I tagli alla spesa sono un bluff: ecco come si fa a risparmiare

Parla Gianna Gancia

Partiamo dai numeri certificati. Dal 2011 al 2016 la spespesa pubblica è aumentata del 2,6%, fino a raggiungere gli 829 miliardi di euro. Quindi è un mito che gli ultimi anni abbiano visto una riduzione della spesa. Ancora più significativo è vedere le variazioni della composizione della spesa. La spesa per l' acquisto di beni e servizi da parte delle pubbliche amministrazioni è aumentata del 4,5%, quella per l' assistenza e la previdenza del 10,9%, per le uscite in conto capitale del 7,5%, le altre uscite in conto capitale del 9,1 %. Diminuisce, ed è un bene, la spesa per il personale del 3,3%. Ma diminuisce enormemente, e non è affatto un bene, la spesa per gli investimenti fissi lordi di ben il 22,6%: il che significa che non si è più investito in nuove infrastrutture o per mantenere quelle già esistenti.

Se non vi fosse stata la diminuzione del 13,3% delle spese per il servizio del debito pubblico, dovuta al calo dei tassi di interesse in Europa, la spesa pubblica complessiva sarebbe salita molto più del 2,6%.

La conseguenza di tutto questo è che il debito pubblico, che nel 2011 era del 120% del Pil, è aumentato fino a raggiungere il 132 % nel 2016.

Due conclusioni vanno tratte da questi numeri. In primo luogo, che la cosiddetta "spending review" è stata nulla o irrilevante. In secondo luogo, che il nostro Paese è terribilmente fragile di fronte al quasi inevitabile rialzo dei tassi di interesse che si verificherà in un futuro prossimo. Nel 2016 il costo medio del servizio del debito è stato dello 0,55%, equivalente a 66 miliardi. Nel 2007 era stato del 4,14 %, e se i tassi dovessero risalire a livelli simili il quadro di equilibrio della finanza pubblica verrebbe sconvolto.

Avendo inoltre aumentato la spesa corrente e diminuito quella per investimenti non abbiamo posto le premesse necessarie per una forte e duratura crescita economica. E, come insegna l' esperienza, senza crescita economica il debito pubblico non è sostenibile nel lungo periodo, e si rischia di avvitarsi in situazioni come quelle della Grecia.

Crescita penalizzata - Negli anni in cui prevalevano le visioni socialiste e keynesiane, un' alta spesa pubblica era considerata come un fattore essenziale per la crescita dell' economia. Ma è almeno da trent' anni che nessuno sostiene più una tesi di questo tipo.

Ormai abbiamo un' evidenza fortissima che ci mostra come un alto livello di spesa pubblica danneggia la crescita economica, specialmente quella di medio e lungo periodo. E questo indipendentemente dalla questione del deficit pubblico.

Se anche il deficit pubblico fosse mantenuto basso, un' alta spesa pubblica danneggerebbe comunque la crescita. Più si spende e meno ricchezza si crea. E se non si crea ricchezza non vi sono le risorse per fornire in modo adeguato i beni pubblici e i servizi pubblici desiderabili e necessari.

Quindi oggi la questione di una elevata spesa pubblica non è una questione economica, ma è una questione politica. Ed è una questione che sta al cuore di un' autentica democrazia.

Si sente affermare spesso che se la spesa pubblica è alta è perché così vuole la maggioranza, o addirittura la quasi totalità dei cittadini.

Quindi un' alta spesa pubblica sarebbe democratica, mentre una spesa pubblica contenuta corrisponderebbe soltanto ad una visione ideologica di una minoranza di liberali.

Le cose non stanno affatto così. La realtà è che le maggioranze parlamentari che decidono la spesa pubblica sono formate dalla somma di minoranze, ognuna delle quali ha come obiettivo di ottenere dei benefici dalla spesa pubblica medesima.

