L’ignoranza e la mala fede della Ministra Fedeli, non conoscono limiti!

Alfredo Monaco analizza il deplorevole teatrino inscenato dalla ministra e l’accondiscendenza supina della presidenza dell’Ordine dei Medici di Torino

Nei giorni scorsi è scoppiata una polemica per una domanda sull'omosessualità al "Progress test" svolto nelle università ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia e somministrato a 33.000 studenti (dal secondo anno in poi), per valutarne i progressi nell'apprendimento.  "Quali delle seguenti percentuali rappresenta la migliore stima del verificarsi dell'omosessualità nell'uomo?", era il quesito presente nella prova.

Il ministro dell'Istruzione, Valeria Fedeli, nota per la presentazione disinvolta e al rialzo dei sui modesti risultati scolastici, ha prontamente commentato “E’ di una gravità assoluta” auspicando che la domanda sia eliminata e venga sanzionato il responsabile.

Ovviamente seguita dagli evirati cantori del “politically correct”, a prescindere dal contenuto,  che purtroppo rivestono anche ruoli istituzionali.

Ci è subito sembrato un macabro pretesto di cattivo gusto, per inserirsi, in modo maldestro, senza alcuna conoscenza scientifica in una materia che è lontana dalle finalità politiche e tanto meno di costume.

Tra commenti più sensati ed autorevoli che ci sono pervenuti, riportiamo quello del dr. Alfredo Monaco, medico chirurgo e Consigliere regionale del Piemonte.

“Ho il terribile dubbio che “il caso” della domanda, di puro carattere epidemiologico, dei “Progress Test” di Medicina 2017 non sia stato montato per far conoscere alla platea sociale che la percentuale di omosessualità maschile è pari al 5-10%, ma per la ricerca disperata di un titolo sui giornali, insinuando il sospetto che l’Università e l’intera classe medica coltivi la malerba delle discriminazioni, e questo è deplorevole.

Se qualcuno pretende di sapere se la comunità medica ritiene ancora l’omosessualità una malattia ed il senso di una simile domanda a futuri medici, speculando contemporaneamente sul ruolo dell’Università, dei medici e sulla pelle di chi quotidianamente subisce discriminazioni, temo che sia per meri fini di visibilità mediatica, e questo è gravissimo.

Alla reazione del Ministro Fedeli, frutto di impeto ideologico e non di conoscenza ed approfondimento, si è accodata accondiscendente la Presidenza dell’Ordine dei Medici di Torino, sottraendosi colpevolmente dal proscenio di una risposta che era quanto meno dovuta.

Ed allora rispondo io: “No, la classe medica non ‘ritiene’ proprio un bel niente! Non fa considerazioni e congetture, ma si esprime sulla scorta dell’evidenza del dato scientifico.

Nulla di più, nulla di meno. Il senso della domanda? Quello del quiz, con un dato epidemiologico sterilizzato nel suo valore dalla natura del quiz, che andrebbe inserito in un ventaglio di domande più ampio ed articolato. Il medico ha il dovere di conoscere le abitudini di chi chiede soccorso, in tutti le direzioni, anche sessuali, per suggerire i migliori stili di comportamento per prevenire o ridurre l’insorgenza di malattie”.

Ma come si fa, mi chiedo, buttare la croce sull’Università? Dovrebbe censurare le domande commissionate dalla Pennsylvania University, leader mondiale nella valutazione delle scienze mediche per scegliere poi con quale criterio? Convenienza dello studente, dei docenti, della politica, dei politici, dell’etica?

Non è che a qualcuno frulla in testa una sorta di commissione censoria?

Suggerirei un recupero di sobrietà e serietà.

Anche se si fa il proprio mestiere ideologico, non è vietato essere seri, a maggior ragione se si riveste una carica pubblica che si nutre di visibilità mediatica”.

Alfredo Monaco

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Articolo pubblicato il 19/11/2017