Marco Aurelio di Saluzzo, un “uomo dello Stato” meritevole di memoria

Il professor Aldo A. Mola traccia la biografia di questo personaggio con la proposta che gli sia intitolato uno spazio pubblico in Saluzzo

Nel corso del Convegno “Da Caporetto alla Vittoria”, organizzato dall’Associazione di Studi Storici Giovanni Giolitti (ASSGG) e dall’Associazione di Studi sul Saluzzese, che si è tenuto a Saluzzo (Cuneo) giovedì 26 ottobre, il direttore dell’ASSGG, professor Aldo A. Mola, ha avanzato la proposta di intitolare in Saluzzo uno spazio pubblico al marchese Marco Aurelio di Saluzzo, militare, parlamentare, uomo di governo, amministratore locale e galantuomo.

Riportiamo la biografia di Marco Aurelio di Saluzzo scritta dal professor Aldo A. Mola (m.j.).


Marco Aurelio di Saluzzo, un “uomo dello Stato” meritevole di memoria

Marco di Saluzzo (Torino, 9 aprile 1866 - Saluzzo, 19 ottobre 1928), marchese di Saluzzo e di Paesana, va degnamente ricordato a novant’anni dalla morte, per l’impegno profuso nella vita amministrativa locale e per il ruolo militare e politico svolto.

Auspico che la sua città gli dedichi uno spazio pubblico adeguato ai suoi meriti.

Il 31 luglio 1879 Umberto I gli concesse con “motuproprio” il titolo di marchese di Saluzzo, che si aggiunse a quelli che gli derivavano dalla sua Casata.

Avviato alla carriera militare, fu allievo brillante della Scuola Militare e all’Accademia Militare di Torino raggiungendo il grado di maggiore di artiglieria. Scelse poi di dedicarsi all’amministrazione civica della sua terra. Eletto nel 1900 consigliere provinciale per il mandamento di Paesana, ricoprì numerosi uffici. Prestigioso e ascoltato membro della commissione bilancio, nel 1920-1925 affiancò come vicepresidente Giovanni Giolitti, presidente dal 1905 al 1925. (v. Aldo A. Mola, Storia dell’Amministrazione Provinciale di Cuneo dall’Unità al fascismo, Torino, Aeda, 1971).

Nelle elezioni politiche del 6 novembre 1904 Marco Aurelio di Saluzzo fu eletto per la prima volta deputato del collegio di Saluzzo, nel clima di convergenza tra cattolici moderati e liberali che si riconosceva nel programma di Giolitti: profonde riforme sociali ed efficienza dello Stato per consolidare le istituzioni.

Confermato il 7 marzo 1909, il 26 ottobre 1913 , dopo l’introduzione del suffragio universale maschile e l’aumento degli elettori da 6585 a 14.031, ottenne 5.622 preferenze contro i 2.017 voti andati al radicale e massone Achille Dogliotti mentre il radicale Federico Milano vinceva nel collegio di Savigliano.

Come ufficiale di Stato Maggiore, con i gradi di capitano e poi di colonnello, Marco di Saluzzo fu tra i primi a sbarcare a Tripoli per affermare la sovranità dell’Italia sulla Libia (ottobre 1911), liberata dal secolare dominio turco-ottomano, come poi Rodi e il Dodecanneso.

Al termine della Grande Guerra Marco Aurelio di Saluzzo fu nominato Sottosegretario di Stato per l’assistenza militare e le pensioni di guerra nel secondo governo presieduto da Francesco Saverio Nitti (marzo-maggio 1919) e agli Esteri nel V e ultimo governo Giolitti, accanto al titolare, Carlo Sforza (giugno 1920-luglio1921).

Il 6 ottobre 1919 fu creato senatore del regno.

Sempre a fianco di Giolitti, dopo le dimissioni dello Statista da Presidente del consiglio provinciale, per non cedere al ricatto di Mussolini (tessera del Partito nazionale fascista contro la concessione di un milione di lire per opere pubbliche), Marco di Saluzzo fu tra i consiglieri che, per elementare dignità, rassegnarono le dimissioni: Marcello Soleri, Giovanni Battista Fillia, Michele Gullino, Domenico Dotta, Andrea Miraglio e Paolo Enrico, da quarant’anni rappresentante del mandamento di Saluzzo. Con gli esponenti della tradizione liberaldemocratica si dimisero anche i socialisti, come Domenico Chiaramello, eletto nel mandamento di Cavallermaggiore (dicembre 1925-gennaio 1926).


Alla morte Marco di Saluzzo fu ricordato in Senato dal presidente, Tommaso Tittoni, che ne elogiò l’opera di parlamentare ma insisté anche su quella di militare e di amministratore locale.

Visse e attualizzò l’ideale del “civis romanus”, al servizio dello Stato in armi e negli uffici pubblici, sulla scia degli antenati, come mostra il busto di Giuseppe Angelo di Saluzzo, conte di Monesiglio, nella cappella funeraria di famiglia nella chiesa di San Bernardino, a Saluzzo, ove è raffigurato come un console dell’antica Roma, contornato dalle lapidi dei figli, i generali Alessandro, Cesare, Annibale, e della figlia, Diodata, poetessa celeberrima, autrice del poema Ipazia.

Marco Aurelio di Saluzzo è un modello della dirigenza piemontese tra Risorgimento e avvento del regime: formata da persone di grande competenza, rettitudine e dedizione allo Stato. Manca una sua biografia, ma non mancano certo i documenti per scriverla. Forse l’intitolazione di uno spazio pubblico in Saluzzo potrebbe indurre a colmare questa lacuna.

Aldo A. Mola

(dal 2 giugno 1980 Medaglia d’Oro per la Scuola e la Cultura) 

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Articolo pubblicato il 31/10/2017