Torino. La Sacra di San Michele (Parte Prima)

La storia di questo straordinario luogo, che fa parte dei sette santuari della Linea Sacra di San Michele: un percorso religioso di sublime bellezza spirituale e artistica

Rispondendo ad un’interrogazione in consiglio Regionale, il Presidente Chiamparino ha fornito ampie assicurazioni sull’entità dei danni conseguenti all’incendio scoppiato sotto il tetto del complesso abbaziale, precisando che non sono state intaccate le opere d’arte. Non resta che ricostruire il tetto e riparare le parti danneggiate.

Proponiamo ai nostri lettori uno studio erudito di Cristina Siccardi sulle origini dell’Abbazia della Chiusa e sulla sua collocazione geografica, nell’ambito di un percorso religioso di sublime bellezza e spiritualità.

I nemici della Chiesa – per intenderci, la Chiesa non intossicata – si sono sempre ispirati e si ispirano, spesso e volentieri, a simboli, narrazioni, figure e luoghi legati all’Antico e Nuovo Testamento e alla Cattolicità. Basti pensare ad un semplice esempio: l’arcobaleno. Oggi come oggi la maggioranza delle persone quando pensa all’arcobaleno non rimanda più a quello comparso dopo il diluvio universale, che ebbe a dimostrare visivamente la nuova alleanza fra Dio e gli uomini, bensì al simbolo che pacifisti e progressisti ne hanno fatto per manifestare pubblicamente le loro laiciste cause.

Una pletora di prodotti letterari, teatrali, artistici, cinematografici, talvolta confezionati con grande abilità creativa e applicativa, vengono proposti al grande pubblico, incanalando con maestria idee contrarie alla religione cattolica.

L’incendio divampato nella notte del 25 gennaio u.s. sul tetto del complesso abbaziale della Sacra di San Michele (o Abbazia della Chiusa) sul Monte Pirchiriano della Val di Susa in Piemonte ha dato spunto a tutti i media di ricordare che questa magnifico luogo sacro ha ispirato l’anticattolico Umberto Eco a scrivere il suo capolavoro Il nome della Rosa.

Per questa ragione desideriamo questa settimana parlare della Sacra di San Michele in quanto tale, senza interferenze di spoliazione dei suoi significati originari e autentici.

La Sacra di San Michele non è solo simbolo per antonomasia del Piemonte, ma rientra in un percorso religioso di sublime bellezza spirituale e artistica. Stiamo parlando dei sette santuari uniti geograficamente da una linea retta che dall’Irlanda si dipanano fino ad Israele. È la linea Sacra di San Michele – in perfetto allineamento con il tramonto del sole nel giorno del Solstizio di Estate che per oltre 2000 chilometri taglia l’Europa collegando sette monasteri

dedicati proprio all’Arcangelo San Michele. Si dice che ciò rimanda all’invito dell’Arcangelo Michele ai fedeli nel perseverare sulla via retta. Inoltre, i tre siti più importanti, ovvero Mont Saint Michel in Francia, la Sacra di San Michele in val di Susa e il santuario di Monte Sant’Angelo nel Gargano, si trovano tutti alla stessa distanza fra di loro. I sette santuari della Linea di San Michele sono: Skellig Michael (Irlanda), St Michael’s Mount (Gran Bretagna), Mont Saint Michel (Francia), la Sacra di San Michele (Piemonte, Italia), San Michele (Puglia, Italia), Monastero di San Michele (Grecia), Monastero di Monte Carmelo (Israele).

Il Monastero irlandese è poco accessibile e visitato da pochissimi turisti l’anno. Si trova sull’indomito e selvaggio isolotto di Skelling a 17 km dalle coste del Kerry.

È stato costruito intorno al 588; si tratta di uno dei primi esempi della Cristianità in Irlanda ed è estremamente spartano in quanto i primi monaci, sia d’oriente che d’occidente, erano votati totalmente all’ascetismo e al duro rigore orante ed espiativo. Si racconta che in questo isolotto l’Arcangelo apparve a San Patrizio per aiutarlo a sconfiggere le forze del male.

