Andrea Soldi, dopo il processo mediatico inizia il vero processo.

Inizia il vero processo per la morte di Andrea Soldi. Dopo il processo mediatico, nel Tribunale di Torino tra contraddizioni e non ricordo sfilano gli accusatori degli agenti di Polizia Locale e del medico psichiatra.

Oggi si è svolta l'apertura del processo per la morte di Andrea Soldi che vede imputati tre agenti della Polizia Locale di Torino ed un medico. La vicenda è nota, ad agosto 2015 durante un trattamento sanitario obbligatorio vengono chiamati in ausilio gli agenti della locale che coadiuvano il personale medico sul posto. Andrea Soldi viene ammanettato e caricato sull'ambulanza e portato in ospedale. Giungerà in arresto cardiaco e da li a poco morirà.

Il caso divenne subito un evento mediatico, la notizia fu l'apertura di molti giornali e telegiornali per diversi giorni e, come spesso accade, furono individuati gli uomini in divisa (in realtà quel giorno erano in servizio borghese) quali colpevoli di quella morte assurda.

 

La gogna mediatica per i tre agenti è durata più di due anni ma oggi è iniziato il processo “vero”, quello che fornirà una verità giudiziaria definitiva sulla faccenda. Alla sbarra ci sono i tre agenti della polizia municipale e lo psichiatra, medico dell’Asl To2, che intervennero quella mattina di due anni fa in piazzetta Umbria: l’accusa è di omicidio colposo. Imputati anche Asl e Comune, in qualità di responsabili civili.

 

Nella prima giornata non sono mancate le sorprese e le certezze dei colpevolisti sono andate pian piano sgretolandosi di fronte alle risposte dei testimoni.

Nella mattinata è stato sentito l'infermiere psichiatrico che tra mille non ricordo e dichiarazioni contrastanti con quelle fornite in passato al PM Bergamasco, ha riferito che Andrea Soldi era un soggetto da lui conosciuto e che già diverse terapie erano fallite. Lo stesso infermiere ha dichiarato che l'unico familiare che si interessava ad Andrea era il padre mentre la sorella lui non la conosceva e ne ha scoperto l'esistenza solo dopo la morte di Andrea dai giornali.

L'infermiere ha cercato di ricostruire l'accaduto basandosi su ricordi nebulosi dichiarando di aver utilizzato per la prima volta in quell'occasione apparecchiature come il saturimetro che non aveva mai utilizzato. Durante tale misurazione i valori rilevati ad Andrea Soldi non erano tali da far pensare alla tragedia che sarebbe avvenuta da li a poco. L'infermiere ha poi confermato che l'agente salito a bordo dell'ambulanza aveva allentato le manette dai polsi di Andrea Soldi durante il trasporto e che la manovra di contenimento da parte degli agenti era avvenuta come nella maggior parte di quelle tipologie di intervento ove si applica un protocollo standard.

 

Di particolare interesse la deposizione di Matteo Di Chio, autista dell'ambulanza e principale accusatore dei tre agenti. Anche il Di Chio è entrato molte volte in contraddizione con quanto dichiarato a verbale in passato al Pubblico Ministero, mentre tra i mille non ricordo è sembrato ricordare chiaramente solo i particolari che inchioderebbero i tre agenti. Durante una ricostruzione lacunosa dei fatti è entrato in contraddizione spesso con quanto dichiarato dall'infermiere psichiatrico il mattino e si è difeso dal fatto di aver modificato in un secondo tempo il referto scaricando la colpa sulle due volontarie che erano con lui sul mezzo, in particolare su “Carmen” rea secondo il Di Chio di aver compilato male il referto consegnato al Pronto Soccorso.

 

Questo del referto modificato dopo la consegna al Pronto Soccorso è uno dei punti più oscuri della vicenda, anche perchè sulla copia consegnata all'arrivo al Pronto Soccorso è riportato che Andrea Soldi rispondeva alle sollecitazioni verbali dei medici intervenuti, a differenza di quanto sostenuto in precedenza ovvero che Andrea era privo di conoscenza. Tale documento è l'unico documento medico emesso prima della morte di Andrea Soldi.

 

Altro particolare emerso è che il conducente dell'Ambulanza aveva lasciato il mezzo parcheggiato al sole per una ventina di minuti, in una giornata dove la temperatura esterna toccava i quaranta gradi, con motore spento e condizionatore non attivato. Tale frangente è stato confermato anche dalle dichiarazioni dell'infermiere che in mattinata aveva dichiarato che faceva molto caldo all'interno dell''ambulanza.

 

In questa giornata è emerso un quadro differente rispetto quanto raccontato dai media sino ad oggi, ma siamo solo al primo round. Il prossimo lunedì sarà molto interessante ascoltare le dichiarazioni sotto giuramento di altri testimoni, specialmente delle due volontarie che erano con il Di Chio sull'ambulanza, di cui una delle quali avrebbe compilato il referto modificato poi dopo la morte di Andrea Soldi.

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Articolo pubblicato il 23/10/2017