Liberi pensieri sulla Legge Fiano e la storiografia indipendente dalla politica

Alessandro Mella per Civico20News

Presento molto volentieri ai Lettori di “Civico20News” queste riflessioni dell’amico Alessandro Mella (m.j.).


 

Mi è stato chiesto da un amico cosa ne penso della legge Fiano che ieri ha avuto un fortunato primo passaggio alla Camera dei Deputati.


Fermo restando il mio rispetto per l’estensore della norma e la sua magnifica famiglia cui tutti molto dobbiamo, io sono profondamente perplesso.


Quando io ero bambino, se mia madre mi vietava qualcosa la mia prima preoccupazione era farla. E la facevo con tutti i rischi connessi. Vuoi per spirito di ribellione, vuoi per il gusto del proibito, vuoi per stupidità.


Se mia madre, con calma, investiva in “cultura” e mi spiegava con attenzione le ragioni per cui qualcosa non andava fatto io capivo che c’era del fondamento nel suo ragionamento e non lo facevo.


È un estremizzazione del mio pensiero su questo tema.


Proibizionismo, oscurantismo e censura sono già esse stesse manifestazioni di fascismo.


Servono?


No, non servono tanto più che esse vanno a castrare anzitutto il lavoro degli storici che non potranno più esprimersi, studiare, valutare, scrivere e divulgare a cuore sereno.


Non sarà costruendo una memoria collettiva alterata e faziosa che si risolveranno le cose. Questa ventata porterà indietro di decenni.


Cosa faremo ora? Bruceremo i libri di De Felice? Come facevano i nazisti? Resto convinto che le leggi Scelba e Mancino, se applicate con intelligenza, fossero più che sufficienti.


Detto questo auspico che la norma si concentri sulla propaganda odierna, sulla false notizie sul web e così via. Lo dico perché non vorrei che la furia forcaiola e giacobina iniziasse a prendere di mira i cimeli storici, le memorie di ogni famiglia, i documenti, il collezionismo, la storiografia, la bibliografia, la rievocazione storica e via discorrendo.


Le tragedie della seconda guerra mondiale vanno studiate, spiegate e ricordate liberamente e senza l’influenza di lotte fratricide sepolte dal tempo.


Non si vince il fascismo sostituendolo con uno di altro colore.


Non sarà togliendo la scritta dall’obelisco del Foro Italico che si cancellerà, con una sciocca damnatio memoriae, un qualcosa che resterà per sempre nella storia e nel dna del paese.


Studiamo, leggiamo ed andiamo oltre. O domani ci diranno che dobbiamo abbattere il Colosseo perché i Romani erano schiavisti e vi hanno sterminato anche dei cristiani?


La libertà si difende solo con la libertà, coltivandola, irrorandola di cultura e buon senso.


Ecco perché, a mio modesto avviso, la legge Fiano è pericolosa, fuori tempo e superflua. Puniamo che usa violenza con le leggi che ci sono senza mettere in pericolo gli studi storici ed il patrimonio culturale italiano con crociate inutili e vane.


Lo stesso Pertini, che non amo per molte ragioni, intervistato anni fa sul tema si limitò a dire: “è morto, è morto!”.


E lo dico anche io, che ebbi il bis nonno sappista socialista e che l’8 settembre avrei seguito Edgardo Sogno nella monarchica e liberale Organizzazione Franchi.


Il fascismo è storia, e la storia va studiata, capita e rispettata. La politica, priva di argomenti, pensi ai grandi temi dell’oggi invece di crogiolarsi vanamente in quelli di ieri pur di sopravvivere al vuoto del dibattito odierno.


La Storia agli storici, i politici alla politica. Se ci riescono. Fascismo, nazismo e comunismo, che furono soffocatori di ogni libertà  in egual misura, sono fenomeni irripetibili.


Ma bisogna studiare, studiare molto e non avere paura di nessuna libertà. Fare anche autocritica come nazione e popolo per voltare pagina liberi da ogni zavorra morale e materiale. Non mettere la polvere sotto al tappeto e vietare di alzarlo. Prima o dopo un colpo di vento l’alzerà. E sarà solo peggio.


La Storia si intreccia sempre, fatalmente, alla Politica. Ma la seconda ha un dovere: lasciarla in pace o limitarsi, al massimo, ad ascoltarla quando sussurra.


Alessandro Mella

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Articolo pubblicato il 15/09/2017