L'economia civile per andare oltre il rancore

Mettersi, insieme, al lavoro può "curare" il rancore

Il 51esimo rapporto del Censis sull'Italia, presentato venerdì scorso al Cnel, ha in "rancore" la parola chiave. Nonostante i dati, secondo l'autorevole osservatorio, confermino che la ripresa c’è e l’industria va.

Contemporaneamente, però, il blocco della mobilità sociale crea nuovo disagio. Manca un’agenda sociale condivisa e, quindi, le posizioni reattive conquistano sempre più spazio.

Un fenomeno, questo, che coinvolge sempre più anche il ceto medio. Secondo l'istituto di ricerca, "persistono trascinamenti inerziali da maneggiare con cura: il rimpicciolimento demografico del Paese, la povertà del capitale umano immigrato, la polarizzazione dell'occupazione che penalizza l'ex ceto medio". La questione è che "Non si è distribuito il dividendo sociale della ripresa economica e il blocco della mobilità sociale crea rancore".

Questa situazione contiene una sfida, che tutti quanti non smettono di costruire - e ci sono, DAI Impresa s'inscrive tra questi - dovrebbero più nettamente (ac)cogliere: quella dell'economia civile. Attualizzando l’idea che l’homo oeconomicus si debba nutrire anche di relazioni, motivazioni, fiducia, e che l’attività economica abbia bisogno di virtù civili, di tendere al bene comune più che alla ricerca di soddisfazioni individuali.

Così il senso di esclusione, senza misure stataliste, può essere superato. E la crescita può estendere i suoi benefici su tutti.

Come ha fatto notare Stefano Zamagni: "L’economia civile non contrappone Stato e mercato o mercato e società civile, cioè non prevede codici differenti di azione".

Non solo parlando di responsabilità sociale d'impresa, ma anche non confinando "la società civile organizzata – cooperative sociali, associazioni di promozione sociale, fondazioni – al ruolo di soggetto incaricato di ridistribuire il sovrappiù, come in altri sistemi economici, ma ne cerca la valorizzazione come soggetto economico vero e proprio, messa al lavoro".

Mettersi, insieme, al lavoro può "curare" il rancore.

Marco Margrita

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Articolo pubblicato il 04/12/2017