Sacra di San Michele (TO): i danni causati dall’incendio sono ingenti, ma nessun bene storico - artistico è andato distrutto

Il riferimento a “il nome della Rosa”

Un provvido pozzo ottocentesco ha favorito l’intervento tempestivo dei vigili del Fuoco ed ha limitato al tetto, i danni causati dall’incendio che mercoledì sera ha colpito la Sacra di San Michele.

 Sconosciuto è ancora il motivo reale che ha scatenato questo scempio, forse un corto circuito ma le cause sono da accertare. Il pericolo di maggiori danni pare definitivamente scongiurato

Ci auguriamo che anche i lavori di riparo dalle intemperie che dovrebbero precedere il ripristino del tetto inizino quanto prima.

A margine della notizie, diffuse da Civico20 e da molte fonti, in tanti hanno fatto riferimento al celebre romanzo di Umberto Eco, “Il Nome della rosa”, che pare ambientato in questo luogo magico.

Altri, equivocando sulle origini dell’incendio, hanno affermato che stiamo tornando al Medioevo.

Ci pare opportuno fornire qualche notizia sull’Abbazia ricca di Storia e sul filo conduttore che ha ispirato il romanzo di Umberto Eco.

Costruita tra il 983 e il 987 sulla cima del monte Pirchiriano, a 40 chilometri da Torino, la Sacra di San Michele attira ogni anno centomila visitatori da tutto il mondo.

L'antica abbazia, candidata ad essere inserita nella lista del patrimonio mondiale dell'Unesco, è dedicata al culto dell'Arcangelo Michele. S'inserisce all'interno di una via di pellegrinaggio lunga oltre 2000 chilometri, che va da Mont Saint-Michel, in Francia, a Monte Sant'Angelo, in Puglia.

Da anni la Sacra di San Michele è il simbolo della Regione Piemonte.

  


Il nome della rosa” è uno dei più celebri romanzi scritti da Umberto Eco ed edito per la prima volta da Bompiani nel 1980. L’opera è ambientata nel 1327 in una ricca abbazia benedettina del Nord Italia.

I principali protagonisti sono Guglielmo da Baskerville (frate francescano anglicano) e Adso da Melk (giovane novizio) che si recano proprio nel monastero perché Guglielmo è stato incaricato dall’imperatore di partecipare al congresso, in virtù di sostenitore delle tesi pauperistiche ricomponendo la frattura fra papato e impero e favorendo le tesi dei francescani.

Ma la situazione non è subito facile ed inoltre numerosi e misteriosi delitti coinvolgono la vita dell’abbazia benedettina.

La prima morte è quella del giovane confratello Adelmo, accusato di essersi piegato al volere della carne, poiché aveva avuto un rapporto sessuale con Berengario cioè l’aiuto bibliotecario.

L’uomo, sentendosi poi in preda ai sensi di colpa, si era suicidato, probabilmente gettandosi da una finestra della biblioteca. La seconda morte invece è quella di Venanzio, giovane monaco traduttore dal greco e amico di Adelmo. L’uomo stava leggendo uno dei quei libri nascosti nella biblioteca e ritenuti maledetti riuscendo ad entrare nel Finis Africae, luogo dove era custodito il sapere.

Ma arrivato nelle cucine, dopo aver letto poche pagine del libro, muore improvvisamente. La stessa infausta sorte capita a Berangio, aiutante bibliotecario che trova il corpo senza vita di Adelmo.

L’uomo, in preda al panico, butta il corpo di Adelmo in un orcio di sangue, poi prende il libro in mano recandosi fino all’ospedale. Ma dopo poco inspiegabilmente si sente male e muore nella vasca da bagno dell’ospedale, lasciando il libro ancora incustodito.

In abbazia, continuano le morti di altri frati. Dopo è il turno di Severino da Sant’Emmerano, il padre erborista, che viene ucciso nell’ospedale con un colpo alla testa da Malachia; poi dello stesso Malachia che, dopo aver sfogliato il maledetto libro, muore in chiesa davanti agli occhi attoniti di tutti i frati e, in ultimo, Abate che muore soffocato in una stanza segreta della biblioteca. La situazione si complica ulteriormente quando l’inquisitore Bernardo Gui viene alla scoperta di due eretici della setta dei Dolciani che provocano ulteriore scompiglio.

Intanto Guglielmo e Adso cercano di venire a capo dell’intricata vicenda.

Si scoprirà più tardi che tutti questi efferati delitti sono stati perpetrati ad opera di Jorge per impedire la lettura di una copia del secondo libro della Poetica d’Aristotele, dove l’autore tratta la disposizione al riso come una forza buona.

Jorge, infatti, aveva cosparso le pagine della Poetica d’Aristotele di un veleno particolare, sottratto all’erborista Severino. Quando un lettore sfogliava le pagine del libro, veniva a contatto con il potente veleno, lo ingeriva ed in seguito moriva all’istante. Guglielmo e Adso cercano la verità penetrando nel labirinto della biblioteca e scoprendo il luogo dove è custodito il manoscritto fatale. Riescono a trovare il colpevole Jorge che, dopo la morte del bibliotecario Malachia, tenta di uccidere Guglielmo offrendogli il manoscritto dalle pagine avvelenate.

Ma Guglielmo capisce il tranello e sfoglia il libro con le mani protette da un guanto, “divorando” perfino le pagine avvelenate del manoscritto in modo che più nessuno possa toccarle e leggerle.

Alla fine dopo un violento litigio tra Guglielmo e Jorge, Adso accidentalmente fa cadere una candela accesa su una pergamena.

Il fuoco, prima minimo, si propaga ben presto diventando un mostruoso incendio che distrugge l’intero monastero. Dopo questi drammatici eventi, Adso decide di rifugiarsi nel monastero di Melk, mentre Guglielmo prende anche lui la sua strada. Solo in ultimo Adso ci rivelerà che Guglielmo è morto durante la celebre peste nera.

Lo scrittore narra una serie di eventi e di delitti che accadono nell’arco di una settimana. Gli avvenimenti di ogni giorno si succedono secondo la regolare scansione delle ore canoniche della preghiera.

Il romanzo definito genere giallo storico, ha ottenuto un notevole successo di critica e di pubblico, vendendo oltre 50 milioni di copie in trent’anni ed essendo tradotto in oltre 40 lingue. Numerosi i premi e i riconoscimenti, tra cui quello più significativo è il Premio Strega nel 1981.

Per quanto riguarda invece gli adattamenti cinematografici, l’opera è stata portata sugli schermi tv nel 1986 grazie ad un riuscitissimo film, per la regia di Jean-Jacques Annaud, con l’attore Sean Connery nei panni di Guglielmo e Christian Slater che interpreta il ruolo di Adso.

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 27/01/2018