Piemonte: Quale Autonomia?

Proseguiamo il confronto politico e culturale, ospitando il contributo di Sonia Turinetti.

Il dibattito sulle tematiche dell’Autonomia, si arricchisce di nuovi contributi che esprimono concezioni, in taluni casi antitetiche.

Le scorse settimane abbiamo ospitato gli interventi della Presidente Gianna Gancia e dell’On. Roberto Rosso.

Ringraziamo Sonia Turinetti, coordinatrice del Movimento politico e identitario Piemonte Stato che ci ha inviato il contributo che pubblichiamo.


Riguardo all’autonomia del Piemonte è difficile… crederci.  Per due motivi: per chi la propone e per chi dovrà (eventualmente) valutare la proposta. 

Come indipendentisti, ovviamente, vediamo con favore un calo di competenze dello Stato centrale, solo che siamo (ahinoi) in Italia, e questo trasferimento non ha mai visto, come logica impone, un altrettanto trasferimento (ma sarebbe più corretto parlare di trattenimento) di risorse economiche, il che tutto si è tradotto in un aumento del carico fiscale… È questo che temiamo.

Ma tornando al punto strettamente ideologico e pratico, è ovvio che l’autonomia è un passo verso un governo migliore della regione perché si eliminerebbero lungaggini burocratiche e si avrebbe un interlocutore più vicino e consapevole delle problematiche da risolvere, e anche delle risorse da valorizzare.

Dal punto di vista identitario, assolutamente da non sottovalutare, sentirsi parte di una comunità in cui ci si riconosce di più, può anche far aumentare il senso civico delle persone.

Per parlare poi dei due punti con i quali siamo esorditi: chi lo propone… Il comitato promotore è praticamente la lega.

Noi non ci comportiamo da italiani che bocciano a prescindere ogni proposta che viene fatta dagli altri schieramenti: se la proposta è buona va appoggiata! Ma se chi la propone ti prende in giro da più di 20 anni, e fa le proposte valide solo quando sta all’opposizione.. il dubbio della malafede c’è! Chi invece dovrebbe riceverla ed approvarla è uno Stato fallito e corrotto che vive e vegeta (soprattutto vegeta) proprio su quelle regioni che vengono spremute a dovere alle quali viene restituito molto meno di quello che si è ricevuto, perciò ci sembra alquanto improbabile un esito positivo ad una richiesta del genere.

Per concludere, vedremmo sicuramente di buon occhio un’autonomia forte del Piemonte riguardo a Roma, ma non ci crediamo. Continueremo a lavorare per fare emergere una coscienza indipendentista che già c’è ma è sopita, per potere davvero, sganciati dalla zavorra dello Stato centrale, tornare a volare”.

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Articolo pubblicato il 07/11/2017