Torino. Il Governo sarà in grado di favorire gli investimenti e l’occupazione giovanile?

Al Convegno di #SILAVORO, Francesco Forte e Gilberto Pichetto illustrano i rischi della Finanziaria 2018

Sala gremita in un hotel del centro di Torino, nel convegno indetto dall’associazione #SILAVORO e coordinato da Mino Giachino, per ascoltare il lucido intervento del professor Francesco Forte, studioso e uomo di governo che ha speso una vita per cercare di far capire a politici con poca dimestichezza con i principi dell’economia ed il rispetto  per il cittadino, quali sarebbero le semplici ricette per ben governare.

Si parte dalla comparazione degli indici economici dell’Eurozona degli ultimi dieci anni.

L’Italia, soprattutto dopo i massacri di Monti all’edilizia ed al risparmio delle famiglie e la politica di piccolo cabotaggio portata avanti dai governi non eletti che sono succeduti, segna regressi vistosi, salvo l’unico indice difendibile, quello delle esportazioni ove restiamo pure il fanalino di coda dell’Europa.

Tirano ancor le esportazioni, secondo il professor Forte, perché il made in Italy è il frutto della nostra genialità e le industre hanno saputo competere a livello di produttività, con investimenti mirati alla produzione e sinergie organizzative. Però la domanda interna latita a causa dell’elevata disoccupazione  ed il comparto dei servizi e del turismo non hanno ancora recuperato competitività anche per il livello degli addetti impiegati.

L’Italia e sono dati ufficiali, è stata penalizzata dalla politica demagogica ed accattona condotta nell’ultimo decennio in particolare nei confronti dell’immigrazione. Abbiamo sostenuto costi crescenti, foraggiando mafiosi e profittatori di ogni risma ed in più a differenza dei tedeschi, siamo diventati il rifugio di smandrappati e malavitosi che , oltre a non integrarsi, non contribuiscono certo ad elevare il livello qualitativo dell’offerta di lavoro.

In un quadro così penalizzante, prosegue l’analisi di Francesco Forte, nelle recenti finanziare  è mancata la lungimiranza di continuare a potenziare gli investimenti pubblici in infrastrutture e servizi che potrebbero renderci competitivi ed incrementare l’occupazione, nella fase delle costruzioni e successivamente nel volano produttivo  che si determinerebbe.

“Il Piemonte, infatti, conclude il professor Forte, ha avuto un forte calo del PIL procapite che é alla origine delle tante difficoltà famigliari e della bassa domanda di consumi che artigiani e commercianti sentono nei loro bilanci.”

Analisi condivisa da Gilberto Pichetto, capogruppo di Forza Italia al consiglio regionale. Pichetto si sofferma sull’imminente scadenza della legge finanziaria dello Stato e sul bilancio preventivo della regione Piemonte.

Poiché è ormai assodato che nella primavera del 2018 si terranno le elezioni politiche, restiamo in attesa di  conoscere in quale misura il governo  intenderà sfruttare questo prezioso strumento.

” La legge di Bilancio del 2018 dovrebbe  essere strutturata su regole chiare e certe per tutti senza invece intervenire ogni volta sulle singole emergenze; inoltre, aggiunge Pichetto, è necessario che lo Stato, quando attua delle politiche sul lavoro, non lo faccia soltanto ponendo l'attenzione su particolari fasce, perché quando si decidono incentivi per l'assunzione fino a 29 anni, ad esempio, si mettono ancora più in difficoltà le persone oltre i 30 e viceversa.”

I precedenti sono sconfortanti e non inducono a sperare.

L’aspetto maggiormente  critico, potrà verificarsi, in caso di cambio della maggioranza, poiché il futuro governo sarebbe vincolato dalle scelte di Gentiloni.

Le aree d’intervento sarebbero numerose, dal potenziamento del Porto di Genova, alla Tav ed alle infrastrutture in generale.

“Se nell’ottocento Cavour e la classe politica che governava il regno di Sardegna, sostiene Mino Giachino s’avventurò nella progettazione e costruzione dei trafori ferroviari e del tunnel stradale del Tenda, non fu per niente. Ci stavamo aprendo all’Europa. Arrivarono poi gli investitori in Piemonte e la città di Torino divenne il baluardo dell’Industria europea e dell’innovazione”.

Ma oggi Gentiloni e Chiamparino riusciranno a  rileggere la storia?

Questo é il dilemma ei  tanti giovani presenti, che sono alle prese con la ricerca di posti di lavoro non momentanei od occasionali, ma stabili, scuotono la testa sconcertati per la qualità della componente di materia grigia nella testa di coloro che ci governano.

Intanto anche in Piemonte, nonostante i dati positivi di una presunta crescita dell’economia nazionale che non è affatto strutturale, sono presenti ben 70 aziende in stato di crisi, con soluzioni lontane e lascate in balia degli eventi per la carente presenza della Regione Piemonte e dello Stato che non sono in grado di mettere in atto le misure idonee ad evitare la delocalizzazione delle imprese verso territori maggiormente attivi nel recepire l’importanza del lavoro e dell’occupazione.

 

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Articolo pubblicato il 13/09/2017