Torino di nuovo Olimpica (nel 2026). Una sfida da accogliere

Segnaliamo l’editoriale pubblicato sull’ultima newsletter del gruppo DAI Impresa

“Le Olimpiadi non hanno cambiato soltanto Torino. Hanno cambiato i torinesi”. Non si può non essere d’accordo con Massimo Gramellini, che lo ha spesso sostenuto, quando gli è stato chiesto un bilancio sulla lunga distanza dell’evento olimpico.

I torinesi, insieme alla loro città e a tutto il suo territorio fino alle montagne olimpiche, sono così cambiati da osare pensare che valga la pena provare a farceli tornare i Giochi invernali.

Come scriveva ancora Massimo Gramellini, in articolo in occasione del decennale: “Fu un disvelamento al mondo che cambiò per sempre l’anima della città. Non nelle sue manifestazioni esteriori, però, che restarono improntate a una rigida disciplina sabauda: finite le Olimpiadi, e in attesa di nuovo ordine, gli automobilisti continuarono per mesi a non occupare la corsia riservata ai mezzi olimpici. Ma forse era anche un modo per illudersi che non fossero finite (…) Sono continuate con l’esplosione del turismo culturale, dei talenti enogastronomici, dei nuclei tecnologici d’eccellenza: oggi l’aeroporto di Torino ha un traffico persino più massiccio che nei giorni dei Giochi. Ma sono continuate soprattutto nella testa dei torinesi, che hanno imparato a concedersi il lusso di pensare in grande e di sopportare i riflettori. Talvolta persino di accenderli”.

La città, che sembrava essersi infatuata dei miti della decrescita, inizia ora seriamente (noi sul nostro giornale che scrivemmo subito, convinti del valore di questa sfida) a pensare d’ imboccare la corsia olimpica. Un’opportunità che sarebbe bene non farsi sfuggire. Il Dai Impresa è sul pezzo.

Marco Margrita

@mc_margrita

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 19/01/2018