31 agosto 1862: è pubblicato l’opuscolo “Les intrigues - les mensonges - le brigandage piémontais en Italie”

Il libretto, scritto dal sacerdote francese Hercules De Sauclières e dal forte contenuto polemico antipiemontese, appare in contemporanea a Lipsia, Parigi e Vienna

Ha ragione Mauro Bonino quando scrive, a proposito del Risorgimento italiano, che «(…) tra gli eventi importanti che hanno costituito le tappe fondamentali e irreversibili dei destini delle singole nazioni, esiste una  molteplice varietà di “episodi minori”, ma ugualmente importanti, che il tempo e la necessità semplificativo-didattica del tramandare la memoria hanno praticamente relegato nell’oblio».


Questo oblio può anche apparire un po’ calcolato quando riguarda episodi che esprimono un dissenso al processo unitario italiano. È il caso dell’opuscolo “Les Intrigues - Les Mensonges - Le Brigandage Piémontais en Italie”, scritto dal sacerdote francese Hercules De Sauclières e dal forte contenuto polemico antipiemontese, appare in contemporanea a Lipsia, Parigi e Vienna, il 31 agosto 1862.


Ne abbiamo trovato notizia nel libro “Le ore povere e ricche del Piemonte”, edito nel 1982 a Torino dal Lions Club Torino Castello, dove Gianfranco Gallo-Orsi così lo delinea:

 

Il lettore che ritrovi il libro e che pensi di leggere un saggio sul brigantaggio piemontese ne rimarrà deluso. In realtà, si tratta di un libello contro il governo italiano e la politica piemontese del Risorgimento.


Attacchi violenti sono rivolti agli artefici dell’Unità d’Italia: in particolare, viene preso di mira Luigi Carlo Farini, ex medico a Bologna e a Torino, e che, dice il libro, «aveva una fortuna molto modesta nel 1859».


In realtà egli era stato, nel 1851, Ministro della Pubblica Istruzione col d’Azeglio, poi dittatore dell’Emilia nel 1859 (e a questo periodo si riferisce il libretto) e sarà Ministro per gli Affari Interni nel 1860. Il libro non dovette nuocere alla sua carriera politica poiché, pochi mesi dopo la sua pubblicazione, egli divenne Presidente del Consiglio dei Ministri.


Le accuse sono roventi ed, in particolare, quelle di aver permesso il saccheggio del palazzo di Modena del Duca Francesco V; di quest’ultimo la cassa e molte altre cose sarebbero passate - secondo testimonianze certe - al Farini «pour étre probablement restitué plus tard à leur légitime propriétaire» [per essere probabilmente restituite più tardi a loro legittimo proprietario].


Il discorso da ironico diviene duro, osservando che le cifre F.V. della biancheria del Duca sarebbero state mutilate, in modo che rimanesse la sola lettera F.


Anche per Cavour si osserva che nulla egli aveva perso nel dirigere la rivoluzione italiana: nel 1848 la sua fortuna era mediocre e «cependant il est mort, en 1861, plusieurs fois millionaire» [tuttavia è morto, nel 1861, molte volte milionario].


Le 131 pagine del libro, che affronta anche temi più aulici, si concludono con la frase: «Nous avons voulu démasquer le Piémont» [Noi abbiamo voluto smascherare il Piemonte].

 

Fin qui Gianfranco Gallo-Orsi ha “recensito” questo opuscolo soffermandosi in particolare sulle prime pagine dove, in nota, sono contenute forti critiche ad alcuni personaggi rilevanti del periodo risorgimentale come Cavour e Farini, ma senza commenti o contestazioni.  

  

Il suo giudizio negativo appare nell’ultima frase:

 

Il testo è preceduto da una frase di Voltaire (facente parte dei Conseils à ses disciples) che è sicuramente rivolta ai piemontesi, ma che sembra essere, invece, la finalità del libro: «Mentez, mentez toujours: il en reste quelque chose» [Mentite, mentite sempre: qualcosa resta sempre].

 

Si potrebbe aggiungere una considerazione. L’autore del libello, un francese, nutriva forse pesanti simpatie legittimiste: simpatizzava non tanto per la causa dei Borbone delle Due Sicilie ma per quella dei Borbone francesi detronizzati dagli Orleans (nel 1830) ed ancora lontani dal trono. Del resto, dopo Luigi Filippo e la repubblica del 1848, era venuto Napoleone III il cui Secondo Impero - certo inviso all’autore perché nemico del legittimismo ed ostacolo ad una restaurazione borbonica in Francia - era alleato nel 1859… proprio dei piemontesi, noti anticlericali poco amati dal papato e dai preti!


Il velenoso volumetto aveva forse lo scopo di gettare fango sparando “a mitraglia” e rappresentava una vendetta trasversale nei confronti dell’Imperatore dei Francesi, alleato de vili “piemontardi”? 


Pare interessante rievocare oggi questo antico opuscolo polemico di Hercules De Sauclières, ripreso dai neoborbonici che criminalizzano l’unificazione italiana gestita dai “Piemontesi”: non a caso nei loro siti appare la traduzione italiana, stampata a Venezia nel 1863!


Le ore povere e ricche del Piemonte, Lions Club Torino Castello, Torino, 1982.

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Articolo pubblicato il 31/08/2017