L’EDITORIALE della DOMENICA di CIVICO20NEWS – Enrico S. Laterza : L’esattore può attendere

Ma non per i comuni-mortali: solo multinazionali, milionari, mafiosi, ministri e monarchi vanno in paradiso (fiscale)

Destinazione paradiso.

 

Per Grignani, l’Alighieri e tutte le anime pie che si rispettino.

 

Ma specialmente per i soldoni sonanti (“Siamo ominicchi o capitali?!”, magari domanderebbe Totò).

 

Non si tratta, però, dell’Eden da cui furon cacciati i nostri peccaminosi originali avi Adamo ed Eva, un po’ bulimici, dipinti ad affresco da Michelangelo sulla volta della Sistina in Vaticano (non molto lontano dallo IOR…), bensì i tax-haven offshore nelle remote isole felici, Vergini (quasi…), in Bermuda, Sottovento, di Man o del Caimano (ehm…), o in territori meno esotici e favolosi, piuttosto vicini, quantunque sempre beati, quali Andorra, Montecarlo, Liechtenstein, Austria, Svizzera, Cipro, Malta, Irlanda e Gran Bretagna (ancor meglio post Brexit), nonché l’Olanda, ovvero i Paesi dai Bassi Balzelli, e l’elusivo Lussemburgo di cui era premier il lacchè delle corporation globali Jean-Claude Juncker, oggi – guarda caso – presidente della Commissione dell’Ue, ove appunto, in assenza di una normativa impositiva condivisa (lacuna non fortuita!), gli stati e staterelli citati praticano concorrenza sleale nei confronti di quelli in cui le gabelle gravano maggiormente sui cittadini, come l’Italietta. Eppure nella risibile black list stilata da Moscovici, di prossima uscita, dopo lunghi anni di studi, elucubrazioni ed occulte mediazioni, non figurerebbero nazioni europee!

 

Mentre megabanche e gruppi industrial-finanziari (ad esempio, la FCA fu Fiat e la Exor degli Elkagnelli, trasferitesi indisturbate da Torino ad Amsterdam) gareggiano nell’“esternalizzare” laggiù i registered office o quartier-generali ufficiali, nel Belpaese si perpetra e perpetua il festival della beffa del contribuente onesto: continui condoni, voluntary disclosure (l’anglofonia è chiaro sintomo d’azzittita cattiva-coscienza) e compagnia-cantante (o malaccompagnamento disincantante). Gli evasori impuniti e premiati, dantescamente parodiando, “del paracùl fan trombone” ai comuni-mortali, sbiaditi, esangui, spremuti all’osso dall’insaziabile erario vampiresco. Sfottò a-gogò.

 

Addirittura, Governo e Parlamento di Roma generosamente elargiscono lucrose concessioni d’esercizio del gioco d’azzardo – piaga che rovina un casino (o casinò) di famiglie – ad entità a limitatissima responsabilità e trasparenza, possedute da una catena interminabile di scatole-cinesi societarie che spesso risalgono ad oscure holding anonime dal valore nominale di 1 dollaro o lira-sterlina, con domicilio alle Antille o nei corallini dintorni.

 

Già, l’epocale inchiesta Panama Papers (adesso alla seconda tappa), cui collaborano centinaia di giornalisti dell’intero Pianeta, in fondo non ha svelato che il classico segreto-di-Pulcinella, la scoperta della sudamericana acqua-oltremarina-calda: plutocrati oziosi o im-prenditori, web-tycoon, intrallazzatori riciclatori, mafiosi, sportivi di fama, politici, dittatori e monarchi lasciano nobilmente, giustamente ai povericristi, morti-di-fame e microborghesucci immiseriti, che a fatica tirano quotidianamente la carretta, l’onore (non onere!) di saldare i costi dell’amministrazione della res-publica. Nel pletorico elenco dei summenzionati non-pagatori seriali sembra sia contemplata, insieme al facoltoso pilota Hamilton e a varie celebrità, persino Elisabetta II (regina “denudata” e svergognata): se confermato, non dovrebbe poi stupire che Sua Maestà non si senta per nulla in obbligo pecuniario con i sudditi della Perfida Albione, né perciò in colpa, essendo lei una crucca doc (Windsor è un cognome topografico autoassunto; la longeva coriacea in-tronata sovrana discende dalla coppia di trisavoli tedeschi Vittoria di Hannover e Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha – cugini fra loro – e si è sposata coll’apprezzato gaffeur principe Filippo Battenberg, parimenti teutonico, della casata Schleswig-Holstein-Sonderburg-Glücksburg, achtung!).

 

“Coi ricchi e potenti bisogna essere pazienti…” (“with the rich and powerful always a little patience”), spiegava James Stewart a Katharine Hepburn, nel film Scandalo a Filadelfia (The Philadelphia Story, 1940) di George Cukor.

 

Stipate nello Stivaletto, a noi perdute genti, personcine qualunque, costrette ob torto collo a svenarci d’esborsi tramite modulo effe-ventiquattro, abbandonando ogni speranza d’equità, non rimane invece che piagnucolare sul latte-di-gomito vanamente sversato, a furia di ostiche testate contro il muro-di-gomma dell’Agenzia delle Entrate. S’aggiunge, in meritata punizione di rigore, il tragicomico scorno della sventurata sconfitta calcistica mondiale, sfacciata, ad opera dei brocchi azzurrognoli in tacchetti del Club dei Multimilionari. Nessuna consolazione, insomma.

 

All’inferno!

 

 

Enrico S. Laterza


 

 

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Articolo pubblicato il 19/11/2017