La “Torino noir” vista e narrata da Milo Julini

Storie al vetriolo: la vetriuolata del 1888

Riprendiamo la nostra ricognizione nella realtà torinese del fenomeno criminale delle donne tradite che, per vendetta, usano il vetriolo contro i loro seduttori,  con l’articolo “Vetriuolata”, apparso nella Cronaca della “Gazzetta Piemontese” del 5 settembre 1888.

 


Vetriuolata
. -  Questo sistema del vetriuolo può essere buono nel concetto dello ragazze che si vedono compromesse o si sentono infelici, o di gelosia, o anelano alla vendetta, o semplicemente vogliono conquistare un marito, ma è un sistema che dovrebbe andar più degli altri punito perché non dà luogo a difesa di sorta da parte di chi è colpito a lascia conseguenze tremende.


Anche ieri si ebbe un caso di vetriuolo.


Verso l’una pom., certa Solei Paolina, sarta, abitante in via Tarino, N. 4, avendo incontrato sul corso San Maurizio un antico suo amante dal quale era stata abbandonata, certo Ferrero Felice, d’anni 39, sellaio, lo fermò e in tono risoluto gli fece l’ultimatum, se cioè veramente non l’amava più; alla risposta negativa di lui, la Solei gli gettò in faccia una boccettina piena di acido solforico, producendogli gravi scottature.


Il Ferrero ebbe la precauzione di lavarsi subito ad una vicina fontanella pubblica e perciò l’effetto del vetriuolo diminuì molto.




Accompagnato indi alla vicina farmacia Belmonte da una guardia urbana, vi ebbe le prime cure, quindi, per cura della stessa guardia, fu fatto portare all’Ospedale di San Giovanni.


La Solei fu arrestata subito dopo l’attentato e condotta in prigione pure dalla guardia municipale. Si dice che se il Ferrero non ha perduto la vista, lo deve unicamente alla felice idea venutagli di lavarsi immediatamente la faccia alla fontanella dell’acqua potabile.


Questa, come detto in apertura, è una notizia di cronaca. Il giornale non riporta la notizia dell’eventuale processo e neppure della conclusione dell’infelice storia di Paolina e Felice… 

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Articolo pubblicato il 28/09/2017