Un ricordo di Maria Callas, la divina

Ricorre il quarantesimo anniversario della sua scomparsa

Sono trascorsi d’un soffio quarant’anni da quando una delle più celebri soprano del mondo ci ha lasciati.

Alla sua scomparsa, non calcava più le scene e di lei si è detto tanto, anche purtroppo in modo poco generoso, se non perfido.

Quale memoria possiamo lasciare a coloro che non hanno avuto il privilegio di ascoltarla dal vivo?

Quella della migliore ed efficace ambasciatrice nel mondo della nostre opere liriche, patrimonio d’ingegno di compositori che, purtroppo non hanno lasciato eredi.

Calcò le scena più prestigiose del mondo, ma, l’aspetto molte volte taciuto che merita di essere tramandato, è la costanza con la quale ha studiato, sin dai primi passi nel mondo della lirica, per sempre cercar di migliorare la tecnica del canto, dotata di una voce particolare, che coniugava un timbro unico a volume notevole, grande estensione e agilità.

Era un soprano drammatico, ma si applico e primeggio in tutto il repertorio da lei interpretato.

C’è un pagina torinese nelle biografia della Divina e nei ricordi di quanti  il 10 aprile del 1973, assistettero alla Prima dei Vespri Siciliani al teatro Regio, rinato dopo l’incendio del 1936.

Maria Callas, abbandonato da qualche anno il bel canto, rimase nel mondo della lirica con la sua irrefrenabile passione.

Infatti, pur tra polemiche ed ostacoli, le fu affidata, dal sovraintendente del Regio, Giuseppe Erba la regia dell’opera di Verdi, che svolse a fianco di Giuseppe Di Stefano, nel prestigioso momento dell’inaugurazione del 1973. Ben 400 testate giornalistiche, in gran parte internazionali si accreditarono per seguire coglierne l’impronta.

Ciò diede nei fatti, all’evento un risalto insperato.

Maria Callas conosceva perfettamente i Vespri Siciliani, era stata eccelsa interprete di Elena, e fu in grado di seguire l’esecuzione di ogni nota dell’Opera.

Il Teatro Regio, nel trentesimo anniversario della morte le ha dedicato una sala.

Ritornò poi sul palcoscenico con Di Stefano in una breve stagione concertistica, con i botteghini che impazzivano.

Seguì, anzitempo il crepuscolo, con il suo declino psicologico. Gli uomini che avevano avuto una presenza attiva nella sua vita, Onassis, Visconti, Pasolini e Di Stefano morirono anzitempo e lei si consumò in solitudine a Parigi, a soli 53 anni.

Il destino dei geni?

Tra detrattori, scandalisti, esaltatori convinti e irrazionali, oltre agli ammiratori ed ai conoscitori dell’Opera e del bel canto che l’hanno costantemente seguita ed amata, cosa possiamo sostenere?

Maria Callas sgombrò il campo da una concezione dell’opera pigra e stagnante che si trascinava da decenni, introducendovi nuovi valori che nella vocalità in quanto tale trovavano una sola delle tante componenti messe in gioco.

In questa concezione “globale” dell’interpretazione operistica, la sua grandezza non è stata nell’essere inimitabile, ma nell’aver posto le basi per poter venire superata, come un punto di non ritorno che si può soltanto migliorare.

Ed alla ineguagliabile diva, Dea greca della musica e della Lirica, al suo genio c’inchiniamo e la ricordiamo.

Tutto l resto può restar sepolto nella spazzatura, roso da gelosie, incomprensioni ed invidie accecanti.

Ci restano pregevoli edizioni delle sue mirabili esecuzioni.

Grazie Maria Callas per le sensazioni che hai suscitato, per l’elevatezza del tuo canto, per le interpretazioni  eccelse di quel repertorio che ha fatto conoscere nel mondo intero, autori a volte bistrattati in Italia.

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Articolo pubblicato il 17/09/2017