Lo sciopero studentesco contro il lavoro: fuga dalla realtà

Gli studenti italiani in piazza contro l'alternanza scuola-lavoro

Venerdì scorso, manifestazioni in varie piazze per protestare "contro lo sfruttamento". Uno "sciopero" indetto dalle sigle di rappresentanza degli studenti delle scuole superiori e sostenuto da molte altre realtà. Si potrebbe liquidare la faccenda, probabilmente senza sbagliare del tutto, come pretesto per inscenare il rito autunnale del corteo (una specie di obbligo sociale, un passaggio esperienziale da farsi).

C'è, però, molto di più e vale la pena affrontarlo. Questo urlare la contrarietà all'affiancare allo studio delle esperienze di lavoro è preoccupante. Per non dire dell'effetto che hanno fatto quegli striscioni con su scritto "non siamo operai". 

In un editoriale su "La Repubblica degli stagisti", blog mai tenero verso l'utilizzo gratuito di risorse umane, Eleonora Voltolina ha giustamente criticato la contrapposizione alla formazione duale.

Scrive: "Ma ragazzi, che state dicendo? Dite che non è giusto che facciate esperienze di lavoro, che alla vostra età dovreste solo studiare sui libri. Da anni però è ormai assodato che uno dei motivi per cui in Italia la disoccupazione giovanile è così alta è che non c'è un buon dialogo e coordinamento tra sistema scolastico e mondo del lavoro. 

Ci sono dati statistici incontrovertibili che dimostrano che in tutti i Paesi dove l'alternanza scuola-lavoro viene realizzata, come Svizzera Austria e Germania, il tasso di disoccupazione giovanile è bassissimo.

Noi abbiamo quasi il 40%, uno dei tassi più alti d'Europa. Vogliamo farci qualcosa o ce lo teniamo così?".

Bisogna farci qualcosa, certo. Dai Impresa l'ha fatto, dando il via ad ampi confronto e progettazione sull'Alternanza. 

I ragazzi che hanno svolto le loro esperienze nelle aziende affiliate Dai hanno certo compreso, merito di tutti i coinvolti, "il valore del lavoro". 

Come spiegava, alla vigilia delle manifestazioni, il presidente di Adapt Emmanuele Massagli: "Non si va in alternanza per lavorare gratis (ammesso, ma non concesso, che un sedicenne che mai ha visto un luogo di lavoro sia in grado di portare realmente un contributo produttivo…), né per passare qualche settimana "diversa", ma perché l'apprendimento situato è necessario alla formazione tanto quanto le ore di italiano e filosofia svolte in classe". 

Necessaria, l'Alternanza; altro che manifestazione.

Marco Margrita
@mc_margrita

 

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Articolo pubblicato il 16/10/2017