Castello di Miradolo (TO). Apertura della mostra su Fausto Melotti

Quando la Musica diventa Scultura

Sabato 11 Novembre, presso le sale storiche del Castello di Miradolo a San Secondo di Pinerolo, è stata aperta al pubblico la multiforme mostra incentrata sulla figura di Fausto Melotti (1901-1986), scienziato per formazione accademica, artista poliedrico (le sue opere, dalla Pittura alla Scultura, spaziano sino alla Ceramica, ambito nel quale sviluppa peraltro una tecnica raffinatissima), scrittore, pianista e profondo cultore di Musica.

L’esposizione si deve al grande lavoro della Fondazione Cosso (quasi giunta, con lustro, al traguardo del decimo anno di attività, 2008-2018) e si articola in ben 80 opere, mirabilmente distribuite in 14 sale nonché, come si scoprirà, con esse e in esse “dialoganti”. La mostra, curata da Francesco Poli e da Paolo Repetto, si prefigge l’obiettivo di indagare i due aspetti salienti (o, per usare un termine più strettamente musicale, dominanti) dell’accordo melottiano fra le arti visive: da una parte l’onnipresente ispirazione musicale che le anima e, dall’altra, i possibili risvolti narrativi, siano essi di impronta mitica o favolistica, legati al mondo della Grecia antica.

Le tappe di questo affascinante percorso, alla scoperta del pensiero creativo di Melotti, sono accompagnate e arricchite da alcune sue evocative riflessioni e aforismi.

Profondo conoscitore del pensiero platonico (incardinato sul principio stante il quale la Sintesi e il Dialogo rappresentano il “sommo bene”), il Melotti artista viene qui fatto plasticamente dialogare con alcuni dei colleghi che ne determinano il percorso creativo, attraverso le Assonanze (titolo della sezione) venutesi a creare fra le sue opere e quelle di Fortunato Depero (suo conterraneo di Rovereto), Arturo Martini, Giorgio de Chirico, Giorgio Morandi, Paul Klee, Vassili Kandinsky, Joan Mirò, Alexander Calder, Lucio Fontana, Osvaldo Licini, Atanasio Soldati ed Ezio Gribaudo.

Nel perseguire una costante ricerca di dialogo con i luoghi, esteriori e spaziali delle sale nonché interiori e introspettivi propri di ciascun visitatore, la mostra ospita l’inedito progetto artistico Avant-dernière pensèe, curato per l’occasione da Roberto Galimberti. Esso si basa sulla definizione di scultura come “occupazione armonica dello spazio”, dove le volumetrie vengono variamente saturate da un etereo equilibrio di pieni e di vuoti, di concavi e di convessi, di luci e di ombre, di suoni e di silenzi.

Emerge qui tutta la calibrata complessità dell’opera di Melotti il quale, studente di Fisica e Matematica presso l’Università di Pisa e poi laureatosi a Milano in Ingegneria elettrotecnica, ha senza dubbio ben presenti le innumerevoli implicazioni scientifiche e filosofiche derivanti dai concetti di spazio e tempo (o meglio, data la loro natura intimamente connessa, di spazio-tempo), tra l’altro indagate proprio in quei anni (1915 e seguenti) dal genio avanguardista di Albert Einstein.

L’installazione sonora elaborata consta di una riscrittura per quartetto d’archi (a firma di Irvine Arditti) dell’originale partitura 44 Harmonies from Apartment House 1776, composta per orchestra e voci da John Cage nel 1976, in occasione del bicentenario dalla fondazione degli Stati Uniti d’America.

Articolata in 44 brevi componimenti, reminiscenti di sonorità tradizionali, inni e canti di confraternite religiose, essa viene da Cage improntata secondo il principio del “MusiCircus”, in base al quale non è possibile distinguere una linea melodica prevalente, essendo la polifonia compressa in un’amalgama sonora non frazionabile, in cui più brani vengono eseguiti contemporaneamente.

La versione presentata in occasione della mostra travalica questo concetto, arrivando addirittura a destrutturare la polifonia, conservandone unicamente sparuti nuclei che emergono, svettando, al di sopra di un basso continuo costituito da un devoto (eppure sorprendentemente musicale) silenzio.

L’intento è proprio quello di veicolare un perenne mutamento dei fronti d’onda sonori, in cui si ascolti il silenzio inframmezzato da brevi pause musicali, in quanto, come ribadito dallo stesso John Cage, “i suoni se ne stanno nella musica per rendersi conto del silenzio che li separa”.

Volendo, è possibile rintracciare quest’ultimo concetto anche in seno allo studio rigoroso della Musica cantata, in cui l’importanza delle pause e dei silenzi viene sottolineata dalla constatazione stante la quale “il respiro è già Canto”.

Dunque, per Fausto Melotti la Musica è l’arte del tempo: essa si trova nello spazio e si muove nello spazio.

L’esposizione di Miradolo riesce a enfatizzare visivamente il movimento armonico delle opere dell’artista, attraverso l’impiego di un abile gioco di luci, sempre afferente al progetto Avantdernière pensèe.

Molte delle sculture di Melotti (in particolare, fra quelle esposte, Il ritorno di Giuditta, Contrappunto piano, La vacca lunatica e L’uscita delle valchirie) sono concepite come semplici segni grafici nello spazio i quali, una volta messo in movimento lo sguardo dell’osservatore, si trasformano in onde: onde del pensiero, onde luminose (attraverso l’alternanza dei chiaroscuri) e, in ultima analisi, onde sonore.

