Torino. Fabrizio Gatti, il compagno che sbaglia!

Ammanco di undici milioni alla Finpiemonte, per le operazioni allegre dell’ex presidente. La procura indaga

Un Sergio Chiamparino incurvito, ma che cercava di ostentare serenità ieri, nel corso della seduta del Consiglio Regionale, ha svolto un’informativa sulle gravi e sconcertanti vicende che hanno coinvolto l’immagine di Finpiemonte, la finanziaria della Regione, per la precisa responsabilità dell’ex presidente di designazione PD, Fabrizio Gatti.

Le prime avvisaglie risalgono al 2 novembre, quando l’attuale presidente Stefano Ambrosini ha informato in via riservata Chiamparino su quanto era emerso da un controllo interno.

Un ammanco complessivo di circa 11 milioni di euro.

Emergono tre bonifici (effettuati fra giugno 2016 e febbraio 2017) per un totale di sei milioni, uno di 1,5 milioni e gli altri di due milioni circa a società che non compaiono tra i beneficiari dei finanziamenti di Finpiemonte o in rapporto con essa”, dichiara Chiamparino che prosegue. Su quei bonifici, poi, “non c’era la firma del direttore finanziario, ma del presidente” cioè del Gatti.

L’altra vicenda si riferisce a una rischiosissima operazione finanziaria, condotta tramite una banca svizzera che ha già comportato la perdita di cinque milioni a causa di un investimento di 50 milioni in un fondo ad alto rischio e vincolato.

La patata calda, ovviamente Chiamparino non l’ha tenuta per sè ed ha spedito i due assessori competenti, Aldo Reschigna e Giuseppina De Santis, alla Procura della Repubblica, con le querele conseguenti a tutela della Finpiemonte e del suo azionista di riferimento ed ha poi informato la Corte dei Conti e la Banca d’Italia.

L’imbarazzo è notevole, anche perché in altre precedenti situazioni, Gatti era stato artefice di operazioni in perdita o in contrasto con la mission della finanziaria, per coprire speculazioni e investimenti sbagliati in società in cui era socio.

Circolava nel pomeriggio anche l’indiscrezione che, quale socio o compagno di merende dell’ex presidente di Finpiemonte, ci sia un personaggio ancora stabilmente inserito nella solita nomenclatura.

Il segretario Regionale del PD e capogruppo in consiglio Regionale, Davide Gariglio ha blindato la maggioranza, preoccupato per le deflagrazioni politiche del caso.

E’ poi seguita la tiritera degli interventi dei consiglieri, principalmente di opposizione. Con una coda del M5S che, rispolverando impostazioni già in precedenza sostenute, invita la Giunta a soprassedere alla decisione di trasformare Finpiemonte in una banca.

Prudente e solerte Chiamparino. La riprovazione non può non tornare sulla gestione distratta delle società partecipate ad opera dell’Assessore De Santis.

Società in gran parte passive, con attività poco trasparenti ed efficaci, gestite da vertici di diretta emanazione partitica. Anche quando non si sfiora la giustizia penale, la maggior parte di esse, risultano poco inclini all’innovazione e nell’individuazione degli obiettivi da concretizzare.

Il PD risulta politicamente coinvolto da questa vicenda. Non è ammissibile che in dichiarazioni pubbliche, si allarghino le braccia, perché qualcuno dovrebbe aver l’onestà di ammettere l’errore nell’affidamento di incarichi delicati a individui già chiacchierati e pagarne le conseguenze.

Anche in passato, pur con altre congreghe partitiche, un altro presidente di Finpiemonte aveva dovuto fare un passo indietro, perché coinvolto in situazioni professionali dubbie, lasciando spazio poi a Gatti.

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Articolo pubblicato il 13/12/2017