Torino. Quale futuro per la GTT? Ma la sindaca non lo sa.

Evasiva ed inconcludente risposta dell’assessore La Pietra ad un interpellanza di tutti i consiglieri dell’Opposizione.

GTT significa mobilità urbana, mentre la bancarotta della società, oltre al blocco del trasporto pubblico, potrebbe presentare seri problemi per le famiglie dei 5000 lavoratori. Questo il tema sul quale si è sviluppato ieri il dibattito in Consiglio Comunale, quando l’assessora La Pietra ha risposto all’interpellanza presentata da tutti i consiglieri dell’Opposizione ed illustrata dal capogruppo Morano

Si deve tenere conto che non è ancora stato approvato il bilancio del 2016, che la società ha un fabbisogno di cassa per arrivare a fine 2017 e che si parla di ricorrere all’amministrazione controllata, In sintesi si cerca di capire, quale futuro si prospetta per la GTT.

Maria La Pietra addebita la colpa alla giunta Fassino e si chiede come la GTT sia riuscita a ridursi così, “Ma è da un anno che lavoriamo, anche con Regione e Ministero, per risollevarla. E GTT, prosegue l’assessora, con questo lavoro di tutti avrà nuova vita”  precisando come in un anno di amministrazione “abbiamo cercato di non creare più disallineamenti e siamo riusciti, la Città vuole finalmente regolare il debito pregresso con GTT e recuperare i crediti che vanta con la Regione e ci stiamo riuscendo. E finalmente ci si è seduti tutti intorno a un tavolo per trovare una soluzione”.

 
Per l’assessora, il nuovo piano industriale GTT per gli anni 2017-2021 “ha come linea generale l’ottimizzazione dei processi e il rilancio degli investimenti e una volta definito il piano sarà possibile approvare il bilancio d’esercizio 2016. Obiettivo della società è realizzare un piano per recuperare posizione economica e finanziaria senza ricorso ad alcuna procedura straordinaria”

Per nulla soddisfatto il capogruppo Morano che è intervenuto a nome dei consiglieri di minoranza” Da un’analisi effettuata dalla società Peat-Marwick emerge che la società GTT avrebbe crediti nei confronti del Comune di Torino esigibili al 31 Dicembre 2016 per circa 82 milioni di Euro di cui 24 milioni di Euro per contributi Metro ed Euro 13.500.000 per interessi attivi (per un totale di Euro 37.500.000) oltre a contributi su mutui per investimenti scaduti per 21 milioni di Euro.

A fronte di ciò, prosegue Morano, con Delibera della scorsa settimana il Comune di Torino ha approvato una convenzione con GTT con cui si è impegnato a rimborsare circa 30 milioni di Euro in dieci anni”.

Morano ricorda di aver già sollevato forti dubbi sulla legittimità della Delibera e sulla possibilità: ”per la società di sottoscrivere la convenzione in assenza di certezze sul proprio futuro e per il Comune di Torino di far riferimento ad una presunta  convenzione (non sottoscritta da GTT) per addivenire all’assestamento di Bilancio”.

“Mi sembra inoltre, sostiene Morano, che la convenzione proposta dal Comune di Torino, ove accettata dalla società GTT, metta nero su bianco un problema di falso nel Bilancio di GTT per circa 7.500.000 di Euro (oltre agli irrisolti disallineamenti con Agenzia Metropolitana Piemontese)  e lasci aperto il problema dei contributi scaduti ammontanti a 21 milioni di Euro”.

“Fatte queste premesse, prosegue Morano, ritorno oggi per l’ennesima volta sulla drammatica situazione di GTT, società del trasporto pubblico torinese con oltre 5.000 dipendenti, un fatturato di circa Euro 440.000.000 e debiti per oltre Euro 540.000.000, in quanto le risposte fornite dall’Assessore La Pietra sono imbarazzanti per la loro inconsistenza.

Alla data odierna la società non ha ancora approvato il Bilancio 2016 (che avrebbe dovuto essere approvato entro il 30 Giugno 2017) e mancano pochi mesi al Bilancio 2017; vi sono seri dubbi sulla continuità aziendale (la società ha un fabbisogno di cassa di circa Euro 50.000.000 per chiudere l’esercizio); inoltre, come è noto, sono in corso indagini della Magistratura sui bilanci degli esercizi precedenti.

Da notizie di stampa (nulla dice in proposito l’Amministrazione) sembrerebbe che la società stia predisponendo un piano industriale asseverato che dovrebbe essere il punto da cui partire se si vuole ipotizzare una seria ristrutturazione aziendale. Al riguardo osservo che affidare la redazione di detto piano a chi ha portato la società sull’orlo del dissesto appare ridicolo, quand’anche la decisione venga mascherata con un parziale richiamo a norme di legge.

Ed infatti la così detta Legge Madia prevede quanto segue: “L’articolo 6 comma 2 del Decreto Legislativo 19 Agosto 2016 n.175 prevede che le società a controllo pubblico predispongano specifici programmi di valutazione del rischio di crisi aziendale e ne informino l’assemblea.

L’articolo 14 del sopra richiamato Decreto Legislativo prevede che le società a partecipazione pubblica sono soggette alle disposizioni dettate dalla legge in tema di fallimento, concordato preventivo e, ove ne ricorrono i presupposti, amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza.