Le installazioni luminose forniscono una sorta di narrazione temporale attorno alle predette opere, accompagnandone i movimenti orizzontali e verticali, tipici peraltro delle note scritte sul rigo di un pentagramma.

Questa affascinante compenetrazione di esperienze sensoriali diverse, le quali forniscono inediti stimoli e spunti di riflessione, preludono, dopo averne interiorizzato le chiavi di lettura singole e specifiche, al godimento dell’opera nella sua interezza. Esattamente come un pianista che, prima di cimentarsi con l’esecuzione di un brano, ne esamina con attenzione le parti, dividendo (prima di ricomporle) le esperienze sensoriali della mano destra da quelle della mano sinistra (a Fausto Melotti si deve, tra l’altro, l’aver incoraggiato la carriera del nipote, il brillante pianista Maurizio Pollini).

Proprio in questo contesto di Sintesi si inserisce il progetto Avant-dernière pensèe: “penultimo pensiero” perché quello successivo, ovvero l’ultimo, consiste già nell’esecuzione dell’opera e quindi nel diletto che discende dallo sperimentarla integralmente.

Una sezione speciale della mostra, appositamente intitolata Da un metro in giù, è pensata per i visitatori più piccoli: pareti tattili, quadri luminosi, pavimenti su cui sono disegnate scacchiere e personaggi onirici guidano il fanciullo verso una completa percezione sensoriale dell’opera, indagata da una prospettiva congrua, appunto, con l’altezza dell’osservatore.

In questo particolare contesto la fruizione dell’oggetto artistico diviene allora un’esperienza totalizzante, capace di scatenare nei più piccoli nuove emozioni, alimentando in loro il senso artistico, l’acquisizione di un lessico opportuno per veicolarlo e, in ultima analisi, il gusto per il Bello. Nel corso di tutto il periodo espositivo (dunque sino al giorno 11 Febbraio 2018), le sale del Castello di Miradolo ospiteranno anche alcune creazioni elaborate in loco dai bambini e dalle loro famiglie, improntate all’opera di Melotti e attestanti le particolari “visioni” suscitate in ognuno dalle sue opere.

Approssimandosi le festività, il calendario del Castello contempla anche una serie di appuntamenti natalizi.

Da Venerdì 8 a Domenica 10 Dicembre la Serra Neogotica dell’edificio (un ampio e luminoso locale da poco ritornato agli antichi fasti grazie a un sapiente intervento di restauro) ospiterà il Mercatino di Natale, con possibilità di acquistare fiori e piante di stagione, assaggiare dolci artigianali tipici e interloquire con artigiani e operatori sociali del territorio.

Il tutto, ovviamente, nel prezioso solco della mostra sulla figura di Fausto Melotti.

Nelle serate del 25 e 26 Dicembre, alle ore 21:15, le sale del Castello di Miradolo ospiteranno poi il Concerto di Natale, presentato dalla Fondazione Cosso sempre in collaborazione con il progetto artistico Avant-dernière pensée e dedicato all’opera Metamorphosis di Philip Glass. 

Nello specifico, il curatore Roberto Galimberti proporrà una personale e vivida rivisitazione della suddetta partitura, in origine destinata al pianoforte solo e qui orchestrata invece per un trio strumentale (pianoforte, violino e violoncello). Nelle prossime settimane, Civico 20 non mancherà di fornire ai suoi interessati lettori nuovi dettagli.

In chiusura, merita davvero proporre un breve accenno all’amena cornice in cui la mostra è collocata.

Il Castello di Miradolo risulta infatti circondato da un bellissimo parco, con un’estensione di circa 6 ettari, in cui convivono oltre 70 specie arboree (alcuni esemplari rivestono peraltro notevole importanza storica), fiori e svariati animali. In questo periodo il parco si accende delle infinite tonalità dell’autunno e la leggerezza delle foglie che cadono richiama il visitatore alla riflessione personale e all’introspezione.

Probabilmente, mettendosi bene in ascolto, l’orecchio attento non faticherà a percepirvi una eterea musica diffusa: il lieve silenzio di una foglia che cade, unito al sonoro crepitìo dei passi sopra le foglie morte.

Sara Garino

 

Di seguito, viene riportato un breve vademecum di informazioni utili.

 

Fausto Melotti. Quando la Musica diventa Scultura

11 Novembre 2017 – 11 Febbraio 2018

Fondazione Cosso – Castello di Miradolo

Via Cardonata 2

10060 – San Secondo di Pinerolo (TO)

Tel. 0121 / 50.27.61

Orari

Venerdì, 14:00 – 18:30

Sabato, Domenica e Lunedì, 10:00 – 18:30

Tutti i giorni possibilità di visita su prenotazione

Costi

Intero: 10 euro

Ridotto per gruppi e convenzionati: 8 euro

Ridotto bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni: 5 euro

Gratuito per i bambini fino a 6 anni e per i possessori dell’Abbonamento Musei

Tariffe speciali per famiglie e visitatori del parco

Sito Internet

www.fondazionecosso.it

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Articolo pubblicato il 15/11/2017