Comune ricchezza o “insigne debolezza”?

Dopo l’approvazione della legge a tutela dei borghi, qualche dato e una riflessione

Dopo tre legislature in cui il provvedimento era arrivato sempre a un passo dall'approvazione senza riuscire a compiere l’ultimo miglio, il Parlamento ha approvato – il sì del Senato, ieri, ha sancito la conclusione dell’iter – il disegno di legge che sostiene e valorizza i piccoli comuni italiani (meno di 5 mila abitanti).

Questa legge a tutela dei borghi, al di là dei 100 milioni in sette anni che mette a disposizione per progetti e servizi, è un riconoscimento del loro valore di patrimonio identitario e culturale. L’Italia è quest’autonomia e democrazia diffusa: uno specifico del nostro Paese, non sempre virtuosa ma certo dai densi significati.

I Comuni in Italia son 7980, di cui ben 5367 sotto la soglia di abitanti per essere considerati piccoli. Questi comprendono e amministrano il 54% del territorio italiano, vi risiedono 10 milioni di nostri connazionali.

In Piemonte, su 1202 comuni totali, sono 1067 i piccoli: il 78,4% della regione.

L’anomalia della Città Metropolitana di Torino sta, anche, nel gran numero di piccole realtà (e ben poco metropolitane) che vi sono state annichilite.

Lo storico Fernand Braudel diceva, riferendosi alla “ricchezza e densità di città nella realtà italiana”, che questa rappresenta e determina una “insigne debolezza” per il Belpaese.

Possiamo dire che la grande frammentazione comunale, estendendo ma non trasgredendo il concetto espresso dallo studioso, finisca per essere un indebolente eccesso?

Per quanto non manchino le criticità e non si debbano demonizzare le fusioni (la comunità non esiste solo perché c’è un Municipio; pensiamo a borgate, contrade e quartieri), il Dai ha sempre creduto che questa poliedrica presenza comunale rappresenti una “Comune ricchezza” (per richiamare il nome di una collana voluta dal compianto fondatore, l’editore-giornalista Gianfranco Scarpa).

Ci sono energie diffuse che vanno valorizzate. E il modo migliore per evitare lo spopolamento dei “comuni polvere”, forse ancor più importante del mantenimento dei servizi, è che non vi scompaia l’impresa e il suo spirito.

Un Comune per quanto piccolo è vivo se vi si crea lavoro.

Marco Margrita

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Articolo pubblicato il 29/09/2017