Michele Franco e la dimensione artistica

Andrea Biscŕro incontra nuovamente l’attore Michele Franco

La mia Biblioteca ha accolto la precedente intervista all’attore Michele Franco. È il mio luogo ideale, a meno che non varchi l’entrata di Palazzo Madama. Lo ammetto: per quest’angolo di Bellezza subalpina sono disposto a “tradire” l’amata Biblioteca. Ed è qui che reincontro Michele Franco.

Ci diamo appuntamento al primo piano del Palazzo, nella sala del Caffè Madama, dalle cui vetrate della Veranda Nord si può ammirare Piazza Castello, in particolare la cupola del Guarini, gioiello barocco della Real Chiesa di San Lorenzo. L’ambientazione è raffinata, in linea con quell’idea di salotto che riesce ad esprimere la miglior Torino barocca. Le pareti sono impreziosite da meravigliosi paesaggi settecenteschi.

È mattina, il sole autunnale riscalda la piazza antistante, il cui vocio giunge a noi smorzato e indistinto. Michele Franco siede di fronte a me. Siamo accanto alla grande vetrata. Cappuccino e croissant hanno un diverso sapore, ammantati di Storia ed Arte.

“Michele, giorni fa – proprio qui, nel Giardino medievale del fossato – ho incontrato e intervistato Lina Bavaro, vicepresidente della Fondazione Cea. Abbiamo parlato d’arte, focalizzandoci sulle finalità della Fondazione. L’arte non ci abbandona mai: è presente anche oggi, qui con te…”

«L’arte non ci abbandona mai... sai che sembra uno slogan e invece è il leitmotiv della mia vita? Permettimi però, prima di iniziare questa mia breve storia intimamente legata alla sfera artistica, di ringraziare ed estendere un ideale abbraccio alle persone che, ognuna a modo proprio, mi hanno dato opportunità di vivere con più profondità l’elemento Arte. Parto però dal Teatro: senza il Maestro Aldo Zampieri non avrei mai iniziato il percorso recitativo, che mi ha portato a divenire in seguito anche presentatore di eventi».

“Facciamo un passo indietro e iniziamo dall’inizio…”

«Andiamo agli albori! L’Arte è il settore professionale che, con la recitazione, mi impegna totalmente. Un amore sbocciato fin dalle elementari: il disegno non mi ha mai abbandonato, diventando un elemento che mi ha sempre accompagnato nel corso dell’esistenza. Un elemento che non stento a definire propedeutico e curativo in alcuni periodi della mia vita. A casa, a scuola, in auto, durante le telefonate, con la febbre. Ogni momento è riempito dal disegno e dalle letture di libri di storia dell’arte. Disegno e illustrazione sono stati per decenni – prima soli poi abbinati alla progettazione grafica – la mia fonte di reddito, prima che arrivasse, prepotente e ugualmente travolgente, l’innamoramento per la recitazione. Nei miei primi lavori illustrativi, al di là dei disegni a matita per i parrucchieri della zona in cui abitavo, mi focalizzai sulla rappresentazione del corpo umano, maschile e femminile. Un lavoro impegnativo sul versante anatomico, che mi mise a contatto col realismo, l’energia e la sensualità di corpi e visi. In seguito iniziarono le committenze dall’industria: cibi, bevande, ambienti, automobili, animali, case, navi diventarono il mio pane quotidiano, espresso con tecniche varie ossia biro, matita, acrilico, acquerello, aerografo, ecoline, pennarello».

“È sempre difficile parlare di sé, me ne rendo conto. Il fatto è che conosco i tuoi lavori, li ho visti e mi hanno affascinato. Vuoi parlarcene?”

«Ti ringrazio! Vedi… ho la fortuna, il dono di avere una “mano” adattabile agli stili più diversi, dal bozzetto caratterizzato da un tratto nervoso e dinamico al realismo. Mi dedicai alla calligrafia e al disegno di caratteri, un lavoro di occhio calmo e polso fermo, da miniaturista, che mi ha occupato per anni. Infine arrivarono i lavori per industria e l’editoria aeronautica: misi insieme l’amore per il disegno e l’amore per i cieli e gli aerei, altra passione che mi accompagna da sempre, fin da quando, in prima elementare, disegnavo crocine sui fogli. Quelle crocine erano aerei. Ogni rumore dal cielo mi faceva alzare la testa, cosa che succede ancor oggi.

