Sabotaggio culturale: Norvegia, un angioletto musulmano alla recita di Natale.

“Civico20” ospita un articolo di Angela Napoletano.

Mancano poco più di 40 giorni a Natale e, come prevedibile, c’è chi comincia a pensare a come addobbare l’albero o allestire il presepe di quest’anno. I piccoli sono già alle prese con la lista dei regali e, molto probabilmente, con le battute da imparare per la recita che, tra strilli e sorrisi, metteranno in scena per mamme, papà e nonni commossi.

Anche i bambini norvegesi della scuola elementare Stigerasen di Skien, a sud di Oslo, si stanno preparando ad accogliere tra canti e poesie la nascita di Gesù ma per loro, quest’anno, c’è una novità: oltre ai passaggi della Bibbia, dovranno recitare due, solo-due, brevissimi versi del Corano.

La notizia, riportata dal Gatestone Institute, è frutto di una “soffiata” che la maggior parte dei media norvegesi, ovviamente, ha ignorato. Eppure il fatto che a una recita di Natale vengano “convocati” un angioletto cristiano e uno musulmano è, se non altro, piuttosto curioso. Non a caso la vicenda è stata ampiamente discussa e contestata sui social network.

La Norvegia è, probabilmente, tra i Paesi più conservatori del Nord Europa, terreno evidentemente non molto fertile per le scelte dettate dal politically correct, ma iniziative come questa, a cui non manca mai il sostegno silenzioso di media conniventi, continuano ad avere spazio, nel solco di quel relativismo culturale e religioso che ha invaso il mondo occidentale.

A detta dei dirigenti comunali che si sono inventati il recital interreligioso non c’è niente di male nel cogliere l’occasione del Natale per insegnare ai bambini che la nascita di Gesù viene raccontata anche nel Corano, “seppure da un altro punto di vista” visto che l’Islam lo considera come profeta, non come figlio di Dio. E’ semplicemente un gioco, dicono, per imparare il “rispetto e la comprensione delle diverse religioni”.

Il copione della messa in scena prevede che uno dei due angioletti proclami: “Allah crea ciò che vuole. Se Lui ordina una cosa, Lui dice semplicemente: “Sii, e questa è””. E questo sarebbe un innocuo esercizio alla tolleranza? Occorre davvero un grande sforzo d’immaginazione per credere alla buona fede di questo “esperimento”. Quello che per onestà intellettuale andrebbe riconosciuto è, semplicemente, che la trovata norvegese è una subdola contaminazione dell’originario significato del Natale.

I bambini coinvolti in questa assurda vicenda avranno appena tra i cinque e dieci anni, l’età in cui ciò che s’impara giocando sono le verità semplici, non le differenze teologiche tra Cristianesimo e Islam. Cosa resterà di quella alterata rappresentazione della natività nei ricordi dei piccoli se non un’idea confusa che Allah c’entra in qualche modo con il Natale?

Chiamiamolo con il giusto nome: quello che l’Europa sta ormai vivendo da anni in nome dell’integrazione a tutti i costi, del politically correct e dell’asservimento alle minoranze è un sabotaggio culturale che quando arriva a colpire i bambini, i cittadini del futuro, e i principi cardine dell’identità cristiana, come il Natale, ha probabilmente già compiuto, inesorabile, la sua opera di distruzione dell’Occidente.  

loccidentale.it

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Articolo pubblicato il 12/11/2017