Sir ROD STEWART live in Milan: forever young

Sir Rod Stewart deve aver bevuto litri di elisir dell’eterna giovinezza, oppure deve aver beneficiato a lungo delle radiazioni emanate dai bozzoli alieni di “Cocoon”: non si spiega altrimenti la carica, la grinta, l’energia di questo distinto gentleman ultra-settantenne, con la quale ha infiammato il MediolanumForum di Assago (Mi), per cento minuti giusti giusti.

La rock-star britannica (uno dei pochi a meritare ancora questo titolo) ha regalato al numerosissimo pubblico presente, un delicato omaggio ad oltre mezzo secolo di carriera, tra rock’n’roll e ballads, strizzando l’occhio al folk e al soul.

Pubblico in arrivo anche da Svizzera, Austria e Francia, compreso un folto e rumoroso gruppo di supporter scozzesi, rigorosamente abbigliati con maglia a strisce bianco-verdi del Celtic Glasgow.

Certo, la voce non è più quella di una volta, soprattutto sulle note più alte, ma il grande Rod, abbassando la tonalità delle interpretazioni vocali ed a volte quasi sussurrando parte dei testi, è riuscito a rendere certi suoi evergreen ancora più intriganti e coinvolgenti: “Downtown train”, ad esempio, mio brano preferito in assoluto,  “Tonight’s the night” , e “People get ready”,  che hanno provocato brividi a non finire.

Per non parlare di “The rhythm of my heart”,  proposta in versione folk, molto vicina al sound di Hevia, dove la grancassa, addobbata proprio col simbolo del Celtic Glasgow FC (grande amore di Sir Rod), pulsa davvero come un cuore.

Ma lo show è stato anche rock’n’roll allo stato puro: “Sweet little rock’n’roller”, tributo a Chuck Berry, “It takes two” dedicata all’amica di sempre Tina Turner, e soprattutto “Stay with me” indimenticabile successo dei “suoi” Faces, la miglior r'n'r band della storia (non me ne vogliano gli amanti delle pietre rotolanti).

Momento molto coinvolgente e molto sentito da artista e pubblico, il medley acustico, uno dei migliori che abbia mai ascoltato in tanti anni di militanza ai concerti: “The first cut is the deepest”, “I don’t want to talk about it”, “You’re in my heart (The final acclaim)”, in un tripudio di sciarpe biancoverdi e “Have I told you lately”, hanno trasformato il music-hall milanese in un gigantesco coro, intimo nonostante la grandezza dell’arena. 

C’é ancora tempo per ballare sulle note di “Da ya thing I’m sexy” e per commuoversi cantando tutti insieme “Sailin” e lo stage si chiude, forse un tantino frettolosamente, unica pecca di un show davvero superbo.

Merito anche della band che lo ha accompagnato sul palco: ensamble da paura, formata da tredici elementi equamente divisi tra uomini e donne, che passa con disinvoltura dalla chitarra elettrica al violino, attraverso l’arpa, il sax e l’organo Hammond; uno spettacolo nello spettacolo, composto da lunghi intermezzi  strumentali, e una travolgente versione di “Proud Mary”, immortale successo di Ike & Tina Turner, interpretata meravigliosamente da una delle coriste, per permettere al front-man di cambiarsi d’abito e riposare l’ugola.

Nota di colore proprio per l’abbigliamento, rigorosamente Dolce & Gabbana: colorato, a volte trash, ma sempre in stile “Rod the Mod”, indossato con quella classe che solo i britannici posseggono. 

Un concerto, tra l’altro unica data italiana di un tour che nei prossimi mesi porterà Rod Stewart in giro per il mondo, che ha soddisfatto proprio tutti: il pubblico, sempre attento e con la voce pronta al coro, la band, acclamata a lungo e naturalmente il performer che ha dispensato parecchi “I like it”, fino a dire sorridendo “very nice tonight”.

Grazie di tutto, Sir: quella che proviamo per te è una “Infatuation” che non passerà mai e che ci rende, come te del resto, “Forever young”.

Stay Always Tuned !!!

 

 

 

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Articolo pubblicato il 02/02/2018