto ai precedenti, profondamente diverso da loro poiché qui Luca proporrà – oltre al suo repertorio storico – il nuovo lavoro discografico in romano, in uscita il 9 febbraio 2018.

A parer mio, progetto assai curioso e molto interessante.

 

Luca, nella canzone che hai presentato, c’è un verso bellissimo: “Passame i sogni, je metto le gambe”, che trovo poesi a pura, e credo che il tuo nuovo disco “Roma è de tutti” porti un amore smisurato verso la tua città.  Amore che ha fatto di te, il rappresentante della romanità nella musica italiana. Ascoltando la tua interpretazione, parecchi hanno notato una somiglianza con Lando Fiorini, altro grande rappresentante della romanità. Ti chiedo: possiamo considerarti il degno, degnissimo, successore di Lando?

Non ne sono degno. No. Ti spiego il perchè. Lando Fiorini, che per me è un mito, rappresenta l’interprete della canzone popolare romana, quella classica, come Gabriella Ferri e in parte Claudio Villa. Io sono un cantautore ed ho scritto un disco di inediti, in dialetto romanesco, una cosa completamente diversa e quindi molto lontana dalla musica folk e dalla tradizione romana classica. Comunque ti ringrazio, il paragone mi onora.

 

Stay Always Tuned !!!

 

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 08/02/2018