È scomparso Gastone Moschin

L’attore veneto, celebre protagonista di “Amici miei” e di tanto cinema italiano, aveva 88 anni

Indimenticato architetto Melandri di Amici miei, Gastone Moschin si è spento ieri pomeriggio all’ospedale di Terni all’età di ottantotto anni, come annunciato sui social dalla figlia Emanuela.

Nato in provincia di Verona nel 1929, Moschin ha avuto una carriera intensa e molto eterogenea, ma era senza dubbio noto al grande pubblico per le commedie all’italiana dove dava vita ai suoi irresistibili ritratti di uomo medio.

La formazione giovanile avvenne in teatro; si unì alla Compagnia del Teatro Stabile di Genova e più tardi a quella del Piccolo Teatro di Milano, fino a fondare una propria compagnia negli anni Ottanta con cui lavorò parallelamente agli impegni cinematografici.

La voce tonante, una massiccia presenza scenica e un volto che sapeva essere giocondo e ghignante oppure perfido e arcigno con la stessa intensità, l’attore esordì sul grande schermo nel 1955 con La rivale di Anton Giulio Majano, ma la notorietà arrivò nel ’62 quando interpretò il gerarca fascista ne Gli anni ruggenti di Luigi Zampa, al fianco di Nino Manfredi.

Altri numerosi successi di diverso genere negli anni Sessanta e Settanta, quando diventò un costante punto di riferimento per il cinema italiano, tra cui ricordiamo La visita di Antonio Pietrangeli, Signore & signori di Pietro Germi (per il quale vinse un Nastro d’Argento al miglior attore non protagonista), Il conformista di Bernardo Bertolucci, Ninì Tirabusciò, la donna che inventò la mossa di Marcello Fondato, Milano calibro 9 di Fernando di Leo.

Nel 1974 Francis Ford Coppola lo volle per Il padrino – Parte II, dove vestì i panni del losco boss Don Fanucci, e nello stesso anno venne scritturato da Pietro Germi per il progetto Amici miei (il film uscì l’anno successivo diretto da Mario Monicelli, il quale subentrò alla regia quando Germi scomparve poco prima delle riprese). La commedia che lo consacrò, rendendolo indimenticabile nel suo ritratto del romantico, ingenuo, nazionalpopolare architetto Melandri fu un successo assoluto ed è tuttora un cult; le agrodolci avventure dei cinque amici fiorentini e le loro “zingarate” – Moschin, Ugo Tognazzi, Philippe Noiret, Duilio del Prete e Adolfo Celi – continuarono in altri due capitoli, per l’ultimo dei quali Moschin si aggiudicò un secondo Nastro d’Argento.

Al cinema e al teatro Moschin affiancò sin dagli anni Sessanta il lavoro in televisione. Memorabile il suo Jean Valjean nello sceneggiato Rai a puntate I miserabili, tratto da Hugo e diretto da Sandro Bolchi. Tre le sue ultime apparizioni ricordiamo le fiction Sei forte Maestro e Don Matteo.

A Terni, città dove viveva da anni con la famiglia, l’attore fondò la scuola di recitazione Mumos con la moglie Marzia Ubaldi e la figlia Emanuela, dove ha insegnato fino a qualche anno fa. Domani i funerali a Narni Scalo.

 

Lo vogliamo immaginare ricongiunto ai colleghi e amici già scomparsi, a spassarsela e fare zingarate insieme, ovunque siano.


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Articolo pubblicato il 05/09/2017