Asti - A Palazzo Mazzetti la pittura in Piemonte tra il Seicento e il Settecento in una mostra

Un grande appuntamento dedicato alla pittura con sessanta opere alcune per la prima volta esposte in Italia

 Un grande appuntamento al Palazzo Mazzetti dedicato alla pittura del  Seicento e Settecento  con sessanta opere - alcune per la prima volta  arrivate in Italia -, come  le grandi tele raffiguranti l’assedio di Asti del 1615 in prestito dal Museo El Greco di Toledo- Il tutto è visitabile  fino al 25 febbraio 2018 con orari dal martedì a domenica 10.30-18.30 chiuso il lunedì www.palazzomazzetrti.it.   

La mostra, curata da Alberto Marchesin, Paola Nicita, Blyhe Alice Raviola e Andrea Rocco  viene promossa dalla Fondazione Palazzo Mazzetti, Fondazione Cassa Risparmio di Asti e Città di Asti, è realizzata con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Alessandria Asti e Cuneo e la Diocesi della provincia di Asti, con il patrocinio della Regione Piemonte, Provincia di Asti MIBACT e Ministero della Cultura Spagnola.

Questa iniziativa avviene a conclusione delle celebrazioni per i venticinque anni della nascita della Fondazione Cassa Risparmio di Asti, il progetto espositivo è sulla linea tracciata dalle mostre precedenti in occasione delle quali i restauri e le ricerche hanno consentito la ricostruzione di una geografia culturale ampia e complessa.

Per raccontare il tutto  vengono  impiegate  oltre sessanta  capolavori tra argenti, dipinti e sculture per illustrare al pubblico  un periodo storico che comprende  l’Ancien Régime,  che va dalla prima guerra di successione di  Mantova e del Monferrato alla Repubblica Astese del 1797, uno dei primordiali movimenti di presa di coscienza nazionale.

Uno degli scopi che si prefigge la mostra è quello di confrontare le vicende della storia di Asti in epoca moderna con la ribalta europea garantita nel Seicento dai legami del luogo e della dinastia sabauda con la monarchia spagnola. Accanto alle opere restaurate grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti si annoverano importanti prestiti da musei italiani stranieri tra cui, per la prima volta in Italia, le quattro tele raffiguranti l’assedio di Asti avvenuto nel 1615 attualmente conservate presso il Museo El Greco di Toledo.

Il percorso espositivo inizia al piano nobile del Palazzo Mazzetti, per proseguire nel salone d’onore  dove sono collocate le quattro grandi tele che, documentato gli aspri scontri  e sanguinose battaglie che di recente sono stati  attribuiti al celebre pittore Giovanni Battista Crespi detto il Cerano  commissionate   dal marchese dell’Hinojosa, governatore dello Stato  di Milano.

Le nozze di Carlo Emanuele I  di Savoia con l’infanta Catalina Micaela d’Asburgo, figlia di Filippo II, avevano irradiato in Piemonte pratiche devozionali e gusti di matrice iberica: ad   Asti sono testimoniate con oggetti devozionali:  come il reliquiario della processione dell’Entierro e dal zapato (ossia la Sacra Scarpa della Madonna- foto 2) proveniente dall’Istituto Opera Pia Isnardi già presso i Carmelitani  di Asti.

Il reliquario in argento a fusione, sbalzato, inciso, cesellato, dorato con gemme di un altezza di centimetri 22 e una larghezza di 9,5 centimetri  conserva un frammento di cuoio della sacra scarpa della Beata Vergine Maria. Per la seconda metà del Seicento- epoca che vede il venir meno dell’influenza spagnola e il rafforzamento del governo sabaudo sulla provincia - e per il Settecento,  Asti e dintorni vedono un clima artistico vivacizzato dalle committenze dei vescovi e della nobiltà astigiana.

Nelle sale attigue sono esposte alcune tele che documentano la cultura figurativa dell’epoca tra cui le splendide tele del Guglielmo Caccia detto il Moncalvo, provenienti da Villanova d’Asti e da Grazzano Badoglio, in mostra anche un San Defendente attribuito ad un pittore della scuola caravaggesca vicino a Giuseppe Vermiglio. A livello locale viene presentata nella mostra la bottega di Bartolomeo Pelizza, con influenza delle opere  del Moncalvo, la cui fortuna si evidenzia nei capolavori artistici della figlia Suor Orsola Caccia.

Il percorso prosegue poi al piano terra dove è collocata la pittura della seconda metà del Seicento, con opere di Charles  Dauphin, Giovanni Bartolomeo Caravoglia  che è presente  con una sua  tela eseguita nel 1668 circa, proveniente dalla chiesa parrocchiale dei Santi Genesio e Stefano di Rocca d’Arazzo di Asti:

”Sant’Antonio da Padova ritratto con la donatrice dell’opera:Paola Solaro Cacherano d’Osasco”; mentre dalla chiesa di San Bartolomeo d’Azzano proviene una stupenda Sacra Famiglia con San Giovannino che si avvicina molto alla pittura della scuola marchigiana di Sassoferrato. Il percorso seicentesco  si conclude poi con il “Cristo Morto” attribuito alla bottega dei Cassini, scultura che attesta una pietà devozionale di origine seicentesca di grande forza espressiva.

Nel piano terra  viene portato in evidenza  la pittura  del Settecento, dove spicca la grande tela -  della committenza degli ordini religiosi - di “Sant’Agostino e santi  e il miracolo dell’ossessa”, collocabile in ambito emiliano, del primo quarto del secolo. La mostra viene commentata da un pregevole volume edito dalla SAGEP di Genova, pp.319, illustrazioni a colori €40.00.

 

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Articolo pubblicato il 24/11/2017