Il comma 2 dell’articolo 14 del detto Decreto Legislativo prevede che qualora emergano nell’ambito dei programmi di valutazione del rischio di cui all’articolo 6 comma 2 uno o più indicatori di crisi aziendale, l’organo amministrativo della società a controllo pubblico adotta senza indugio i provvedimenti necessari al fine di prevenire l’aggravamento della crisi, di correggere gli effetti ed eliminare le cause, attraverso un idoneo piano di risanamento.

Il comma 3 dell’articolo 14 prevede: quando si determina la situazione di cui al comma 2 su citato, la mancata adozione di provvedimenti adeguati, da parte dell’organo amministrativo, costituisce gravi irregolarità ai sensi dell’articolo 2409 del codice civile.

In detta ipotesi il socio (nel caso di specie il Comune di Torino) o il collegio sindacale possono (e aggiungo devono) denunciare la grave irregolarità al Tribunale”

“Altre notizie di stampa, sostiene Morano, ipotizzano un contributo da parte del Ministero sotto forma di contributi statali all’acquisto di automezzi, contributo che non può certo essere utilizzato per far fronte alla crisi di liquidità e che non serve a risanare in modo strutturale i conti della società.

Altre indiscrezioni giornalistiche, infine, parlano del possibile ricorso all’amministrazione straordinaria (Legge Prodi-Marzano) o al concordato in bianco (recentemente introdotto dalla normativa fallimentare) o al concordato preventivo. Sono forse questi i motivi per cui la società non approva il Bilancio? Ed infatti i criteri di redazione del bilancio sono diversi allorquando viene meno la continuità aziendale”.

Constatati i silenzi e le omissioni della giunta sui quesiti anche in precedenza posti, Alberto Morano tratteggia le indispensabili necessità per la vita di GTT.

“Un piano industriale adeguato e credibile; un’importante ricapitalizzazione (tra 100 e 150 milioni di Euro ) per riequilibrare la situazione finanziaria; un sistema di tariffe coerente con i fabbisogni della società”.

Non si deve dimenticare che il comune di Torino, oltre a non  ricapitalizzare l’azienda, non sta neppure pagando i debiti, per cui, come precisa il notaio Morano, “ gli scenari che si aprono sono solo due: procedura concorsuale con il rischio che la stessa sfoci nel fallimento della società (e affossi i traballanti conti del Comune) o alternativamente cessione della maggioranza del capitale ad un terzo che, da un lato ricapitalizzi la società in modo adeguato azzerando i rapporti di debito / credito fra GTT e il Comune di Torino e, dall’altro, sulla base di un piano industriale concordato con le parti sociali, assuma impegni occupazionali sostenibili e concordi le tariffe con la Città di Torino per tutta la durata del piano industriale assicurando un futuro alla società e al sistema di trasporto pubblico Torinese.

In questo contesto il richiamo fatto dalla Amministrazione alle norme della Legge Madia appare poco serio soprattutto se limitato alla necessità di predisporre un piano asseverato.

Il  piano industriale, asseverato o meno, conclude Morano,  è certo importante, ma i problemi di GTT sono strutturali e precisamente: il fabbisogno di  cassa, l’indebitamento eccessivo, i bilanci non corretti e il modello industriale non credibile.”

Sino ad oggi, “ siamo di fronte all’ennesimo gioco delle tre carte, parole in libertà sulla pelle dei dipendenti di GTT.”

Interviene poi Stefano Lo Russo (PD) nel definire insoddisfacente la risposta dell’assessora. Esprime  dubbi sulla stesura del piano industriale e segnala come GTT sia tutt’oggi ancora senza bilancio. GTT, ha bisogno, secondo il capogruppo del PD, “di un piano industriale credibile nelle cifre, chiaro sugli intenti e trasparente, perché si tratta di un’azienda pubblica che fornisce un servizio pubblico importantissimo”. Lo Russo ha attaccato la maggioranza perché priva di idee su un’azienda di 5000 dipendenti, criticando inoltre come l’alleanza GTT-Arriva in vista della gara regionale sia stata fatta senza procedura di evidenza pubblica.

Osvaldo Napoli (FI), denuncia il silenzio assordante della Giunta di fronte a una situazione che deriva dal passato ed evidenzia come il rivolgersi al Governo e alla Regione sia in contraddizione con la tradizione del “far da soli” propria del M5S

Difesa d’ufficio dell’operato della Giunta per Roberto Malanca (M5S) che definisce la risposta dell’assessora “esauriente e il piano industriale non è un banale documento che si possa improvvisare, comprendendo aspetti economico-finanziari, operativi gestionali”. “Il piano industriale di GTT, per il consigliere pentastellato è in elaborazione, dovrà essere reso credibile dalle risorse e dalla loro destinazione e lo discuteremo quando sarà definitivo”.

Parole, ma al cittadino, a prescindere dalle divisioni partitiche, interessa che i trasporti pubblici funzionino, non si continui a viaggiare sui carri bestiame e che il contribuente non debba ancora pagare per colpa di amministratori incapaci.

"Civico20" continuerà a seguire l’evolversi della situazione ed evidenziare le meschinità e, soprattutto le incapacità progettuali e gestionali di parlatori privi di cogito e d’azione.

 

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Articolo pubblicato il 26/09/2017