Grazie all’amico Enrico Venditti, nel 2012 incontro la Casa d’Arte Sant’Agostino di Torino: parte un percorso nuovo, in cui presento quasi 60 dirette televisive su Canale Arte 24, a contatto con opere di grande valore, dal Settecento al contemporaneo. Ho potuto entrare in contatto “fisico” con opere di grandi artisti, un’emozione tattile che mette in contatto con l’anima della tela e produce emozione.

Nel 2013 arriva il momento spy story, dove arte e mistero si intrecciano: ricevo, tramite un amico, una telefonata in cui mi si invita a raggiungere un castello in Francia. In un’atmosfera da set, entro in relazione con una importante famiglia e un grande collezionista. Si instaura, in alcuni viaggi di confronto, una fiducia che porterà a decine di interviste, in cui il “Patròn” spiega come è entrato in contatto con le sue opere, una per una, e quale rapporto lo lega alle medesime. Il tutto filmato da una troupe di fiducia, il tutto coperto da un segreto maniacale per una sorta di testamento artistico-spirituale da lasciare agli eredi a cui andranno le opere raccontate. Una parentesi emozionante, in cui avevo addirittura un telefonino dedicato, e che rivivrò con enorme piacere essendo stato richiamato proprio in questi giorni!»

“Una storia affascinante, degna delle migliori atmosfere cinematografiche e letterarie del secolo scorso! Parentesi misteriosa a parte, il tuo percorso si snoda attraverso altri momenti televisivi importanti…”

«Importantissimi, direi! Nel 2014 partono trenta puntate di Artisti contemporanei per il network TV Rete7. Entro in conoscenza “viva” con tanti artisti, con alcuni dei quali si è instaurata una grande amicizia. Approfitto di Civico20News per inviare un abbraccio ideale a tutti i bravi artisti e le belle persone che ho conosciuto in questa parentesi, che ho lasciato l’anno scorso.

Negli ultimi anni si sono intensificati i testi di critica d’arte, le presentazioni di eventi d’arte e cultura, dirette TV su Meeting Art, presentando opere del carissimo amico Bruno Landi, le personali di diversi artisti tra cui quelle dell’amico Guido Mannini.

A inizio 2017, durante una presentazione di una personale dell’amico Fabrizio Gavatorta, conosco gli ideatori della Fondazione Michele Cea ed è subito stima e affetto reciproco. Per loro, copresento gli eventi d’arte e da poco tempo faccio parte del Comitato scientifico per l’aspetto Cinema della Fondazione. Le Arti non vivono mai separate, la potenza della pittura si fonde coi nuovi mezzi tecnologici per farci vivere emozioni ancora più intense, per portarci a una forma espressiva che diviene arte sperimentale: pochi mesi fa l’idea innovativa (che abbiamo brevettato), e che ha portato alle serate CAC-Cine Art Contest, in cui opere di artisti noti ed emergenti entrano in relazione con le personali reinterpretazioni di sceneggiatori, registi, troupes, per arrivare a nuovi confini di poesia e di lettura attraverso le visioni di giovani film-makers».

“Possiamo dunque parlare di sfida?”

«Decisamente sì! Questa è la nuova sfida con la quale mi sto confrontando in questo periodo, ma nell’orizzonte vicino ci sono belle novità che al momento non voglio svelare… Che il Patròn e il suo chateau, col mistero che aleggia in quella splendida zona di Francia, mi abbia trasmesso il gusto della francesissima suspens? Che dire se non buona Arte e buona Vita a tutte e a tutti, rivolgendovi un sincero ringraziamento per il vostro prezioso interesse!»

Michele Franco è fatto così: sfaccettato, versatile, competente, cortese. Assolutamente autentico.

Ordiniamo dell’acqua brillante. È un pretesto. In realtà, non abbiamo particolarmente sete. Ma le atmosfere barocche non ci fanno andar via. Palazzo Madama è magico. Sappiatelo.

Andrea Biscàro

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Articolo pubblicato il 04/11/2017