24 dicembre 2000: muore il torinese Filiberto Guala

“Chi era costui?”: un singolare personaggio, ingegnere, dirigente d’azienda e poi frate trappista, tra l’altro organizzatore dell’Esposizione “Italia ‘61” a Torino

Il recente libro “Le Case INA di Corso Sebastopoli. 1957-2017” (Atene del Canavese, 2017) scritto da Giancarlo Libert, dedicato al quartiere Santa Rita, considera le Case INA di corso Sebastopoli, costruite nell’ambito del “Piano Fanfani”, grandioso progetto avviato in numerosi comuni dallo Stato Italiano sin dal 1949.

Il “Piano Fanfani” ha avuto tra i suoi principali esponenti l’ingegnere torinese Filiberto Guala (1907-2000), presidente del Comitato di Attuazione e cittadino onorario di Torino.

Ho molto apprezzato l’attenzione di Libert nei confronti di questo singolare personaggio, ingegnere, dirigente d’azienda e poi frate trappista, tra l’altro organizzatore dell’Esposizione “Italia ‘61” a Torino. Poiché il 24 dicembre ricorre l’anniversario della sua morte, avvenuta ad Albano Laziale (Roma) nel 2000, ho voluto fornire ai Lettori di “Civico20News” un breve ricordo di questo personaggio piemontese, ingiustamente dimenticato, che ho più volte ricordato quando tenevo corsi di storia e cultura piemontese presso l’Università della Terza Età di Torino e di altri comuni.

Le numerose biografie di Filiberto Guala presenti in rete lo indicano tutte come nato a Montanaro (TO), in Canavese, il 18 dicembre 1907. Libert lo designa invece come nato a Torino, da Giovanni Guala di Chivasso e da Ernesta Ponchia di Montanaro, dove Filiberto ha trascorso parte della sua infanzia, mentre a Torino abitava alla Crocetta, in via Piazzi n. 5.

Il sito “Santi e Beati” così lo ricorda come “Padre Filiberto Guala Sacerdote trappista“, fra i “Testimoni”: Fin dalla giovane età fu un cattolico militante. Andava a messa tutte le mattine, pare che all’età di 18 anni avesse fatto voto di castità e di povertà e per tutta la vita devolse ai poveri parte del proprio stipendio.

Fu molto influenzato dalla vita del beato Piergiorgio Frassati e dopo la sua morte formò un gruppo di amici per vivere insieme la sua spiritualità. Ebbe quale consigliere spirituale il futuro Papa Paolo VI, al quale confidò la sua intenzione di abbracciare la vita sacerdotale, ma Montini lo dissuase dicendogli: “Lei deve essere un buon ingegnere e non un prete. La Chiesa ha bisogno di laici che abbiano delle posizioni determinanti nella struttura del paese”.

Laureatosi in ingegneria al Politecnico di Torino nel 1929, ricoprì vari incarichi lavorativi. Entrò in contatto nel 1938 con Don Orione e l’incontro con questo santo segnò profondamente la sua vita.

Dal 1936 al 1941 Guala fu chiamato ai vertici della Società Acque Potabili di Torino, ma è noto principalmente per avere ricoperto la carica di Amministratore Delegato della RAI dal 1954 al 1956, che gestì in modo rigido ed autoritario, legandone per lo più i contenuti ad esigenze di moralizzazione cattolica.

Nel 1960, a 53 anni di età, decise di farsi frate trappista, entrando nel convento delle Frattocchie, e nel 1967 fu ordinato sacerdote.

Nel 1972 il Guala fu chiamato a metter mano alla ristrutturazione del monastero della “Madonna della Fiducia” in Morozzo (CN), ove poi visse come un eremita sino al 1984, quando ormai anziano fu costretto a fare ritorno alle Frattocchie per problemi di salute.

In quel periodo il monastero divenne meta di molti gruppi giovanili, ma anche di industriali, manager e finanzieri di primissimo piano che si recavano da lui per un consiglio, una parola di conforto, un aiuto spirituale.


Queste notizie riguardano essenzialmente l’aspetto spirituale di Guala. Libert ha giustamente sottolineato il suo ruolo preponderante nell’esecuzione del “Piano Fanfani”. Aggiungo qualche informazione, sempre inerente al suo ruolo di dirigente d’azienda.

Come manager aveva abitudini singolari: quando usava una auto blu, non si sedeva dietro, ma di fianco all’autista. E ancora, durante i consigli di amministrazione, era detestato dagli altri componenti perché chiedeva soltanto acqua minerale, costringendo tutti ad adeguarsi!

Guala si è occupato in modo determinante dell’organizzazione dell’Esposizione “Italia ‘61”, a Torino.

Scrive Vittorio Messori (Il mistero di Torino, 2005): «… pochi sanno che - per spirito civico, da vecchio torinese - Guala ritardò di almeno un anno l’ingresso nel monastero delle Tre Fontane, tra Roma e il mare. Si era ormai al principio del 1960, nella primavera dell’anno dopo doveva aprirsi la grande esposizione, ma praticamente non era pronto niente, con i cantieri appena aperti o ancora da installare. L’uomo del miracolo fu lui, Filiberto Guala, cui praticamente imposero, per spirito di obbedienza, di assumere la segreteria generale dell’esposizione. La quale ... fu una delusione ... Guala non c’entrava, lui, ingegnere, aveva avuto il compito di costruire le strutture. E le costruì, e bene, a tempo di record».

A questo proposito, mi sia concesso un ricordo personale: in occasione dei festeggiamenti del 2011, un gruppo di persone aveva messo in piedi una sorta di “Così eravamo” riferito a “Italia ‘61”, dal tono piuttosto egocentrico e autoreferenziale. Ho tentato di far loro ricordare anche Filiberto Guala ma mi è stato risposto sprezzantemente, per interposta persona, che il suo ruolo era strato “insignificante”!

Il 27 novembre del 2000 Torino ha conferito la cittadinanza onoraria a Filiberto Guala, un mese prima della sua morte, avvenuta all’età di 93 anni.

Si può quindi definire Filiberto Guala come “torinese”, anche se fosse nato a Montanaro, e dai torinesi merita di essere conosciuto e ricordato.

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Articolo pubblicato il 24/12/2017