Torino. I conti in rosso del Comune. Cosa venderà Chiara Appendino?

L’analisi del candidato sindaco e capogruppo Alberto Morano

La maratona della riunione del Consiglio comunale di lunedì scorso non ha portato senno alla sindaca Appendino. E’ stata approvata, senza ascoltare le motivazioni tecniche illustrate da alcuni consiglieri dell’oposizione. la delibera che prevede la ricognizione e alienazione di alcune società partecipate del Comune di Torino.

Non sono però emerse indicazioni strategiche sia sui criteri di scelta operati dal Comune e tantomeno sui vantaggi economici dell’operazione. Purtroppo ancor una volta è dimostrato come la Giunta Appendino non sia in grado, anche in momenti di difficoltà  ad adottare scelte lungimiranti per Torino, guardando al futuro della Città.

E’ seguito nei giorni scorsi, l’attacco di Chiara Appendino ai sindaci che per trent’anni hanno governato a Torino, quali responsabili del debito monstre del Comune. Accuse rimandate al mittente da parte di Chiamparino e Fassino, che hanno elencato I numerosi interventi e realizzazioni messi in opera, ad inziare dalla Metropolitana.

A prescindere dal modo con il quale in questi anni la Città ha cambiato volto e, nononstante le molte occasioni perse, non c’è paragrone tra la totale inazione della sindaca Appendino, rispetto all’operato dei sindaci che sin da anni lontani, l’hanno preceduta .

Ora é il momento di guardare al futuro e sul come risanare il deficit del Comune.

Almeno su un punto si può concordare con la scelta della sindaca. La giunta sta cercando di evitare il pre-dissesto e, nonostante le pressioni dell’ala libertaria dei consiglieri del M5S, pare abbia scelto di non ricorrere alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale previsto dal D,Lgs 267/2000.

Quali sono i veri problemi, non affrontati nella individuazione delle dismissioni delle partecipate, che l’Appendino dovrà risolvere o  in ogni modo evitare?

Per il momento il solo Capogruppo Alberto Morano, ha formulato osservazioni puntuali e delineato un percorso d’azione ponderato, che potremo così sintetizzare.

“I prospettati incassi da vendita degli immobili, sostiene il capogruppo Morano, appaiono irrealistici nell’attuale contesto di mercato; se la Città incasserà il 50% di quanto previsto nel piano sarà già un successo.

La dismissione delle partecipate minori difficilmente porterà incassi significativi al Comune di Torino.

Il presupposto essenziale del piano, anche se non dichiarato, ribadisce il consigliere, è il salvataggio di GTT che ha un fabbisogno di circa 150 milioni di Euro; ciò significa che entro fine anno occorre che un soggetto ( il Comune quale socio, la Regione Piemonte, lo Stato, i creditori, un terzo investitore, etc.) apporti alla società la liquidità necessaria;  in caso contrario GTT dovrà accedere ad una procedura concorsuale con la conseguenza che  la convenzione con la società con la quale il Comune si impegna a rimborsare i suoi debiti scaduti in dieci anni non potrà avere attuazione.

La Città si ritroverà a dover contabilizzare nell’anno e pagare a GTT tutti i debiti scaduti e incasserà i crediti vantati verso GTT in moneta fallimentare; ciò originerà un disavanzo nei conti del Comune di oltre 100 milioni di Euro.

Il piano non da conto dei minori incassi per multe e oneri di urbanizzazione per l’anno 2017”, per cui, precisa il capogruppo Morano, “ occorrerà  quindi innanzi tutto che la Città affronti il nodo GTT (ed Infra.To) partendo dal Piano Industriale predisposto dalla società e reperendo le risorse necessarie a garantire la continuità aziendale.”

“In caso contrario. Conclude Morano,  il piano di risanamento dei conti di Torino proposto dalla Giunta Appendino si rivelerà, ancor prima della sua entrata in vigore, irrealistico ed irrealizzabile”.

Ci sarà la volontà politica di impostare scelte coraggiose, senza badare ai vincoli ideologici di parte dei consiglieri comunali del M5S ?

La sindaca saprà guardare in modo strategico al futuro di Torino, senza limitarsi ai giochini contabili di breve durata?

Saprà Chiara Appendino aprire la città alle occasioni di sviluppo, senza abbassarsi al livello del suo vicesindaco ed a coloro che predicano la decrescita felice ed il “NOTUTTO”?

La città, ma soprattutto le periferie, sono invase da teppaglia che rende la vita difficile al cittadino onesto e indifeso. La sindaca si farà carico di andare contro ai centri sociali ed affini, per invertire un degrado che è ormai inarrestabile?

Non è solo in ballo la vita e la civile convivenza dei cittadini elettori, ma lo stato di abbandono in cui si trova la città, non facilità l’attrazione di capitali, attività e turisti.

Il binario è stretto. In base alle scelte adottate e le misure che verranno messe in cantiere, iniziando dal prossimo dibattito in Consiglio comunale, si potrà constatare se la sindaca continua ad addebitare le colpe ad altri, senza preoccuparsi di prendere iniziative serie che competono alla sua amministrazione, oppure se i Torinesi debbono assistere ad un progressivo declino della Città.

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Articolo pubblicato il 06/10/2017