A queste minoranze non interessa nulla che in questo modo si aumenti la spesa pubblica complessiva. Ogni minoranza sa bene che, se non è lei a chiedere dei benefici promettendo il proprio appoggio elettorale, lo faranno altre minoranze, che formeranno altre coalizioni maggioritarie.

Quindi, del tutto razionalmente, preferisce essere parte della coalizione vincente, senza preoccuparsi delle conseguenze generali sul bilancio pubblico. Poi, ovviamente, ognuno che ha beneficiato della spesa pubblica si lamenta perché le tasse sono troppo alte!

Ognuno vorrebbe i benefici senza dover pagare le conseguenze. Come disse quasi duecento anni fa il grande economista liberale Frédéric Bastiat, lo Stato è l' eterna illusione attraverso la quale ognuno pensa di vivere a spese di tutti gli altri.

Tutelare i cittadini - Conclusione: la vera democrazia consiste nel contenere la spesa pubblica, non nell' espanderla! Davvero qualcuno potrebbe credere che i cittadini sarebbero d' accordo ad avere l' elevata spesa pubblica che abbiamo in Italia se avessero ben presente che la mano pubblica prende quasi la metà del loro reddito? E se sapessero che così facendo stanno distruggendo il futuro dei loro figli?

C' è modo di interrompere questa spirale perversa alta spesa pubblica-alta tassazione-alti deficit-bassa crescita? Poiché il problema è politico, la soluzione non può che essere politica.

E la soluzione politica richiede che vi siano almeno alcuni politici che abbiano il coraggio e la capacità di tagliare la spesa improduttiva, i sostegni inutili e immorali a pochi privilegiati, per destinare le risorse liberate sia alla diminuzione delle imposte sia a fornire quei beni pubblici che sono veramente necessari a tutti i cittadini, come l' ordine pubblico, la protezione del territorio, un' istruzione di qualità, una ricerca scientifica che sia volano dell' economia, sistemi sanitari e assistenziali efficienti.

Negli anni in cui ho avuto l' onore di essere presidente della Provincia di Cuneo si è dimostrato che questo si può fare. E lo si può fare senza perdere il consenso dei cittadini, molti dei quali ormai (per fortuna!) cominciano a comprendere che un' alta spesa pubblica è comunque negativa per il futuro loro e dei loro figli anche se nell' immediato ne possono trarre benefici. E hanno cominciato anche a capire che dell' alta spesa pubblica beneficiano sproporzionatamente non i ceti più deboli, ma gli interessi più forti e dei più forti.

Certamente una condizione importante affinché cessi l' illusione di ognuno di vivere a spese di tutti gli altri è che il sistema politico di un Paese sia di tipo federale/decentrato, e non centralistico. I sistemi politici che mantengono più bassa la spesa pubblica sono proprio i sistemi federali. Lo dimostrano i dati.

La ragione è che più la spesa pubblica è vicina ai cittadini, più essi possono controllare a cosa serve. E in un sistema federale i cittadini sanno che quello che viene speso sul loro territorio sono loro a pagarlo con le loro tasse, non uno Stato distante.

Ricordiamo cosa diceva Luigi Einaudi a proposito di federalismo e di spesa pubblica: «Se regioni, province, comuni devono ricorrere ad entrate proprie, nasce il controllo dei cittadini sulla spesa pubblica, nasce la speranza di una gestione sensata del danaro pubblico.

Se gli enti territoriali minori vivono di proventi ricevuti o rinunciati dallo Stato o vivono, come accade, addirittura di sussidi, manca l' orgoglio del vivere del frutto del proprio sacrificio e nasce la psicologia del vivere a spese altrui». Questo è lo stretto legame tra federalismo, liberalismo, e autentica democrazia.

Ed è la via per ridurre la spesa pubblica, eliminare la spesa improduttiva, e riqualificare le risorse verso gli usi che sono davvero produttivi: e per tutti i cittadini, non solo per alcuni.

Da LIberoquotidiano.it

Gianna Gancia

Presidente del Gruppo Lega Nord Consiglio Regionale del Piemonte

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 05/01/2018