I monaci vivevano in piccole celle circolari (clochans) costruite, in pietra viva asciutta e incastrata, sulla sommità di scogliere a picco sul mare alte circa 60 metri. Il monastero è accessibile da un’impervia scalinata scavata nella roccia. Lascia testimonianza del suo passaggio lo scrittore George Bernard Shaw: «Un incredibile, impossibile, folle posto, che ancora induce devoti a fare “stazioni” ad ogni gradino, a strisciare in antri bui ad altitudini impensabili, e a baciare “pietre di panico” che si gettano a 700 piedi d’altezza sull’Atlantico» (18 settembre 1910).

I “folli” monaci che amavano Dio Uno e Trino e rinunciavano a tutto e sacrificavano tutto per avere Lui solo, il Tutto.

La Linea Sacra di San Michele scende poi a Sud in Gran Bretagna, in un altro isolotto a largo della Cornovaglia dove si trova il monastero di St. Michael’s Mount.

Quest’isola, di fronte alla cittadina di Marazion a cui è collegata da un servizio di traghetti e nella bassa marea da una strada, ricorda molto il più noto Mont San Michel francese. In questo isolotto la Tradizione riporta il fatto che qui apparve l’Arcangelo nel 495 e i monaci benedettini provenienti proprio da Mont Saint Michel vollero costruire qui un’altra abbazia. Dell’antica abbazia rimane il refettorio e la chiesa. Nel corso del XVI secolo sopra ai resti venne edificata una fortezza.

Scendendo ancora si arriva proprio al Mont Saint Michel. La bellezza del suo santuario e della baia in cui sorge sulla costa della Normandia lo fanno uno dei siti turistici più visitati di tutta la Francia.

La zona venne cristianizzata intorno al IV secolo e sull’isolotto comparve un primo oratorio dedicato a Santo Stefano protomartire, a mezza altezza del monte, a cui ne seguì un secondo in onore di San Sinforiano, primo martire dei Galli, ai piedi della roccia. Vegliavano sui luoghi degli eremiti, sotto la tutela del curato di Astériac (Beauvoir).

La Tradizione narra che l’Arcangelo Michele apparve nel 709 al Vescovo di Avranches, sant’Auberto, chiedendo che gli fosse costruita una chiesa sulla roccia. Il vescovo ignorò la richiesta per due volte finché San Michele gli bruciò il cranio con un foro rotondo provocato dal tocco del suo dito, lasciandolo tuttavia in vita. Il cranio di Sant’Auberto con il foro è conservato nella cattedrale di Avranches.

Venne quindi sistemato un primo oratorio in una grotta e la precedente denominazione di Mont-Tombe fu sostituita con quella di Mont-Saint-Michel-au-péril-de-la-Mer.

Il duca Riccardo I (943-996) nel corso dei suoi pellegrinaggi al santuario rimase indignato dal lassismo dei canonici, che delegavano il culto a clerici salariati, e ottenne dal papa Giovanni XIII una bolla che gli dava l’autorità di riportare l’ordine nel monastero e fondò una nuova abbazia benedettina nel 966, con monaci provenienti da Saint Wandrille (abbazia di Fontenelle). L’abbazia benedettina fu edificata a partire dal X secolo con parti giustapposte che si sono sovrapposte le une alle altre negli stili che vanno dal carolingio al romanico al gotico flamboyant.

Nel 1791, in seguito alla rivoluzione francese gli ultimi monaci furono cacciati dall’abbazia, che divenne una prigione: vi furono incarcerati a partire dal 1793 più di 300 sacerdoti che rifiutavano la nuova costituzione civile del clero. La prigione fu chiusa nel 1863 per decreto imperiale. L’abbazia passò quindi alla diocesi di Coutances. In occasione del millenario della fondazione, nel 1966, una piccola comunità monastica benedettina si è nuovamente insediata nell’abbazia, sostituita nel 2001 dalle Fraternità monastiche di Gerusalemme.

La notevole architettura del santuario e la baia nel quale l’isolotto sorge con le sue maree ne fanno un sito non solo di pellegrinaggi, ma anche di massiccio turismo, con circa 3.200.000 visitatori ogni anno.

(Continua)

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Articolo pubblicato il 02/02/2018